Guerra senza fine a Gaza, guerra in Ucraina, Unione europea in affanno tra Germania e Romania…

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di Giulio Ambrosetti

Il presidente americano, Donald Trump, in queste ore ha detto che l’odio tra l’Ucraina rappresentata da Volodymyr Zelen’skyj e la Russia di Putin è ormai a un punto di non ritorno. Impossibile, in questo scenario, precisa Trump, pensare alla pace. Chi ha seguito la guerra in Ucraina non si stupisce di tali affermazioni. Il problema è che il presidente USA è arrivato a queste conclusioni subito dopo aver firmato un accordo sulla gestione futura dei minerali presenti in Ucraina.

Sempre in queste ore non mancano gli osservatori che dicono e scrivono che gli americani impiegheranno almeno un paio di anni prima di iniziare a sfruttare i giacimenti di uranio, titanio e via continuando con le altre ricchezze del sottosuolo ucraino. Vero. Ma l’obiettivo degli Stati Uniti non è iniziare subito lo sfruttamento di questi minerali. La valorizzazione delle ricchezze del sottosuolo ucraino inizierà inevitabilmente dopo la guerra. Trump ha evitato che altri Paesi del mondo – Unione europea in testa – mettessero il ‘cappello’ soprattutto su uranio e titanio presenti in abbondanza nel sottosuolo ucraino. Operazione che gli è riuscita. Ora ci viene a dire che la pace tra Russia e Ucraina è quasi impossibile. Mah…

A pensare male, si sa, si fa peccato. Però peccare, ogni tanto, aiuta a capire. E’ sotto gli occhi di tutti che poco più del 40% delle ricchezze minerarie ucraine insiste nelle Regioni di questo Paese occupate dagli eserciti di Putin. Per dirla in breve, russi e americani si sono assicurati lo sfruttamento delle risorse minerarie dell’Ucraina che avverrà in futuro. Insieme, USA e Russia, hanno tagliato la strada ad altri Paesi del mondo. Per dirla in termini machiavellici, ora la guerra tra russi da una parte e ucraini e alcuni Paesi dell’Unione europea può pure continuare. Certo, sempre in queste ore Trump ha lasciato capire che continuerà ad aiutare l’Ucraina. Come? Inviando nel Paese i missili Patriot fino ad oggi presenti in Israele. Trump vuole cominciare a disarmare il premier israeliano Benjamin ‘Bibi’ Netanyahu? C’è chi in queste ore lo ha anche detto.

Però c’è un però. Ovvero? I missili Patriot risalgono ai primi anni ’80 del secolo passato. Certo, sono stati aggiornati. Però sempre missili su con gli anni sono. Peraltro, i russi di missili Patriot ne hanno distrutti già tanti. Per dirla tutta, non è affatto detto che con i missili Patriot l’Ucraina risolverà i problemi militari. Anche perché il problema di Zelen’skyj e dei suoi generali è sì contenere i bombardamenti russi, che nelle ultime settimane sono diventati più intensi, ma anche frenare l’avanzata dei militari russi in Ucraina, che procede senza sosta. Zelen’skyj ha i soldi e le armi, ma non ha soldati. E i soldati dovranno arrivare da qualche parte. Da dove? Dagli alleati.

A pensare male si fa peccato, sì. Però è difficile non vedere che la situazione che si sta creando in Ucraina costringerà i Paesi alleati dell’Ucraina a trovare i soldati. E chi sono, oggi, gli alleati dell’Ucraina? All’80% e forse più alcuni Paesi dell’Unione europea, in testa Francia, Regno Unito e Germania. Poi ci sarebbero anche i Paesi dell’Est Europa e del Nord Europa. Ma qui già piovono i distinguo. Il Governo della Polonia, Paese che non è certo vicino alla Russia, ha fatto sapere più volte che non invierà militari a sostegno del paese di Zelen’skyj. Ci penseranno allora Finlandia, Svezia e Danimarca, Lituania, Lettonia a inviare soldati in Ucraina? E come reagiranno i cittadini di questi Paesi? Non è una questione da affrontare tra qualche mese, perché tra qualche mese, a giudicare dallo sforzo bellico che la Russia sta mettendo in campo da un paio di settimane a questa parte, gli eserciti di Putin potrebbero essere già arrivati a Kiev… Ecco che si materializza la possibile strategia di russi e americani, che non amano certo l’Unione europea: costringere i Paesi Ue ad entrare in guerra, ben sapendo che una questione del genere spaccherebbe la stessa Unione europea. Non è da escludere che russi e americani siano oggi più lontani rispetto a un paio di settimane addietro, ma è certo che in comune hanno un sentimento di ostilità rispetto all’Unione europea.

La guerra non è solo in Ucraina e dintorni. In queste ore i ribelli Houthi hanno colpito l’aeroporto di Tel Aviv. Dietro i ribelli Houthi c’è l’Iran. Ciò significa che non sono solo i russi a possedere missili velocissimi che non possono essere intercettati dalle comuni difese antiaeree. Proprio in queste ore un canale Telegram di solito molto informato sui fatti di guerra lancia una notizia un po’ inquietante: “Gli esperti – leggiamo nel post di questo canale Telegram – avvertono che l’Occidente non ha difese contro i droni che utilizzano cavi in fibra ottica. Secondo l’Independent, droni di questo tipo potrebbero causare stragi durante eventi di massa o distruggere infrastrutture critiche. Secondo Echodyne, la maggior parte delle strutture e delle agenzie nei Paesi occidentali non sono nemmeno in grado di rilevare tali droni”.

Chi è che possiede oggi i droni, supponiamo da guerra, che utilizzano cavi in fibra ottica? Leggiamo sulla rete: “I droni con cavi in fibra ottica, utilizzati per la trasmissione di video e il controllo, sono in uso sia dai russi che dagli ucraini, ma la Russia sembra avere un vantaggio nell’utilizzo di questa tecnologia grazie all’accesso a maggiori quantità di fibra ottica. Questi droni, spesso chiamati “cablati” o “filoguidati”, permettono una trasmissione di dati con bassa latenza e alta qualità, rendendoli particolarmente efficaci per applicazioni che richiedono immagini in tempo reale”.