di Giulio Ambrosetti
Comincia a chiarirsi nei dettagli la strategia dell’amministrazione americana di Donald Trump su dazi doganali. E’ noto che, nei giorni scorsi, prima il Senato e poi il Congresso hanno approvato la legge di Bilancio voluta dal presidente. Il provvedimento è passato per un solo voto al Senato e per pochi voti al Congresso.
I detrattori di Trump, che nell’Unione europea sono in grande maggioranza, si soffermano sui tagli fiscali: 4,5 trilioni di dollari (pari a 3,8 miliardi di euro).
Dimenticando il piccolo ‘particolare’ che Trump ha ereditato un debito spaventoso e un deficit federale altrettanto spaventoso. La cosa un po’ comica è che Elon Musk, oggi avversario del presidente, critica la manovra perché, a suo dire, avrebbe dovuto tagliare molta più spesa sociale per ridurre il deficit. Mentre i Democratici e, in generale, i suo detrattori lo attaccano perché sta tagliando troppa spesa sociale, soprattutto sul fronte dell’assistenza sanitaria. In attesa che Musk, i Dem americani e i detrattori di Trump per lo più europei si mettano d’accordo, visto che attaccano Trump con motivazioni diametralmente opposte, cerchiamo di illustrare, per grandi linee, come stanno le cose. Per scoprire che una parte dei soldi della manovra dovrebbero entrare nelle ‘casse’ degli Stati Uniti proprio dai dazi doganali.
Cominciamo col dire che Trump, come abbiamo più volte raccontato, ha iniziato a demolire la globalizzazione economica. Questo perché la globalizzazione ha fatto perdere agli USA milioni e milioni di posti di lavoro. Tante aziende americane, grandi e medie, hanno lasciato gli Stati Uniti delocalizzando i propri stabilimenti in Paesi dove il costo del lavoro è più basso e dove si pagano meno imposte. Per fare rientrare nel proprio Paese queste grandi e piccole aziende Trump ridurre il costo del lavoro e ridurre le imposte a carico delle imprese. A questo servono i 4,5 trilioni di dollari di tagli fiscali. La manovra approvata dai due rami del Parlamento americano è particolare, perché non pone limiti temporali, trasferendo negli anni futuri il pagamento del nuovo indebitamento previsto.
Se la manovra fosse solo questa, ebbene, sarebbe una manovra all’italiana. L’Italia, infatti, soprattutto da quando è iniziata l’avventura dell’euro, non fa altro che indebitarsi ogni anno per pagare le spese correnti. E infatti il debito italiano ha già superato i 3 mila miliardi di euro. Se non ci fosse il risparmio privato degl’italiani – circa 6 mila miliardi di euro – l’Italia avrebbe già chiuso bottega. Perché, anche se ai cittadini italiani nessuno lo dice, sono proprio questi 6 mila miliardi di risparmio degli ignari italiani la garanzia che consente al debito italiano di crescere ogni anno. I risparmiatori italiani fanno anche di più: ogni volta che il Tesoro italiano emette i BTP li vanno a sottoscrivere. Un sistema economico del genere non è sicuro e prima o poi arriveranno le sorprese…
La manovra di Trump, a differenza di quanto avviene in Italia, non si fonda sui risparmi dei cittadini americani. Riportando le imprese in America, che potranno produrre e vendere nel proprio Paese i propri prodotti, protette dai dazi doganali, l’amministrazione Trump conta di aumentare le entrate. In più, grazie proprio ai dazi doganali, l’amministrazione Trump, a partire da quest’anno, conta di incassare una barca di soldi. I fatti gli stanno dando ragione.
A parte l’Unione europea, che piano piano sta accettando l’idea che non avrà più un surplus di 200 miliardi di euro all’anno, che probabilmente verrà dimezzato, anche altri Paesi del mondo hanno accettato di pagare i dazi doganali pur di potere esportare i propri beni negli Stati Uniti d’America. Parlano i fatti, che valgono più delle parole. Gli USA hanno ‘chiuso’ accordi sui dazi con il Regno Unito (qui un articolo: https://www.arcomsrl.it/intesa-usa-uk-un-accordo-tra-dazi-e-concessioni/) e con la Cina (qui un articolo: https://it.euronews.com/2025/06/11/colloqui-usa-cina-a-londra-concordato-un-quadro-per-lattuazione-dellaccordo-commerciale-su). Prima questi due Paesi esportavano i propri prodotti in America liberamente, ora dovranno pagare i dazi. A questi accordi si aggiungono gli accordi con gli altri Paesi che dovrebbero scattare dall’1 Agosto. Vediamoli per grandi linee.
