Gran Bretagna e Francia pronte a inviare 50mila soldati in Ucraina sempre che ci sia un cessate il fuoco. Ma il cessate il fuoco non c’è. E allora?

di Giulio Ambrosetti

Ieri, giovedì 10 luglio, proprio mentre i socialisti europei del PSE, in collaborazione con gli europarlamentari che si sono astenuti e ad altri europarlamentari che hanno disertato la votazione salvavano la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dalla mozione di sfiducia, andavano in scena altri avvenimenti.

A Roma si apriva una tragicomica ‘Conferenza’ per la ricostruzione di un Paese – l’Ucraina – che è ancora sotto le bombe russe. Come si possa ricostruire un Paese che è ancora in guerra non è dato saperlo. Ma tant’è. Al convegno di Roma, che prosegue oggi, partecipano tutte le ‘Star’ della politica europea di oggi, in testa la citata von der Leyen che, di fatto, ieri, ha snobbato il Parlamento europeo. Tanto a salvarle il posto hanno pensato i 360 eurodeputati che hanno votato “No” alla mozione di sfiducia al capo dell’esecutivo europeo.

Ma andiamo per ordine. Accanto a queste due notizie – il salvataggio parlamentare di Ursula von der Leyen e la tragicomica ‘Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina’ di Roma – c’è una terza notizia che leggiamo in un post di un canale Telegram di solito molto ben informato in materia di politica internazionale. Leggiamola insieme:
“Il ministro della Difesa britannico Gilley ha affermato che la Gran Bretagna è disposta a inviare truppe in Ucraina per sostenere un possibile accordo di cessate il fuoco con la Russia come parte di una ‘coalizione’. Si dice che la Francia e la Gran Bretagna forniscano fino a 50.000 soldati che dovrebbero difendere l’Europa e assicurarsi la fine delle ostilità. Il sostegno degli Stati Uniti è considerato cruciale. Il primo ministro Keir Starmer aveva lanciato la coalizione il 2 marzo. Gran Bretagna e Francia aumenteranno la Forza di Spedizione Interforze (CJEF), istituita più di un decennio fa, da 10.000 a 50.000 effettivi, hanno annunciato i leader dei due Paesi. ‘Questa forza passerà dalle dimensioni di una brigata a quelle di un corpo d’armata, fino a raggiungere i 50.000 soldati’, ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron, affiancato dal primo ministro britannico Keir Starmer, mentre il leader francese concludeva una visita di Stato di tre giorni con una serie di accordi”.

Se, come già ricordato, la ‘Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina’ di Roma si tiene mentre la Russia bombarda la stessa Ucraina, Gran Bretagna e Francia invierebbero questi 50 mila soldati “per sostenere un possibile accordo di cessate il fuoco con la Russia”. Anche in questo caso siamo davanti a un’ipotesi che al momento non esiste, perché il Paese di Putin prosegue nell’avanzata in Ucraina e non sembra avere alcuna intenzione di siglare un accordo per il cessate il fuoco. Anzi, ci sono osservatori che sostengono che i pesanti bombardamenti russi in Ucraina potrebbero aprire la strada a un’ulteriore avanzata dei militari russi nel Paese di Volodymyr Zelen’skyj. Però va detto che, per la prima volta, Gran Bretagna e Francia non solo annunciano di essere disposti a inviare truppe in Ucraina ma quantificano anche il numero.

Il passaggio non è secondario. A quanto pare, i leader europei hanno fatto pressioni sul presidente americano, Donald Trump, per convincerlo a tornare a inviare in Ucraina i sistemi di difesa area Patriot. Sono missili che, in parte, verranno pagati dalla Germania e, in parte, dalla NATO. Ma all’Ucraina, per provare a resistere all’avanzata russa, oltre alla difesa aerea, mancano 100 mila soldati. Ribadiamo: Francia e Gran Bretagna (entità geografica che comprende Inghilterra, Scozia e Galles) hanno fatto sapere che invieranno soldati “per sostenere un possibile accordo di cessate il fuoco con la Russia” che di fatto non c’è. Ma c’è la volontà di questi due Paesi ad inviare 50 mila soldati, la metà di quelli che servono all’Ucraina. Da qui un retropensiero: non è che, nell’Unione europea, si sta pensando ad una partecipazione diretta alla guerra in Ucraina? La domanda non è oziosa perché in questo momento, sul campo, sta vincendo la Russia, soprattutto perché all’Ucraina mancano 100 mila militari.
Un fatto è certo e non può essere smentito: senza i 100 mila soldati l’Ucraina e i suoi alleati NATO e Unione europea sono perdenti, perché non potranno reggere l’onda d’urto dei bombardamenti russi e la contestuale avanzata in campo degli stessi russi. Anche l’impiego dei Patriot è un mezzo errore con disastrose conseguenze economiche per chi pagherà la fornitura di questi benedetti missili: ovvero in parte la Germania a i Paesi NATO. Questo perché utilizzare i Patriot, che costano una barca di soldi, per abbattere le centinaia di droni russi, che costano molto meno, è uno spreco immane. Peraltro, con la Russia che produce droni da guerra sempre più insidiosi in quantità industriali, forse perché, con molta probabilità, è aiutata da altri Paesi. Al di là dei toni trionfalistici che in queste ore vanno in scena a Roma, la sensazione è che l’Unione europea e altri Paesi occidentali possano finire in un tunnel prodromico a un disastro economico. Trump rimette in pista i missili Patriot per l’Ucraina ma a pargarli saranno i Paesi NATO. Il costo di tali missili sarà enorme e rischia di essere una mossa inutile se non si troveranno 100 mila soldati per frenare l’avanzata russa in Ucraina.

I Governi di Francia e Regno Unito hanno pronti la metà di questi soldati che, però, andrebbero in Ucraina solo dopo un accordo di cessate il fuoco tra Russia e Ucraina che non c’è. Un gran casino, per dirla in parole semplici. La presidente del Consiglio del nostro Paese, Giorgia Meloni, ieri, a Roma, ha detto che la Russia ha fallito. Ma, se proprio la dobbiamo dire tutta, la Russia non sembra messa male, aiutata, di fatto, da tanti Paesi; gli Stati Uniti d’America non sembrano messi male: stanno incassando una barca di soldi dai dazi doganali e incasseranno una barca di soldi vendendo i Patriot. Magari ci sbagliamo, ma a noi sembra che ad essere messa male sia l’Unione europea la cui economia non sta esattamente brillando… (foto italpress)

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