Siamo sicuri che il cosiddetto riscaldamento globale sia solo il frutto dell’eccesso di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera? La domanda è tutt’altro che oziosa, perché su tale argomento la scienza è divisa. Perché c’è anche chi sostiene che la CO2 è responsabile, sì e no, del 10% dell’aumento della temperatura sulla Terra, mentre il restante 90% dipenderebbe dal Sole.
Il riscaldamento globale è stato oggetto di un servizio andato in onda nei giorni scorsi alla Rai, in un programma di Alberto Angela dal titolo: “Noos – L’avventura della conoscenza”. Da quello che abbiamo capito, è stato dato per scontato che il riscaldamento del nostro Pianeta sia provocato dall’eccesso di CO2. A nostro modesto avviso, per completezza d’informazione, sarebbe stato interessante dare la voce anche agli scienziati che la pensano diversamente.
E’ il caso del professore Antonino Zichichi, fisico e divulgatore scientifico italiano, specializzato nel campo della fisica delle particelle elementari (qui la sua biografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Antonino_Zichichi). Sì, per dare a chi segue la televisione una visione più completa del problema riguardante il riscaldamento globale, sarebbe stato bello, per completezza d’informazione, ascoltare anche il pensiero del professore Zichichi (qui un video: https://www.radioradio.it/2023/08/il-parere-di-zichichi-sui-cambiamenti-climatici-video/). Lo stesso discorso vale per Carlo Rubbia, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984 e senatore a vita della Repubblica italiana dal 2013. Anche Rubbia dice cose molto interessanti sul riscaldamento della Terra (qui un video: https://www.facebook.com/watch/?v=781765210171402).
Si rimane perplessi dal modo come viene informata la popolazione su un tema così delicato. Attenzione: non stiamo dicendo che la CO2 non giochi un ruolo nel riscaldamento del nostro Pianeta; precisiamo che andrebbero ascoltate tutte le ‘campane’. Anche perché – e chi si occupa di scienza lo sa benissimo – non esistono le interpretazioni scientifiche immutabili.
La scienza, per definizione, non è un insieme di verità definitive, ma un processo continuo di scoperte e revisioni. Nell’attività scientifica l’aggiornamento deve essere costante. Le tesi diverse arricchiscono, le visioni monotematiche impoveriscono. Sempre con riferimento alla trasmissione della Rai abbiamo notato che, a proposito dell’aumento della CO2 nell’atmosfera, si è parlato dell’anidride carbonica prodotta dalla combustione degli idrocarburi e dal carbone, ma non si è parlato del ruolo degli incendi boschivi. Eppure, soprattutto nell’ultimo decennio, gli incendi boschivi, in alcuni casi naturali, in altri casi dolosi, costituiscono un problema enorme. Basti pensare agli incendi boschivi che negli ultimi anni hanno colpito il Canada, Paese dove si contano oltre 360 milioni di ettari di foreste. Scrive MeteoWeb, autorevole giornale online che si occupa di climatologia (articolo dello scorso 14 Luglio: “Il 2025 si sta rivelando un anno particolarmente critico per quanto riguarda gli incendi boschivi in Canada. Secondo i dati più recenti, al 14 Luglio la superficie totale bruciata ha già raggiunto i 5,6 milioni di ettari, un valore che supera l’intera estensione incendiata nel 2024, segnalando un’intensificazione dell’attività rispetto agli anni passati. Se confrontiamo i dati con quelli del passato recente, emerge un quadro piuttosto chiaro: nel 2023, sempre al 12 Luglio, erano stati bruciati 9,37 milioni di ettari, un record assoluto che aveva lasciato il Paese e la comunità internazionale sotto shock.
Il 2024 era stato invece relativamente più contenuto, con una superficie totale inferiore a quella già registrata quest’anno. Il 2025, pur non avendo ancora toccato i livelli drammatici del 2023, si colloca già sopra il 2024, lasciando intuire che la stagione in corso potrebbe peggiorare ulteriormente” (qui per esteso l’articolo di MeteoWeb: https://www.meteoweb.eu/2025/07/incendi-canada-situazione-peggiore-2024/1001816580/). Scrive AI Overview: “Nel 2023, gli incendi in Canada hanno devastato 15 milioni di ettari di foresta, una cifra record che ha superato il precedente primato di 7,3 milioni di ettari bruciati nel 1989, secondo quanto riportato da RSI. Questo vasto incendio ha emesso una quantità di CO2 nell’atmosfera superiore a quella di molti Paesi industrializzati”. Impressionante l’analisi degli incendi boschivi nel mondo nel 2023 sempre su MeteoWeb (qui l’articolo: https://www.meteoweb.eu/2023/12/incendi-2023-casi-canada-grecia/1001337486/).
