Guerra in Ucraina: i russi massacrano Odessa, la ‘missione di pace’ a Washington si è trasformata in un esborso di 150 miliardi di euro a carico dell’Ue

di Giulio Ambrosetti

Mentre infuriano le chiacchiere sui vertici per la ‘pace’ in Alaska e a Washington la realtà presenta il conto. E la realtà ci dice che la guerra in Ucraina continua. Nella notte tra il 19 e il 20 Agosto la difesa aerea russa ha intercettato e distrutto durante la notte 42 droni ucraini di tipo aereo.

Nella stessa notte i russi hanno attaccato il più grande deposito di petrolio ucraino. Si tratta del deposito denominato Triton, che si trova a Izmail, nella regione di Odessa. Si è trattato di un bombardamento micidiale. Un post di un canale Telegram è molto preciso: “Sono stati distrutti serbatoi con prodotti petroliferi e una serie di strutture tecniche che garantivano il funzionamento del terminal.

Oltre ad esso, è stata colpita anche la petroliera EXCELLION, arrivata dalla Romania con un carico di petrolio e collegata alla Turchia o all’Azerbaigian”. Da qualche settimana i russi sembra si stiano concentrando su Odessa e dintorni. Da quanto si capisce, ci sono media occidentali che, pensando di mettere in buona luce l’Ucraina e in cattiva luce la Russia, hanno fatto circolare la notizia che a Odessa si sono abituati alla guerra, quasi quasi neanche la considerano. Dopo i bombardamenti, la gente è tutta tranquillamente in strada. Una notizia del genere l’abbiamo ascoltata nel corso di una trasmissione radiofonica. Non è da escludere che l’inasprimento dei bombardamenti in questo luogo dell’Ucraina sia anche il frutto di questo modo di raccontare la guerra.

La sproporzione tra i bombardamenti che colpiscono la Russia e i bombardamenti che colpiscono l’Ucraina è enorme. I primi vanno raramente a segno, i secondi provocano danni su danni. La regione di Odessa non è il solo luogo sotto attacco da parte dei russi. Il fronte di guerra è molto ampio e l’esercito del Paese di Putin avanza lentamente ovunque. Un’avanzata anticipata e sostenuta da bombardamenti infiniti.
In questo scenario una persona che non ha portato il proprio cervello all’ammasso non può fare a meno di chiedersi: che senso ha organizzare vertici per la pace in Ucraina se la guerra continua senza esclusione di colpi? Di solito, quando ci sono trattative di pace le armi si fermano. Ma i russi non accettano di fermarsi, perché sostengono che interrompendo gli attacchi all’Ucraina i Paesi dell’Unione europea ne approfitterebbero per fornire armi al regime di Volodymyr Zelen’skyj. Ma allora a cos’è servito non tanto il vertice in Alaska (che come vedremo appresso a qualcosa potrebbe essere servito) quanto l’incontro a Washington fra il presidente Donald Trump e quelli che qualcuno, ironicamente, ha definito “Zelen’skyj e i sette nani”? Eh già, perché il presidente ucraino si è presentato a Washington accompagnato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dal primo Ministro britannico Keir Starmer, dal Cancelliere tedesco Friedrich Merz, dal presidente francese Emmanuel Macron, dal presidente finlandese Alexander Stubb, dal capo del Governo italiano, Giorgia Meloni e dal Segretario generale della NATO, Mark Rutte. Questi sette politici europei si sono presentati al cospetto di Trump per fare che cosa?

Le cronache di queste ore raccontano che Trump, che cambia opinione continuamente, tanto per cambiare ha di nuovo mutato versione e ha detto che sì, la sua amministrazione sta lavorando per la pace in Ucraina, ma non è molto convinto sul fatto che il presidente della Federazione Russa possa essere d’accordo… Il dubbio è che Trump e Putin si stiano prendendo gioco del Governo ucraino, della NATO e dell’Unione europea. Che senso politico ha far venire a Washington Zelen’skyj e i sette d’Europa nel nome della trattativa sulla pace per poi, qualche giorno dopo, affermare che, forse, Putin non vuole trattare per la pace come sta dicendo Trump in queste ore? I sette d’Europa si sono presentati a Washington affermando che l’Ucraina deve entrare a far parte della NATO. Ma se a fine Febbraio 2022 la guerra è scoppiata proprio perché la Russia non vuole i missili NATO al confine con l’Ucraina che senso dire una cosa del genere? Il dubbio è che i rappresentati dell’Unione europea e il Segretario generale della NATO siano andati all’incontro con Trump non per fermare la guerra in Ucraina ma affinché prosegua. Il presidente americano, da un lato, ha detto che di far entrare l’Ucraina nella NATO non se ne parla nemmeno e, dall’altro lato, ha aggiunto che sì, bisogna cercare di raggiungere la pace ma poiché la guerra continua bisogna fornire le armi all’Ucraina, e poiché l’Unione europea non ha le armi, ebbene, le armi le può approntare l’America, a patto che li paghi la stessa Ue. Quanto costeranno? ‘Appena’ 100 miliardi di euro. Poi, ha aggiunto Trump, l’Ucraina ha chiesto i droni. E poiché voi europei non avete droni da guerra per l’Ucraina, ha precisato il presidente USA, glieli forniamo noi, a patto, figuriamoci!, che li paghiate voi europei.
Insomma, europei e NATO sono andati a Washington per la pace e si scopre non solo che la guerra continuerà a spron battuto, ma che l’Unione europea – e non la NATO – dovrà ‘cacciare’ 150 miliardi di euro tra armi e droni per consentire all’Ucraina di proseguire la guerra. Se Zelen’skyj e compagnia bella non avranno queste armi in tempi brevi, beh, la Russia continuerà ad avanzare. Un ‘grande risultato diplomatico’, quello ottenuto dai sei Paesi europei, non c’è che dire. Non capiamo perché, a parte qualche esponente grillino che ha chiesto al capo del Governo Meloni “notizie” sui 100 miliardi, la notizia viene quasi ignorata. Come se, per l’Unione europea, trovare non 100 ma 150 miliardi di euro, con gli attuali chiari di luna, sia una cosa da nulla.


Che dire? Che Trump e Putin, in Alaska, hanno fatto sapere di aver affrontato la questione della guerra in Ucraina. Ma, forse, si sono occupati di cose diverse: per esempio, lo sfruttamento delle immense riserve minerarie dell’Artico. Ebbene, il 50% di tali riserve fanno capo al Paese di Putin. Vuoi vedere che mentre l’Unione europea continua a infognarsi nella guerra in Ucraina, America, Russia (e la Cina garantita dai russi) si sistemeranno i loro affari nell’Artico?

Media One

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