Ormai gli israeliani sparano anche quando arrivano i diplomatici. Sparano in aria, ma sparano. E’ successo in Cisgiordania. La delegazione ‘festeggiata’ dai militari di Israele era composta da poco più di una ventina di ambasciatori e diplomatici europei e arabi. Forse non gli sono piaciuti e hanno sparato in aria. Così. Il tutto mentre si legge una dichiarazione del capo del Governo israeliano, Benjamin ‘Bibi’ Netanyahu : “Prenderemo il controllo di tutta la Striscia di Gaza. Tregua? Solo a certe condizioni”. (qui l’articolo: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/21/israele-netanyahu-cessate-fuoco-temporaneo-gaza-news/7997510/). Cosa ne faranno della Striscia di Gaza gli israeliani, ammesso che riusciranno a buttare fuori tutti i palestinesi? Chilometri e chilometri di spiaggia come a Capocabana? Per carità, sicuramente il presidente americano Donald Trump, quando ha ipotizzato un futuro turistico per Gaza, voleva un po’ sdrammatizzare la situazione. Come dire: invece di fare la guerra perché non pensate agli affari e ci guadagnate tutti? La frase di Trump, nei media, è scomparsa dopo qualche giorno. Poi è tornata la realtà di un Paese, Israele, che si illude di combattere un’idea – Hamas – eliminando un popolo che con Hamas c’entra in minima parte. Il 7 Ottobre del 2023, poche ore dopo la strage di civili israeliani durante il Festival musicale Supernova, in tanti immaginavano una reazione durissima di Israele. Ma il genocidio era fuori dall’immaginazione. Invece con Netanyahu la realtà sta superando la fantasia: e siamo al genocidio, piaccia o no la parola.
“Il massacro del Festival musicale Supernova – leggiamo su Wikipedia – è una strage perpetrata il 7 Ottobre 2023 da combattenti di Hamas che avevano attraversato il confine della striscia di Gaza per entrare in territorio israeliano attaccando militari e civili, durante un festival musicale vicino al kibbutz di Re’im. Inizialmente fu stimato che almeno 260 persone fossero state uccise, mentre molte altre fossero rimaste ferite. Il numero dei morti accertati ha raggiunto la cifra di 1400. Gli uomini di Hamas hanno inoltre preso ostaggi, trasportati entro la Striscia di Gaza in località segrete”. Da allora è cominciato l’inferno. Inutile ricordare che non tutti i palestinesi si riconoscono in Hamas, organizzazione non esattamente pacifista.
Ci sono palestinesi contrari all’ipotesi di due Stati, uno palestinese e uno israeliano, ma non per questo sono vicini ad Hamas. Ci sono palestinesi disponibili a trattare con Israele per arrivare a un accordo, anche se mantengono un atteggiamento duro. E ci sono palestinesi che invece vorrebbero porre fine alla guerra e sono disposti a trattare con Israele. Ma per Netanyahu queste differenze sono ‘sfumature’ ininfluenti. Il capo del Governo israeliano si comporta come Arnaud Amaury o Amalric, generale dell’Ordine cistercense, incaricato da Papa Innocenzo III di reprimere l’eresia degli Albigesi. Si era nella fase ‘democratica’ del Cattolicesimo, intorno al 1200. Gli Albigesi andavano eliminati fisicamente. Punto. I militari agli ordini del generale dell’Ordine cistercense facevano notare che alcuni di questi disgraziati non erano Albigesi e dicevano di non essere eretici. Amaury tagliava corto: “Ammazzateli tutti, poi ci penserà il Signore a distinguere gli eretici dai non eretici”. E così sembra agire Netanyahu: non tutti i palestinesi che vivono a Gaza sono vicini ad Hamas ma vengono colpiti e ammazzati senza distinzione… Del resto, al Festival musicale di Supernova c’erano anche ebrei pacifisti favorevoli alla convivenza con i palestinesi: ma sono stati ammazzati lo stesso.
Desta sgomento il modo di agire di Netanyahu e di chi gli regge il gioco. I guerrieri di Hamas si nascondono nei cunicoli scavati sotto le scuole di ogni ordine e grado, sotto le abitazioni e persino sotto gli ospedali? Non ci sono problemi: bombe, mitragliate e fucilate per tutti. Moriranno bambini e studenti di scuole medie e superiori, civili e malati? Certo. Però verranno colpiti anche i militari di Hamas. Volete mettere? Il mondo che dice di questo genocidio, perché di genocidio si tratta? Sì, in effetti, si potrebbe, ma, però, bisogna distinguere, non si può generalizzare, attenzione e bla bla bla. Perché, soprattutto nel cosiddetto Occidente industrializzato, si fa quasi finta di non vedere quello che sta succedendo a Gaza? Non si dovrebbe dire perché suona male. Insomma, è un’altra generalizzazione. Ovvero? Nel mondo, anno di grazia 2025, si contano oggi poco più di 30 milioni di ebrei. Circa 15 milioni vivono in Israele, poco meno di 15 milioni vivono negli Stati Uniti d’America e altre poche migliaia di ebrei vivono in altri Paesi del mondo. Insomma, il 98% degli ebrei vive tra Israele e l’America. Di certo in Israele ci sono figure importanti. Ma gli ebrei che contano veramente vivono negli USA da dove controllano l’economia di mezzo mondo: banche, società per azioni, multinazionali, Borse, Wall Street in testa. E il ‘Signoraggio’ bancario’.
