Fino a che punto è giusto polemizzare sull’operato del Papa che ha appena lasciato questa Terra?

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“La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto”. Così Fernando Pessoa, scrittore e poeta portoghese, descrive la morte. Improvvisamente, il Lunedì di Pasquetta, Papa Francesco ha lasciato questa Terra. Sarà perché le guerre infuriano in un mondo sempre più martoriato, sarà perché viviamo in un tempo ‘gridato’, dove tutto si fonde e si confonde, ma non sembra semplice, oggi, ascoltare i “passi” di chi non è più con noi e continuare a “esistere” insieme con chi ci ha lasciati.

La morte di un uomo merita in primo luogo rispetto. La morte di un Papa, per i credenti, dovrebbe essere occasione per riflettere sul senso della vita cristiana. Invece, spiace dirlo, assistiamo a un clamore mediatico venato di polemiche tra soggetti che approfittano anche di tale evento per ricavarsi un vacuo spazio mediatico.

Giusto ripercorrere l’esperienza di un Pontefice dopo la sua dipartita. Ma questo non dovrebbe diventare occasione di scontro prim’ancora che sia stato celebrato il suo funerale. Che dire della commemorazione del Papa in Parlamento? Le forze politiche cosiddette progressiste che rinfacciano alle forze politiche cosiddette conservatrici di non avere seguito le parole del Santo Padre sui migranti: “Il Papa era favorevole all’accoglienza dei migranti e voi li volete respingere”.

Per tutta risposta, ecco forze politiche cosiddette conservatrici che rinfacciano alle forze politiche cosiddette progressiste di non avere seguito le parole del Santo Padre sull’aborto: “Voi siete favorevoli all’aborto mentre il Papa è contrario”. Ogni forza politica che cerca di associare la figura del Pontefice alla propria parte. Polemiche inutili, vuote. Parole che, più che descrivere Papa Francesco e il suo pontificato, raccontano il vuoto della politica di oggi.

Delle critiche ai dodici anni di pontificato ne vogliamo parlare? E’ veramente necessario ricordare, in termini dispregiativi, le aperture del Santo Padre ad ambienti diversi da quello della tradizionale Chiesa Cattolica in questo momento? Giusto dibattere tali temi quando un Papa è vivo, nel pieno della sua azione pastorale. E, in dodici anni di pontificato, non sono certo mancate le prese di posizione a favore o contro l’operato della Chiesa di Papa Francesco.

Ma che senso ha rivangare queste polemiche, in alcuni casi ampliandole, subito dopo che il Papa ha lasciato questo mondo? Non sarebbe più giusto riflettere e – nel caso dei cattolici – pregare invece di ricordare e criticare? Non citiamo i cattolici a caso. Perché ci sono cattolici, in queste ore, che criticano aspramente l’operato di un Papa che definiscono “troppo sociale” e troppo “aperturista”. Ma un Pontefice può essere mai distante dalla società in cui vive?

Ribadiamo, le critiche ci stanno, anche perché Papa Francesco più volte è andato al di là della tradizione, provando a spostare in avanti il baricentro della sua azione pastorale. Ma ci sono modi e momenti per criticare. Questo non ci sembra il momento e troviamo sopra il rigo anche certe rappresentazioni, ovvero certi modi di formulare le critiche. Peraltro, su alcuni punti centrali del credo cattolico, il Santo Padre arrivato dalla “fine del mondo” non ha esitato a ‘frenare’ senza se e senza ma: come quando ha chiuso in modo fermo all’aborto, definendo addirittura “sicari” i medici che fanno abortire le donne. Più chiaro di così non poteva essere.

E’ stato anche coraggioso ad andare controcorrente, come quando, sulla guerra in Ucraina, mentre in Occidente il ‘mantra’ è sempre stato la “Russia Paese invasore” ha parlato senza peli sulla lingua della “NATO che abbaia alla Russia”. Non è stata una dichiarazione di poco conto: anzi.
Il conclave, infine. Per carità, il mondo dell’informazione ha le sue leggi. Però c’è un però. Mentre il Papa era in ospedale, con una ‘sensibilità’ non esattamente eccelsa, c’era chi parlava di successione.

Anche ora, prim’ancora del funerale, non è che la situazione sia molto cambiata. Cardinali progressisti di qua, Cardinali conservatori di là. E la domanda delle domande: chi vincerà? L’elezione di un Papa trasformata in una ‘partita’ con il tifo da stadio. Non è proprio questo il mondo della Chiesa che certa informazione pensa di interpretare e di rappresentare. L’elezione di un Papa è un fatto estremamente complesso. Le semplificazioni non aiutano.