Davvero Trump rinnegherà gli accordi con la Russia per sostenere Zelensky e l’UE fornendo i missili Tomahawk?

I fatti del Medio Oriente hanno un po’ oscurato la guerra in Ucraina. Ma oggi, venerdì 17 Ottobre, forse riusciremo a capire qualcosa in più sull’atteggiamento americano, in verità altalenante a parole e mai, di fatto, contro la Russia di Vladimir Putin. Oggi Volodymyr Zelen’skyj sarà a Washington per incontrare il presidente degli Stati Unit, Donald Trump. Il quale, ieri, stando a quanto raccontano le cronache, si è intrattenuto lungamente al telefono con il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Cosa si sono detti i due non lo sapremo mai, a meno che qualcuno non abbia registrato la conversazione, come ai tempi di WikiLeaks di Julien Assange. Il presidente ucraino è convinto che il capo della Casa Bianca gli consegnerà i missili Tomahawk per attaccare la Russia “in profondità”. In politica, si sa, tutto è possibile, anche se in questo caso i dubbi non mancano. Tanto per cominciare, non è la prima volta che Zelen’skyj chiede armi particolari agli USA. Lo ha già fatto con i missili Patriot che, a suo dire, avrebbero dovuto cambiare gli equilibri della guerra in favore dell’Ucraina. Non è andata esattamente così. Al contrario, è andato in scena una costosa beffa ai danni dei Paesi dell’Unione europea che hanno pagato i missili Patriot. Una batteria di questi missili costa circa un milione di euro. Mentre un drone russo costa poche migliaia di euro. Utilizzare armi così costose contro i droni russi che, alla fine, quattro soldi, non è un’opzione lungimirante. Se poi questi droni sono di semplice ricognizione, senza bombe, è una beffa nella beffa. E se aggiungiamo che i russi hanno trovato il modo di distruggere i missili Patriot, cosa che avviene ormai regolarmente, il disastro è totale.

Oggi Zelen’sky dovrebbe chiedere a Trump i missili Tomahawk che, è noto, hanno una gittata di oltre 2.500 km, armi a lungo raggio in grado di colpire molti obiettivi sensibili della Russia, comprese le aree strategiche. Non sappiamo cosa risponderà il presidente americano, che ha ormai abbondantemente dimostrato di essere imprevedibile. Però sappiamo che l’America di Trump ha siglato un accordo con la Russia di Vladimir Putin per sfruttare i giacimenti minerari dell’Ucraina, a cominciare da uranio e titanio. Non solo. In Alaska Trump e Putin, a quanto si sussurra, avrebbero sottoscritto un secondo accordo per lo sfruttamento dell’Artico, magari utilizzando non soltanto le ricchezze minerarie di quest’area del mondo ancora in parte inesplorata ma anche per sfruttare il gas metano che si va sprigionando dal Permafrost, il terreno o le rocce congelate che si vanno sciogliendo per via dell’aumento della temperatura sulla Terra. Ora, che Trump si rimangi questi accordi economico-strategici con la Russia sembra un po’ difficile. Anche se, ribadiamo, in politica “mai dire mai”.

Un altro elemento che rende complessa la questione è il fatto che, per utilizzare i missili Tomahawk, è necessaria la presenza di militari americani. Per dirla in breve, gli USA entrerebbero in guerra contro la Russia. In un canale Telegram si legge una dichiarazione del portavoce di Putin, Dmitrij Peskov: “La consegna dei missili Tomahawk all’Ucraina potrebbe portare a un nuovo livello di escalation. La valutazione del tema Tomahawk da parte russa è stata espressa più volte, la posizione di Mosca è ben nota a Washington”. Della serie, anche i russi hanno armi simili o, forse, anche più potenti di missili Tomahawk: armi che potrebbero colpire non soltanto l’Ucraina… A meno che quella sui missili Tomahawk non sia una sceneggiata, modello missili Patriot, fatti passare come armi leggendarie che poi, come abbiamo accennato, non sono servite a nulla. E che – fatto tutt’altro che secondario – hanno fatto incassare agli Stati Uniti una barca di soldi, se è vero che questi benedetti missili Patriot sono stati pagati dall’Unione europea. Insomma, quando ci sono di mezzo Trump, Putin e montagne di soldi, ebbene, è veramente difficile capire come stanno le cose. Qualcosa la deve aver capito il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che in queste ore, a chi gli ha chiesto notizie sui lavori del dal G7 sull’Ucraina, ha risposto: “Servono un sacco di soldi e sostanzialmente deve metterli l’Europa, mi sembra di aver capito questo”.
Non è da escludere che la risposta di oggi di Trump possa essere interlocutoria. Insomma il solito dire e non dire del presidente americano che prende tempo. A qualche osservatore non sfugge che l’America di Trump e la Russia di Putin potrebbero avere un interessa comune: logorare l’Ucraina e l’Unione europea. Il presidente USA ha fatto già guadagnare al proprio Paese una barca di soldi vendendo le armi all’Unione europea, che poi li gira all’Ucraina. Guarda caso, proprio in queste ore, i Paesi Ue hanno deciso di acquistare altri 500 miliardi di euro di armi dagli americani per darle a Zelen’skyj e compagna bella. Per quale motivo Trump dovrebbe porre fine alla guerra in Ucraina che sta portando un sacco di soldi al suo Paese? Anche la Russia di Putin ha il proprio tornaconto geopolitico. I russi, nelle ultime due settimane, hanno distrutto le infrastrutture elettriche di buona parte dell’Ucraina. Kiev è in buona parte al buio. Lo stesso discorso vale per Leopoli, Odessa, Karkov e altre decine di città. Come hanno fatto prima con Napoleone e poi con Hitler, i russi si accingono ad utilizzare il “Generale Inverno”.

