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Cresce il numero di Paesi Ue che contesta l’accordo con gli USA siglato da Ursula von der Leyen. Salterà tutto e arriveranno dazi dal 30 al 100%?

La guerra sui dazi con gli USA farà collassare l’Unione europea? Difficile capire come finirà con la bozza di accordo commerciale siglata in Scozia dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Da quello che si capisce, in Europa le proteste sono tante. Quello che sta succedendo in queste ore dimostra che è stato un errore far condurre le trattative commerciali con gli USA alla Commissione europea.

Difficile, se non impossibile, mettere d’accordo 27 Paesi del Vecchio Continente con esigenze commerciali ed economiche diverse. Così, a tre giorni di distanza dalla sigla dell’intesa con gli americani, ci sono 11 Paesi Ue che contestano gli accordi sull’acciaio. Altri Paesi europei contestano gli onerosi acquisti di petrolio, gas liquido e armi americane per un totale di 750 miliardi di euro. E c’è anche chi sussurra che i dazi doganali al 30% sarebbero costati meno degli impegni economici assunti dall’Europa verso gli Stati Uniti d’America. Mentre è caos totale sugli accordi ancora da ‘dettagliare’ su agroalimentare e prodotti industriali. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo aver firmato, dice che “l’accordo non è vincolante”. E non si capisce se lo afferma per ingraziarsi il Parlamento europeo, che sarà chiamato ad approvare o a ‘bocciare’ la bozza, o se è veramente convinta di aver firmato un papocchio che ‘incapretta’ l’Unione europea. Una delle poche cose chiare di questa tormentata storia è che la von der Leyen ha cercato in tutti i modi di fare gli interessi del suo Paese, la solita Germania. C’è riuscita? In parte sì, perché i dazi doganali sull’auto europee che si possono esportare negli USA passano dal 27,5% al 15%: che, alla fine, era quello che interessava i tedeschi.

Ora la situazione si complica. Anche perché ancora non è venuta fuori tutta la verità su questa trattativa durata quasi tre mesi. E la verità è che i tre Paesi Ue che, da soli, sono i titolari del surplus commerciale con gli USA pari a quasi 200 miliardi di euro (dato 31 Dicembre 2024) sono riusciti, o quanto meno ci stanno provando, a scaricare sugli altri 24 Paesi dell’Unione i costi salatissimi dell’azzeramento del surplus imposto dal presidente Trump. In Italia, soprattutto nel mondo imprenditoriale, sono convinti che si tratti di un brutto accordo, perché le imprese del nostro Paese perderanno da 20 a 23 miliardi di euro di export. In realtà, il surplus commerciale italiano 2024 è pari a circa 45 miliardi di euro e, con questo accordo – ammesso che venga approvato dal Parlamento europeo – una parte del surplus italiano lo pagheranno gli altri Paesi Ue. Idem per la Germania, che pagherà solo una parte dell’azzeramento del proprio surplus commerciale con gli USA, che nel 2024 è stato pari a circa 80 miliardi di euro. E idem anche per l’Irlanda, che pagherebbe solo una parte dell’azzeramento del proprio surplus commerciale 2024 pari a circa 50 miliardi di euro.

Come si può notare, la realtà è molto diversa da quella che appare. Va detto che, mei giorni precedenti l’incontro il Scozia, Trump era furioso per la visita dei rappresentanti dell’Unione europea in Cina. Il presidente americano, così si sussurrava, avrebbe voluto mandare al diavolo l’Unione europea, appioppando dazi del 100%. Sembra che i suoi collaboratori siano riusciti a calmarlo. Trump si è rasserenato quando ha saputo che la von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, António Costa, al cospetto del presidente cinese, Xi Jinping, hanno fatto un buco nell’acqua. Il presidente USA durante i colloqui con la presidente della Commissione europea ha fatto buon viso a cattivo gioco ma ha imposto alla controparte condizioni impossibili. A parte di dazi doganali del 15%, che non sono drammatici, impressionano i 750 miliardi in tre anni che l’Ue dovrebbe tirare fuori per acquistare petrolio, gas liquido e armi americane, più i 600 miliardi da investire negli Stati Uniti. In più c’è il dollaro deprezzato rispetto all’euro che penalizza le esportazioni europee verso l’America. Non c’è bisogno di essere economisti per capire che l’Unione europea non potrà mai pagare questa montagna di soldi agli USA. Trump è stato molto furbo, se è vero che l’unica, vera concessione che ha fatto all’Europa riguarda soprattutto la Germania, con il citato abbassamento dei dazi sulle auto europee, che sono per lo più tedesche. L’ha fatto per seminare zizzania all’interno dell’Unione europea: e sembra che sia riuscito nel suo intento.

Di fatto, in queste ore, tanti Paesi dell’Unione europea non stanno soltanto sconfessando l’accordo commerciale con gli USA, ma stanno contestando e quindi sconfessando la presidente della Commissione von der Leyen. Che è il vero obiettivo politico dell’amministrazione Trump. In queste ore la Commissione europea sta rendendo noti alcuni particolari dell’accordo che divergono sensibilmente dalle tabelle degli accordi rese note dal Governo degli Stati Uniti. Si tratta di un tentativo, un po’ disperato, della von der Leyen di mettere le toppe ai tanti ‘buchi’ dell’accordo che ha firmato. Trump è stato molto astuto nel lasciare ‘aperti’ gli accordi su alcune produzioni, ben sapendo di aver creato le condizioni per una rissa tra i governi dei 27 Paesi Ue. Stiamo assistendo, insomma, a una sorta di commedia degli inganni. Un gioco molto pericoloso, perché adesso Trump ha le mani libere. Il presidente americano, in questo momento, ha gli elementi per mandare a quel Paese l’Unione europea dicendo: “I rappresentanti Ue prima hanno firmato l’accordo e adesso si stanno tirando indietro”. Anche in questo caso, non è difficile ipotizzare quello che succederà nei prossimi giorni. Ogni Paese Ue metterà sul tavolo le proprie richieste. La sommatoria delle richieste di tutti i Paesi dell’Unione risulterà incompatibile con la bozza di accordo firmata dalla von der Leyen in Scozia. Morale: la bozza di accordo non arriverà nemmeno in Parlamento europeo. In questo scenario Trump sarà ‘costretto’ a dire ai 27 Paesi Ue: “Ok, ci penso io”. Si potrebbe arrivare a dazi del 30%, ma anche del 100%, con il presidente americano che invita ad uno ad uno i Paesi Ue a trattare con gli USA? Sarebbe la fine dell’Unione europea…

Giulio Ambrosetti

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