19 Aprile 2024

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Coronavirus, secondo gli esperti se tutto restasse aperto servirebbero 151 mila letti in rianimazione

Con tutto aperto il numero di persone che finirebbero in terapia intensiva da qui a fine anno sarebbe insostenibile: 430mila con un picco di 151mila l’8 giugno. La sola chiusura delle scuole, mantenendo il resto attivo, farebbe scendere il picco a 110mila (l’8 agosto) con un totale per tutto il 2020 di 397mila casi da rianimazione. Si tratta ovviamente di numeri troppo alti per essere affrontati dal servizio sanitario nazionale e sono il frutto delle stime presentate al presidente del consiglio Giuseppe Conte dal Comitato tecnico scientifico della protezione civile per aiutarlo nelle scelte riguardo alle riaperture. Tra queste ce n’è anche una che valuta la sola riapertura delle scuole e la chiusura di tutte le altre attività. Porterebbe a un picco di 7.600 letti di terapia intensiva occupati e oltre 48mila casi fino a fine anno. Ecco perché i tecnici hanno detto no a qualunque ipotesi di far ripartire le scuole. 

Il documento degli esperti, che si conclude con le indicazioni poi quasi tutte rispettate da Conte, contiene tra l’altro una simulazione che prende in considerazione il cambiamento dell’indice di riproduzione dell’epidemia, cioè la sua capacità di diffondersi, e di conseguenza l’impegno delle terapie intensive a seconda di vari scenari di riapertura. Tutti i dati di occupazione dei letti sono il risultato di un calcolo operato rispetto ad un range piuttosto ampio. I tecnici hanno presentato quindi due grandi tabelle, da 46 ipotesi ciascuna, una delle quali tiene conto che la suscettibilità al coronavirus sia eterogenea a seconda dell’età e l’altra che invece presuppone che sia omogenea. 

Qui si resta sulla tabella che prevede la suscettibilità diversa a seconda delle classi di età, cosa che sembra più probabile. Detto del peso della scuola, anche attivare lo smart working, pur tenendo tutto aperto, fa scendere il dato, e infatti il picco per le terapie intensive sarebbe di 85mila casi. Ancora enorme se si considera che in Italia ci sono circa 10mila letti. 

Lo scenario più simile a quello che succederà da lunedì prossimo è il numero 14. Con il settore manifatturiero e quello edile che ripartono al 100%, le scuole chiuse, lo smart working e i trasporti al 10% l’indice di riproduzione resta ben sotto l’1 (cioè allo 0,69) e soprattutto le terapie intensive sono molto meno impegnate. Si prevedono infatti 144 casi per il picco e un totale di 411 da qui alla fine dell’anno. Come noto non si resterà in questa situazione a lungo, perché dopo due settimane, se tutto va bene, ci saranno altre aperture. Quella dei negozi, stando sempre alla tabella del comitato tecnico scientifico non dovrebbe incidere moltissimo, come quella della ristorazione. Più o meno i dati restano gli stessi ma gli esperti avvertono che “mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario può considerarsi realistico, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da considerarsi un’inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie”. L’apertura in questi casi non significa come evidente muovere solo i lavoratori ma anche i clienti, cosa che aumenta la circolazione delle persone. E infatti si è indicato di far ripartire queste attività rispettivamente il 18 maggio e l’1 giugno. A far risalire il numero di replicazione e i ricoveri in terapia intensiva è l’aumento dell’impegno dei mezzi di trasporto. Se viaggiano al 100 per 100, anche a ristornati chiusi e ponendo un limite alla circolazione delle persone con più di 70 anni, l’indice di replicazione va a 1.08 e il picco di ricoveri in terapia intensiva è di 1.500 con un totale a fine anno di oltre 5mila.

I risultati del lavoro suggeriscono che, tra l’altro, “la riapertura delle scuole aumenterebbe in modo significativo il rischio di ottenere una nuova grande ondata epidemica con conseguenza potenzialmente molto critiche sulla tenuta del sistema sanitario nazionale”. Inoltre i vari scenari, dicono gli esperti, suggeriscono che “una riduzione del 20% circa dei contatti rilevanti per la trasmissione epidemica essere sufficiente a contenere il numero di riproduzione sotto la soglia critica. Questo significa che l’utilizzo diffuso di misure di precauzione (mascherine, igiene delle mani, distanziamento sociale), il rafforzamento delle attività di tracciamento del contatto e l’ulteriore aumento di consapevolezza dei rischi epidemici nella popolazione potrebbero congiuntamente ridurre in modo sufficiente i rischi di trasmissione per la maggior parte degli scenari sin qui considerati”. 

Le raccomandazioni finali, improntate al principio di massima cautela, come noto sono state praticamente tutte rispettate dal Governo. “Essendo le stime attuali di R0 comprese nel range di valori tra R0=0.5 e R0=0.7, ed essendo evidente dalle simulazioni che se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1.05-1.25) l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole, è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”, scrivono gli esperti. “In particolare, gli scenari compatibili con il mantenere R0 sotto la soglia di 1 sono quelli che considerano la riapertura dei settori Ateco legati a edilizia, manifattura e commercio correlato alle precedenti attività e assumendo un’efficacia della protezione delle prime vie respiratorie nel ridurre la trasmissione di Covid-19 del 25%. Ci sono però delle incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate; oppure variabili non misurabili, esempio il comportamento delle persone dopo la riapertura in termini di adesione alle norme sul distanziamento sociale ed utilizzo delle mascherine e l’efficacia delle disposizioni per ridurre la trasmissione sul trasporto pubblico. Elementi questi che suggeriscono di adottare un approccio a passi progressivi”. Si ribadisce che le riaperture devono avvenire ogni 14 giorni e deve essere monitorata costantemente la situazione, per tornare indietro quando i dati peggiorano nei singoli territori. (tratto da repubblica)