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Gli Hikikomori in pandemia: riconoscerli per liberare i giovani imprigionati dentro se stessi

Hikikomori: termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte”, utilizzato per riferirsi perlopiù a giovani con età variabile dai 14 ai 30 anni che decidono di ritirarsi dalla vita sociale, rinchiudendosi nella propria abitazione, impauriti dal contatto umano, dal giudizio altrui, oppure in conflitto con la società, comunque isolati e infelici.
Si tratta di un isolamento volontario, ben diverso da quello imposto dalla pandemia, anche se risulta difficile discriminare gli hikikomori dai soggetti costretti dalla pandemia a rimanere a casa per motivazioni sanitarie, esistendo perciò una reale possibile sottostima del fenomeno.
Questa è l’idea di Marco Crepaldi, fondatore di Hikikomori Italia: l’hikikomori appare confusamente inserito nel contesto pandemico, la sua scelta lo porta a provare una solitudine non fisica, ma psicologica, una condizione penosa che consiste nel non sentirsi riconosciuto dagli altri, apprezzato e benvoluto.
Ne deriva un ritiro sociale protratto anche per decenni, con inevitabili ripercussioni fisiche e psicologiche, come la depressione, il collasso delle famiglie, e il ritiro sovente dalla scuola, frequente nei giovani.
“Il versante scuola in pandemia si ricopre di risvolti interessanti -sostiene Crepaldi- Un’esemplificazione è data dalla DAD, che si è rivelato un utilissimo strumento per proseguire con relativa serenità gli studi a distanza senza dover abbandonare l’aula”.
Senza considerare lo svuotamento delle città, e la relativa facilità per gli hikikomori di uscire per acquistare i beni di prima necessità senza il timore di incontrare gente malevola, soprattutto nei periodi di lockdown da zona rossa (per approfondimenti si veda il link https://www.huffingtonpost.it/entry/hikikomori-in-aumento-con-la-pandemia-molti-giovani-non-torneranno-a-scuola_it_60229572c5b6d78d4449ef4b).
Un risultato positivo, se vogliamo, rispetto al totale isolamento casalingo, sebbene la terapia passi per ben altre soluzioni, che coniugano psicoterapia e supporto sociale.
Tra queste i gruppi di sostegno tra pari, la psicoterapia individuale e il supporto dato alle famiglie (si veda in proposito il link https://www.psicoterapiascientifica.it/terapia-hikikomori/#t-1586935304837).
Il fine? Restituire vita, dignità, colore e sapore a una vita vissuta dentro se stessi e falsamente consolati dalla deformazione della realtà guardata attraverso uno schermo, un’illusoria zona di comfort lontana dal confronto sociale,  un confronto che brucia per la mancata accettazione di sé che farebbe di quella paura un inutile fardello di cui liberarsi, aprendo la porta della stanza dell’autoprigionia.

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