Senza gli ebrei americani lo Stato di Israele non potrebbe esercitare l’enorme potere di cui gode nell’universo mondo. Forse non esisterebbe nemmeno. Giusto chiamare in causa Netanyahu , perché è lui il capo del Governo israeliano. Ma senza gli ebrei d’America non sarebbe così potente.
Alla fine qual è il progetto di Netanyahu e di chi lo protegge? Lo ha ribadito in queste ore lui stesso: prendersi la Striscia di Gaza. E i palestinesi che ci vivono che fine farebbero? Dirottati in altri Paesi. Può sembrare una follia, ma il progetto di Israele è questo. E’ una vendetta. Il 7 Ottobre 2023 Hamas ha ammazzato mille e 400 cittadini ebrei, prendendo anche oltre un centinaio di ostaggi. Israele e i suoi sostenitori hanno deciso che la punizione sarebbe stata esemplare. E infatti, fino ad oggi, si contano oltre 40 mila palestinesi uccisi, di cui 13 mila bambini, e quasi 100 mila feriti. Una strage. Lo ‘svuotamento’ di Gaza farebbe crescere il numero di terroristi anti-israeliani: quindi tante armi da vendere. Israele si dovrà difendere: altre armi da vendere.
Armi e guerre, per la felicità dei produttori di bombe, fucili, droni kamikaze e via continuando. E nessuna pace. Fino ad ora il progetto di Netanyahu e di chi lo sostiene non sta incontrando tanti ostacoli. C’è la guerra in Ucraina, c’è la crisi della globalizzazione e c’è l’America di Trump che deve assolutamente ridurre il deficit federale del proprio Paese a colpi di dazi doganali, unici strumenti per convincere i Paesi che esportano beni negli Stati Uniti ad acquistare prodotti americani. Grazie a questo caos mondiale Israele si sta avvantaggiando. Ma è un errore pensare che i Paesi arabi non reagiranno. I guerrieri Houthi, per esempio, non mollano la presa. Sono i guerrieri appoggiati dallo Yemen ma anche, sottobanco, da Cina e Russia. Gli Houthi bombardano dove capita: colpiscono le navi, i porti e gli aeroporti israeliani. In questi giorni hanno preso di mira Haifa, il porto più settentrionale di Israele. E annuncino altre guerre. Insomma, Netanyahu sa che con la guerra non risolverà i problemi del suo Paese. Ma va avanti lo stesso.
E l’Italia? Non mancano le manifestazioni di piazza contro Israele e a favore della Palestina. E non mancano le critiche al Governo di Giorgia Meloni, accusato di essere troppo debole con il Governo israeliano. In realtà, è tutta l’Unione europea ad essere molto cauta. Il perché non è difficile da immaginare: gli ebrei, nel mondo, sono una potenza economica. Quindi cautela. L’Italia ha un problema in più. Tra la fine del 2022 e i primi giorni del 2023 la Lukoil, la più importante azienda russa che opera nel settore del petrolio e delle benzine, è stata costretta a cedere la raffineria di Priolo, in Sicilia. La Lukoil aveva rilevato la raffineria di Priolo per lavorare il petrolio russo in Italia e vendere, sempre in Italia, benzina e gasolio. Poi è arrivata la guerra in Ucraina e i Democratici americani, allora al Governo con il presidente Joe Biden, hanno preteso la ‘cacciata’ del russi dall’Italia e, in particolare, dalla Sicilia. In effetti, la vendita della raffineria di Priolo, da parte della Lukoil, c’è stata. Ma si è scoperto che potrebbe trattarsi di una mezza sceneggiata. Netanyahu , da sempre in ottimi rapporti con il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, attraverso il solito gioco della scarole cinesi, avrebbe rilevato la Lukoil ma avrebbe lasciato tutto immutato (qui i dettagli: https://www.inuovivespri.it/2023/01/10/lukoil-vende-raffineria-isab-priolo-g-o-i-energy-argus-michael-bobrov-green-oil-energy-bazan-group-depuratore-priolo-ias/). In effetti, i distributori di carburante Lukoil che erano presenti in Sicilia ci sono ancora. Morale: c’è il dubbio che Putin e Netanyahu siano dietro la raffineria di Priolo. Che, lo ricordiamo, è una delle più grandi d’Europa e raffina il 40% e forse più del petrolio grezzo italiano. Già i rapporti dell’Italia con la Russia sono pessimi. Accentuare le polemiche contro Israele potrebbe essere un problema. Che succederebbe se israeliani e russi dovessero decidere, magari per un ‘guasto’, di bloccare la raffineria di Priolo? Che in Italia il prezzo alla pompa di benzina e gasolio aumenterebbe del 50% e forse più. Non sarebbe una bella cosa…
Non c'è alcun dubbio, la Sicilia incanta anche con i suoi sapori: ecco dove è…
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