Fermo amministrativo, adesso scatta anche per questa cifra non pagata: costretti ad andare a piedi

Auto demolizione - foto (C) MediaoneOnline.it
Le cose si complicano parecchio quando non si controllano le “carte”: ecco cosa può accadere.
Nel nostro Paese il problema dell’evasione fiscale e del mancato pagamento delle imposte ha raggiunto livelli allarmanti. Secondo le stime più recenti, il debito complessivo dei cittadini nei confronti dell’erario sfiora i 1.100 miliardi di euro, tra tributi non versati, sanzioni e interessi. Una cifra da capogiro che pesa come un macigno sul bilancio pubblico e compromette l’efficienza dello Stato.
A finire nel mirino sono sempre più spesso le famiglie e le piccole imprese che, in difficoltà economiche, si trovano nell’impossibilità di pagare tasse, contributi e sanzioni. Uno dei tributi più odiati dagli italiani è il bollo auto, tassa di possesso che molti ritengono iniqua, specialmente per chi ha veicoli vecchi e poco utilizzati. Non sorprende, quindi, che siano migliaia ogni anno i contribuenti che non versano quanto dovuto.
I Comuni, in particolare quelli con bilanci in rosso, stanno intensificando i controlli e incaricando i concessionari della riscossione (come Agenzia delle Entrate-Riscossione) per recuperare i crediti non incassati. Laddove le lettere e i solleciti non bastano, si passa a misure più drastiche: tra queste spicca il temuto fermo amministrativo dell’auto.
Il fermo amministrativo è una delle conseguenze più impattanti per chi ha debiti pendenti: il veicolo non può più circolare, né essere venduto, demolito o esportato. La stretta sui beni mobili registrati è quindi una strategia dello Stato per costringere i debitori a pagare, ma spesso finisce per colpire anche chi agisce in buona fede.
Cos’è il fermo amministrativo e quando si rischia grosso
Il fermo amministrativo è un provvedimento applicato da enti pubblici (come INPS, Comuni, Regioni) per tutelare crediti non riscossi. Quando un cittadino non paga una cartella esattoriale nei tempi previsti, il veicolo a lui intestato può essere bloccato mediante iscrizione al Pubblico Registro Automobilistico (PRA).
Una volta iscritto, il fermo comporta gravi limitazioni: l’auto non può circolare (pena sanzioni), non può essere radiata, né rottamata o esportata. Anche una successiva vendita del veicolo – se l’atto è successivo alla data di iscrizione del fermo – non libera l’auto dai vincoli. Il fermo rimane attivo finché il debito non viene saldato.

Ma il fermo scatta anche in questo caso: ecco cosa fare
Una delle situazioni più delicate, ed è su questa che ci concentriamo, si verifica quando il fermo amministrativo rimane attivo anche dopo la vendita dell’auto. È il caso di veicoli ceduti senza che il fermo fosse stato prima cancellato: l’acquirente si ritrova così con un bene inutilizzabile. È fondamentale, prima di acquistare un’auto usata, effettuare una visura PRA per accertarsi dell’assenza di vincoli. Se il fermo è ancora attivo, l’acquirente dovrà saldare il debito residuo oppure tentare di dimostrare, con atti certi e documenti, che il fermo era preesistente alla vendita. Per cancellarlo, bisogna richiedere la revoca e la relativa comunicazione al PRA. Se il provvedimento è stato emesso prima del 1° gennaio 2020, serve inviare una PEC con richiesta e versare l’imposta di bollo di 32 euro.
Verificare la presenza di fermi è oggi più semplice grazie a servizi digitali come ACI Space, Visurenet e AUTO 3D. In caso di dubbi o difficoltà, è sempre consigliabile rivolgersi alle sedi ACI o a un consulente automobilistico esperto. In un contesto dove lo Stato ha bisogno di risorse e i cittadini hanno bisogno di certezze, conoscere i propri diritti e doveri è fondamentale. Solo così si può evitare di restare intrappolati nei meccanismi della burocrazia e delle cartelle esattoriali.