Su un canale Telegram filorusso in queste ore si legge: “Buona notte, Kiev. Questo è solo l’inizio di un lungo cammino… nel freddo”. Ribadiamo: non sappiamo cosa dirà oggi Trump, ma sappiamo che la strategia di Putin potrebbe essere quella di costringere milioni di cittadini ucraini a spostarsi in Europa, perché vivere al freddo, senza corrente elettrica è impossibile. Questo significherebbe nuovo caos nei Paesi dell’Unione europea, a cominciare da Polonia e Germania, che sono i Paesi dove gli ucraini in fuga si spostano, per poi essere ripartiti tra tutt’e 27i Paesi Ue. A differenza dei migranti che arrivano dall’Africa in Italia, che solo con difficoltà riescono a raggiungere il Centro Nord Europa, la ripartizione dei profughi ucraini avviene a tamburo battente, perché interessa alla Germania. Anche se non se ne parla quasi mai, va detto che l’Europa è piena di profughi ucraini con costi non indifferenti per i Paesi europei.

Cosa fa pensare che la strategia di Putin possa essere quella di generare caos in Europa? Intanto, come già accennato, l’Unione europea paga le armi americane che finiscono nel Paese di Zelen’skyj. E’ noto, inoltre, che ci sono alcuni Paesi ‘sparati’ contro la Russia: i Paesi baltici, i Paesi dell’Est Europa e l’Italia. Seminare caos in questi Paesi è un obiettivo russo. C’è anche un terzo elemento che fa riflettere. I russi, in questi giorni, stanno utilizzando a piene mani i missili Iskander-K e Iskander-M e i missili ipersonici Kinzhal non soltanto per polverizzare le infrastrutture energetiche, ma anche per colpire le infrastrutture legate al gas. Ormai da alcuni mesi la televisione racconta di “pesanti bombardamenti russi in Ucraina”. Ma mai, come in questi giorni, sono stati registrati attacchi simultanei alle infrastrutture energetiche e alle alle infrastrutture legate al gas.

La serie coordinata di attacchi contro i luoghi dell’Ucraina nei quali viene estratto il gas fa parte di una strategia precisa. Gli obiettivi, leggiamo sempre in un canale Telegram, sono “le imprese e le strutture di servizio del nodo industriale di Shebelinka, che fornivano fino al 35% del flusso interno di gas della regione orientale. Di fatto, la zona Kovalevka–Oposhnya–Shebelinka è diventata un contorno critico di colpi, che porta a un crollo a cascata della pressione e al sovraccarico delle linee di compressione dell’anello del gas di Poltava”. Se a questi aggiungiamo i bombardamenti senza sosta ai magazzini che contengono armi e, in generale, materiale militare, alle infrastrutture ferroviarie e anche ad alcuni ponti, è chiaro che per l’Ucraina e i suoi alleati la situazione sta diventando critica.
Intanto i prezzi di power bank, generatori e vari accumulatori energetici sono già raddoppiati o triplicati, se è vero che l’offerta di queste strumentazioni non riesce a tenere il ritmo della crescita della domanda. Non mancano, ovviamente, le speculazioni, ovvero chi aumenta i prezzi. Così, al di là della vicenda dei missili Tomahawk, alcuni media occidentali da sempre schierati in favore dell’Ucraina, cominciano a parlare non genericamente di pace ma di vicendevoli concessioni che Russia e Ucraina dovranno accettare per mettere la parola fine al conflitto. In realtà, le concessioni saranno a carico dell’Ucraina, che dovrà rinunciare alle Regioni filorusse di questo Paese. Poi verranno anche i ‘cuscinetti’ per allontanare le armi NATO dalla Russia e per disarmare la stessa Russia. Ma è chiaro che i russi non cederanno mai i territori che hanno conquistato in tre anni di guerra: e questo Trump lo sa benissimo. Intanto sempre in queste ore si appende che il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, incontrerà il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Già non si parla più di incontri al vertice tra russi e ucraini: Trump, infatti, sempre in queste ore, ha precisato che a causa delle “cattive relazioni” tra Putin e Zelensky si dovrà procedere con incontri separati con loro. E ancora in queste ore si apprende che, nonostante le sanzioni occidentali, le riserve internazionali della Russia sono salite a 729,5 miliardi di dollari. Si tratta di un nuovo record, come hanno sottolineato i vertici della Banca Centrare della Russia. raggiungendo un nuovo record, riferisce in una nota la Bank of Russia (banca centrale). La guerra non sta affatto impoverendo la Russia. Forse perché aiutata da Cina e, in generale, dai Paesi del BRICS?

Giulio Ambrosetti

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