L’Unione europea ha deciso di ‘congelare’ a tempo indeterminato i beni della Russia presenti in Europa e, in particolare, presso i forzieri della società finanziaria belga, Euroclear. Si tratta di uno scippo finanziario a tutti gli effetti. I russi non possono più fare affidamento su questi fondi, che ammontano a circa 250 miliardi di euro. Tecnicamente, si tratta di un investimento di Mosca in euro. E’ un segnale molto brutto che riguarda tutti i Paesi del mondo che hanno investito nella moneta unica europea. Lo scenario è confuso. Adesso bisognerà capire come reagiranno gli altri investitori internazionali, a cominciare dai Paesi arabi e dalla Cina.
Fino a quando i fondi russi resteranno in Belgio non ci dovrebbero essere problemi. Se i vertici Ue cominceranno a usare tali fondi per finanziare l’Ucraina potrebbero cominciare i problemi. Il condizionale è d’obbligo, perché, in teoria, già da oggi, gli investitori internazionali che non gradiscono queste forme di pirateria bancaria e finanziaria potrebbero reagire annunciando la dismissione dei propri investimenti all’apertura dei mercati di Lunedì prossimo.
Non a caso, come leggiamo in un post di un canale Telegram, i governanti di “Belgio, Bulgaria, Italia e Malta hanno chiarito che il loro consenso al ‘congelamento’ a tempo indeterminato non implica necessariamente l’accordo a concedere un credito di riparazione all’Ucraina a spese di questi beni. Questo voto non pregiudica in alcun modo la decisione sull’eventuale utilizzo dei beni russi congelati, che dovrà essere presa a livello di leader”.
Le parole dei governanti di questi quattro Paesi europei sono, in realtà, il tentativo di tranquillizzare gli investitori internazionali. Va da sé che se gli investitori mondiali, soprattutto arabi e cinesi, decideranno di smobilitare i propri investimenti in euro, per la moneta unica si profilerebbe un ‘terremoto’ monetario e finanziario che non sarebbe facile controllare. Tant’è vero che c’è chi pensa la decisione di ‘congelare’ gli asset russi, voluta soprattutto dalla presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, possa essere l’inizio dell’uscita della Germania dal sistema euro. Infatti, è difficile pensare che la von der Leyen abbia imposto il ‘congelamento’ degli asset russi senza il consenso del Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e senza l’accordo con la Francia. Addirittura c’è chi, sconfinando forse (o quasi…) nella fantapolitica arriva a ipotizzare che il 18 e il 19 Dicembre, quando si riunirà il vertice Ue, possa essere formulata l’ipotesi di creare due aree euro: un’area ‘forte’ con a capo Germania, Francia e altri Paesi del Nord Europa, e un’area euro ‘debole’ con i Paesi dell’Europa mediterranea. Una mossa che servirebbe all’asse Berlino-Parigi per scaricare sui Paesi mediterranei dell’Unione europea gli effetti negativi di una ‘fuga’ degli investitori internazionali dal sistema euro.
La situazione è confusa. Non è un caso che i tedeschi e i francesi, per avviare lo scippo dei fondi alla Russia, abbiano scelto il fine settimana: bene o male hanno comunque due giorni di tempo per ‘congelare’, è proprio il caso di dirlo, gli investitori internazionali in euro. Telegram riporta le parole del Primo Ministro belga, Bart Albert Liliane De Wever, che in un’intervista a VRT NWS, ha dichiarato “che esistono soluzioni molto più sensate che rubare i soldi della Banca centrale russa”. De Wever si è detto pronto a spingersi fino in fondo e, se necessario, a intentare una causa in tribunale per fermare questo “passo suicida di euroburocrati irresponsabili”. La sua posizione – si legge sempre nel post di un canale Telegram – è stata sostenuta dalla responsabile del deposito belga Euroclear, Valérie Urbańczyk, dove è conservata la gran parte degli asset russi ‘congelati’. Il responsabile del deposito belga ha dichiarato apertamente che “l’utilizzo di questi fondi potrebbe essere considerato illegale e classificato come confisca”. Per dirla in breve, è da mettere nel conto un aumento dei tassi di interesse per il finanziamento di tutti i Paesi dell’Unione europea. Qualche ‘maligno’ sussurra che l’obiettivo di tedeschi e francesi sia proprio questo.