Dazi del 25% a partire dall’1 Agosto per Giappone e Corea del Sud. Idem per Malesia e Kazakistan. Dazi del 40% per Myanmar e Laos. Dazi del 30% per il Sudafrica. Dazi del 25% per i prodotti tunisini che entreranno nel mercato americano. Se la Tunisia reagirà con propri dazi, gli USA li aumenteranno. Per la Thailandia l’amministrazione americana annuncia dazi del 36%, sempre a partire dall’1 Agosto. Il Governo di questo Paese punta a raggiungere un accordo con dazi un po’ più bassi. In porto anche l’accordo commerciale USA-Vietnam. I dazi che questo Paese asiatico pagherà per esportare i propri beni negli USA saranno pari al 40%. Mentre le merci americane non pagheranno dazi per entrare in Vietnam. Non c’è da stupirsi per tale accordo: il Vietnam esporta tanti beni in America e ne importa pochissimi dagli stessi USA (qui un articolo: https://www.exportusa.us/accordo-commerciale-usa-vietnam.php).
Il Bangladesh, secondo produttore tessile al mondo, sta provando a trattare per ottenere dazi bassi. L’industria tessile di questo Paese dà luogo all’80% delle esportazioni. Ebbene, un quinto dei prodotti tessili del Bangladesh finisce nel mercato americano, “venduto con marchi come Timberland, Vans e The North Face” (qui un articolo: https://www.rainews.it/maratona/2025/06/la-discussione-europea-sui-dazi-e3f3a5dc-6869-47ba-98f0-8f4e393bce10.html). Con altri Paesi africani le trattative sono in corso. E sono in corso anche con l’Unione europea. La Commissione europea ha dovuto prendere atto che i dazi americani sulle auto rimarranno al 25%. Questa è una bruttissima notizia per la Germania. Dovrebbe esserlo anche per l’Italia, ma ormai non è così, perché l’industria automobilistica del nostro Paese, a parte qualche fabbrica, è destinata a chiudere, se è vero che Stellantis, la holding che ha rilevato i grandi marchi automobilistici italiani, si è di fatto trasferita negli USA. Problemi anche per le auto francesi. Brutte notizie anche per l’alluminio e l’acciaio europeo: l’America di Trump ha deciso che il suo Paese dovrà potenziare la propria produzione di acciaio e alluminio: di conseguenza i dazi su questi due prodotti resteranno al 50%. Se non fosse chiaro, l’Europa non esporterà più acciaio e alluminio negli USA.
Trump è venuto incontro ai vertici Ue: aspetterà fino all’1 Agosto. Ma le notizie più brutte sono per Germania, Irlanda e Italia, tre Paesi che, da soli, rappresentano l’85% circa dell’attuale surplus commerciale Ue verso gli USA: 80 miliardi di euro l’anno di surplus per la Germania, 50 miliardi di euro di surplus per l’Irlanda e 45 miliardi di surplus commerciale all’anno per l’Italia.
Che gli vada o no a genio, questi tre Paesi dovranno ridurre il proprio surplus o, quanto meno, fare pagare tale riduzione agli altri 24 Paesi Ue. Se l’Unione europea non raggiungerà un’intesa al proprio interno (cosa probabile), il presidente USA appiopperà ai Paesi Ue dazi che potrebbero arrivare fino al 50%.
Fatti quattro conti, Trump conta di incassare una barca di soldi dai dazi doganali per pagare una parte della rinascita dell’economia in America. L’altra parte la pagheranno i cittadini statunitensi con una riduzione della spesa sociale. Da quello che si capisce, non appena l’amministrazione americana – grosso modo nei primi mesi del prossimo anno – avrà contezza delle entrate, se le condizioni lo consentiranno, inizierà a ripristinare la spesa sociale che sta tagliando. Trump è votato dai ceti popolari. E ci tiene a non perdere questi voti. E’ una scommessa. Vedremo come finirà.
Il colmo è stato toccato dalla nota Bbc, la televisione pubblica inglese che, lo ricordiamo,…
https://www.youtube.com/watch?v=arl0fMO9FQI Reti idriche: Agrigento, Siracusa e Messina 40 milioni per modernizzare le infrastrutture in tre…
https://www.youtube.com/watch?v=e2H-HPGiwSQ È stato interrogato oggi al Tribunale di Palermo l’ex presidente della Regione Siciliana Totò…
https://www.youtube.com/watch?v=N-RTncoMop8 TELE ONE canale 16 in tutta la Sicilia, in diretta streaming su www.teleone.it, https://www.facebook.com/teleone.it…
https://www.youtube.com/watch?v=6qgQnnChukc TELE ONE canale 16 in tutta la Sicilia, in diretta streaming su www.teleone.it, https://www.facebook.com/teleone.it…
https://www.youtube.com/watch?v=A4a9EmiYZes Taormina: Transizione verde, l’appello degli esperti: “Investire su giovani imprese e startup”. Frammentazione delle…