Il Governo francese dovrebbe tagliare oltre 100 miliardi di euro entro il 2029. Ce la farà senza che scoppi un’altra Rivoluzione?

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Si parla tanto del debito pubblico italiano, che sfiora i 3 mila miliardi di euro. Una cifra enorme, certo. Con riflessi pesanti sull’economia reale: basti pensare che nel 2024 il nostro Paese ha pagato quasi 100 miliardi di euro di interessi sul debito. Soldi tolti dalle tasche degl’italiani. Eppure c’è chi, nell’Unione europea, sul piano teorico, è messo peggio di noi. Stiamo parlando della Francia, che al 31 Marzo di quest’anno presenta un debito pubblico di qualche linea superiore a 3 mila e 300 miliardi di euro. Così anche nel Paese del presidente Emmanuel Macron si comincia a parlare di austerità. Nel nostro Paese tale parola è ormai conosciuta, se è vero che siamo da anni, per l’appunto, in regime di austerità. I ‘tagli’ e i ‘risparmi’, in Italia, stando a un’interpretazione diffusa, vengono fatti iniziare con l’arrivo del Governo di Mario Monti, nell’Autunno del 2011 tra ‘bastonate’ ai pensionati e IMU. In realtà, l’austerità è iniziata prima: basti pensare al blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, compresi i medici che operano nelle strutture sanitarie pubbliche, deciso dal Governo Berlusconi nel 2008. Blocco delle retribuzioni pubbliche che è durato dieci anni!

Ora l’austerità, come già accennato, dovrebbe arrivare per la Francia. Un argomento affrontato da Les Échos, il principale giornale economico finanziario francese. L’articolo di questo quotidiano della Francia è ripreso da scenarieconomici.it (qui l’articolo: https://scenarieconomici.it/la-francia-deve-trovare-110-miliardi-di-tagli-per-raggiungere-il-proprio-obiettivo-di-bilancio/). Gli obiettivi da raggiungere, almeno sulla carta, sono stati fissati: deficit previsto al 4,6% del PIL (Prodotto Interno Lordo) nel 2026; deficit previsto al 4,1% del PIL nel 2027; deficit previsto al 3,4% del PIL nel 2028. L’obiettivo finale rimane un deficit del 2,8% del PIL nel 2029.

Quando si impone l’austerità le vie che si possono percorrere sono due: 1) aumento delle imposte; 2) tagli alle retribuzioni e ai servizi. Di aumentare le imposte non se ne parla, perché il popolo francese, storicamente, non è mai molto favorevole ai nuovi balzelli: del resto, la Rivoluzione francese non è arrivata a caso… La via che rimane sono i tagli, ma anche in questo caso la strada si annuncia tutta in salita. Il giornale economico francese ha calcolato che, da oggi al 2029, bisognerebbe tagliare 110 miliardi di euro. Anche in questo caso l’obiettivo da raggiungere è tutt’altro che facile. Ricordiamo cos’è avvenuto in Francia quando Macron e compagni hanno portato l’età pensionabile è a 62 anni. Le proteste popolari sono esplose subito. La riforma è passata solo perché i due più grandi partiti politici della Francia, la sinistra comunista de La France Insoumise (“La Francia Indomita”) di Jean-Luc Mélenchon e la destra del Fronte Popolare di Marine Le Pen hanno abbassato drasticamente i toni della protesta invece che soffiare sul fuoco. Insomma, per dirla tutta, la Francia non è l’Italia dove la gente scende in piazza a favore e contro l’Europa dell’euro, mentre i Governi hanno portato l’età pensionabile a 68 anni, con una tendenza verso i 70 anni, con la scusa che si è “innalzata l’aspettativa di vita” proprio mentre negli ospedali pubblici italiani mancano medici, infermieri e posti letto, con il caos permanente nei Pronto Soccorso, la povertà in crescita e tanta gente che non ha i soldi per curarsi. In Francia questo non succederà. E infatti i governanti francesi sono terrorizzati all’idea di comunicare ai propri cittadini che dovranno fare i conti con i tagli. Per molto meno i cosiddetti ‘Gilet Gialli’ hanno scatenato un putiferio!

La situazione economica e sociale, in Francia, è piuttosto complicata. Perché la Francia, che ha un debito pubblico più elevato rispetto all’Italia, ha un tenore di vita di gran lunga più elevato rispetto al nostro Paese? Due le risposte. In primo luogo la Francia, insieme con la Germania, ha di fatto controllato l’Unione europea. Non sfugge agli osservatori attenti il fatto che sia i tedeschi, sia i francesi si sono guardati bene dal privatizzare le proprie economie. Sia in Francia, sia in Germania ci sono ancora banche pubbliche e grandi industrie pubbliche. All’Italia, invece, sono state imposte privatizzazioni forzate che, spesso, si sono risolte nella vendita di industrie e asset strategici a soggetti stranieri, in alcuni casi venduti proprio a tedeschi e francesi. Quando l’Italia ha provato ad entrare nella cantieristica francese è stata bloccata. E la stessa cosa sta succedendo con una banca tedesca. Per non parlare dei ‘Paradisi fiscali’ all’interno dell’Ue, autorizzati dal Governo dell’Unione europea, dove le grandi imprese vanno a sistemare la propria sede fiscale per pagare meno imposte. Di fratto drenando entrate ad altri Paesi Ue. L’Olanda paradiso fiscale Ue è sotto gli occhi di tutti.

Sintetizzando, la Francia, avendo avuto un grande peso nelle scelte dell’Unione europea, gode di una posizione privilegiata e, fino ad oggi, ha evitato sia alcune privatizzazioni, sia le penalizzazioni dell’austerità.
Ma c’è una seconda ragione per la quale, fino ad oggi, la Francia non ha accusato la crisi economica nonostante il proprio alto debito pubblico: le 14 colonie in Africa. Fino a un anno e mezzo fa i francesi godevano delle entrate e di certi beni africani a basso prezzo, a cominciare dall’uranio. Ma oggi tutta l’ex Africa francese è in subbuglio, sobillata anche da Cina e Russia che sono ormai gli interlocutori privilegiati della maggioranza dei Paesi africani. Ricordiamo che la Francia produce energia nucleare anche grazie, se non soprattutto, all’uranio che ha sempre preso dall’Africa a pezzi scontati.

Oggi, come sottolineato, la situazione sta cambiando. Già i francesi hanno difficoltà a ‘spremere’ ciò che è rimasto delle loro colonie in Africa. In prospettiva – una prospettiva di breve periodo – la Francia perderà del tutto la propria influenza nel Continente. Questo renderà sempre più problematica la situazione sociale. I francesi, lo ribadiamo, non sono come gli italiani che si sono fatti appioppare senza protestare l’IMU e l’aumento dell’età pensionabile (che continua ad aumentare). I francesi non si faranno penalizzare nel nome dei ‘conti in ordine’ dell’Unione europea. Quando i governi cercano di colpire il popolo francese, lo stesso popolo francese scende in piazza e, come avvenuto durante la Rivoluzione, sono persino in grado di tagliare le teste…