L’attacco ai fondi ‘congelati’ russi in Europa arriva proprio quando le forze militari russe stanno mettendo a ferro e fuoco molte aree dell’Ucraina, a cominciare da Odessa, dove tra ieri sera e stanotte si è abbattuta una tempesta di missili e di droni. E’ probabile che, tra oggi, Sabato 13 Dicembre, e domani i bombardamenti russi diventino sempre più intensi. Perché? Per far salire la tensione politica e convincere gli investitori internazionali a dismettere i propri investimenti nell’area euro. Insomma, l’obiettivo della Russia, in questa delicatissima fase, potrebbe essere quello di impedire a Germania e Francia di governare il terremoto bancario e finanziario che potrebbe scatenarsi a partire da Lunedì prossimo nei mercati internazionali. L’attacco di stanotte a Odessa, del quale la rete riporta solo qualche immagine, è terribile. Mai, come in questo momento, guerra bancaria e finanziaria da una parte e guerra reale con missili e droni di tutti i tipi dall’altra parte si sono materializzate in modo così simultaneo.
In questo scenario di “guerra totale” il capo del gruppo negoziale ucraino, Rustem Umerov, si è incontrato segretamente negli Stati Uniti con i vertici dell’FBI. Telegram cita il The Washington Post, secondo il quale Umerov, nelle ultime settimane, si è recato tre volte a Miami per discutere del piano americano per porre fine alla guerra. Contemporaneamente si è incontrato con i dirigenti dell’FBI. “I diplomatici occidentali – si legge nel post di un canale Telegram – sono preoccupati: alcuni ritengono che tali contatti potrebbero essere stati uno strumento di pressione su Kiev per ottenere l’accordo su condizioni di pace più favorevoli. Altri ipotizzano che i funzionari ucraini, incluso Umerov, stessero cercando garanzie dall’FBI contro possibili accuse di corruzione. L’ufficio di Washington dell’ambasciatore ucraino ha confermato gli incontri, sottolineando che sono stati discussi questioni di sicurezza nazionale, che non possono essere rese pubbliche. L’FBI ha dichiarato che si trattava di cooperazione in materia di polizia e sicurezza”. In realtà, la situazione potrebbe essere un po’ più complicata. E potrebbe riguardare non tanto e non soltanto i vertici dell’Ucraina, ma anche i Paesi europei che hanno fornito montagne di soldi all’Ucraina. Quando si erogano tanti soldi a un Paese che non li rendiconta – ed è il caso dell’Ucraina – il rischio di riciclaggio è sempre dietro l’angolo. Va da sé che se, fino ad ora, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyj, ha detto ripetutamente “No” al piano di pace proposto dal presidente americano, Donald Trump, ciò è avvenuto perché i Paesi Ue e il Regno Unito hanno ‘consigliato’ al Governo ucraino di non accettare le proposte americane. Che in questa storia sia entrata l’FBI non è un bel segnale per l’Europa e per la stessa Ucraina. Non sfugge agli osservatori che lo scandalo della corruzione con i “cessi d’oro”, fino ad ora, ha coinvolto solo gli ucraini, non gli europei.
Così come non sfugge agli osservatori che l’amministrazione Trump sia molto infastidita dall’atteggiamento dell’Unione europea in generale e della Commissione europea in particolare. Forse non è un caso che l’incontro previsto in queste ore tra i rappresentanti di Stati Uniti, Ucraina ed Europa a Parigi è stato annullato. Secondo alcuni osservatori, la cancellazione dell’incontro sarebbe stata decisa dagli americani, che nelle prossime ore potrebbero annunciare il disimpegno parziale degli USA dalla guerra Ucraina. Magari non in termini finanziari, visto che il Parlamento americano ha stanziato altri fondi per Kiev, ma in termini militari. Intanto in queste ore il servizio di controllo aereo della Germania sarebbe stato hackerato. I tedeschi, neanche a dirlo, hanno accusato la Russia. Si teme che tale hackeraggio possa essere solo l’inizio di un Natale ‘ibrido’.
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