Si presta grande attenzione alla CO2 prodotta dalle industrie, ma viene ignorata l’anidride carbonica prodotta ogni anno nel mondo dagli incendi boschivi. Eppure ci sono incendi che emettono nell’atmosfera “quantità di CO2superiore a quella di molti Paesi industrializzati”. Per non parlare del fatto che negli ultimi anni, più volte, i fumi degli incendi che si sviluppano nelle foreste del Canada raggiungono l’Europa (come potete leggere qui: https://www.greenme.it/ambiente/il-fumo-degli-incendi-in-canada-ha-raggiunto-leuropa-cosa-sta-accadendo-e-perche-dobbiamo-preoccuparci/) e il Nord America (come potete leggere qui: https://atuttomondo.unint.eu/2025/06/10/fumo-dagli-incendi-in-canada-avvolge-gli-stati-uniti-allerta-qualita-dellaria-in-diversi-stati/).
Va detto che gli incendi boschivi provocano due effetti negativi. Il primo l’abbiamo già sottolineato: la grande produzione di CO2 che si diffonde nell’atmosfera, anche passando da un Continente all’altro, come avviene nel caso degli incendi boschivi in Canada. Il secondo effetto non è meno grave del primo: la CO2 può essere considerata come un ‘alimento’ delle piante.
Attraverso la fotosintesi clorofilliana le piante, grazie alla luce, trasformano la CO2 in acqua e glucosio, rilasciando nell’atmosfera ossigeno. Ogni anno, a causa degli incendi boschivi, vengono inceneriti milioni e milioni di ettari di superfici alberate. E’ chiaro che in un anno non possono essere ripristinati gli alberi che vanno in fumo a causa degli incendi boschivi. Ne consegue che la CO2 che si produce con gli incendi boschivi finisce con l’essere più che proporzionale alla stessa CO2 che gli alberi e le piante in generale eliminano dall’atmosfera. E’ o no, questo, un argomento che merita di essere trattato quando si parla di riscaldamento globale?
La Sicilia, infine. Più volte, nell’Estate che stiamo vivendo, abbiamo ascoltato un po’ stupiti allarmi sul “caldo estremo” nella nostra Isola. Si tratta di esagerazioni. Il caldo c’è stato e c’è tutt’ora: ma non si può parlare di caldo estremo. Stiamo vivendo un mese di Luglio normale, con il caldo nomale. Anche alcuni meteorologi si sono un po’ infastiditi per il clima allarmistico generato da certa informazione. Anche sugli incendi boschivi in Sicilia va detto che lo scorso anno è andata bene, mentre quest’anno, almeno fino ad ora, sta andando così così. Vogliamo ricordare che gli incendi boschivi – che peraltro nella nostra Isola sono quasi tutti di matrice dolosa – diventano un problema serio nelle giornate in cui soffia il vento di Scirocco con temperature che superano i 42, 43 gradi.
Vogliamo ricordare che in Sicilia queste giornate caldissime, con il vento di Scirocco che non dava tregua, si sono materializzate nel 2021 e nel 2023. Per la cronaca, l’ultima sciroccata degna di questo nome che ha colpito la Sicilia si è verificata nel Marzo dello scorso anno: e non è stata una sciroccata particolarmente violenta. Di fatto, la scorsa Estate e fino ad oggi, 25 Luglio 2025, nella nostra Isola non ci sono state temperature estreme, se non in qualche zona interna e, soprattutto, non ci sono state sciroccate. Tutto il resto fa parte del chiacchiericcio, soprattutto televisivo, che alimenta solo l’allarmismo.
Il colmo è stato toccato dalla nota Bbc, la televisione pubblica inglese che, lo ricordiamo,…
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