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Il nuovo allestimento di Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck in scena al Teatro Massimo di Palermo fino al 26 Settembre 2023.

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, giornalista e scrittrice

Si concluderà domani 26 Settembre la rappresentazione di Christoph Willibald Gluck nota come “Orfeo ed Euridice” presso il Teatro Massimo di Palermo.

Un’opera accolta dal pubblico, fin dalle prime scene, con entusiasmo e partecipazione e la cui trama riesce a trasportare lo spettatore in un mondo magico dove Amore e Morte coesistono e dove, infine, l’Amore prevale su una Morte che strappa, infine. gli Amanti dalla possibilità di vivere appieno il sentimento che li unisce.

Per chi si approccia all’Opera allo scopo di approfindirne gli aspetti tematici e stilistici di seguito viene proposta la trama originaria e il riadattamento da parte del teatro Massimo di Palermo.

Premessa

Il mito di Orfeo ed Euridice: un mito molto antico e noto ai più per essere stato raccontato da Ovidio nelle sue Metamorfosi.

Il mito di Orfeo ed Euridice ricorda indubbiamente che l’amore vince sopra ogni cosa, persino dopo la morte poichè, quando  qualcuno ama veramente, è disposto ad andare all’inferno pur di rimanere con la persona amata.

Le origini

L’opera, rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1762 e poi in versione francese nel 1774 a Parigi, è ispirata al personaggio mitologico di Orfeo, che scende negli inferi per riportare in vita la sua amata Euridice: riesce a piegare la volontà degli dei, ma perde comunque la moglie. La drammaturgia di Ranieri de’ Calzabigi e Christoph Willibald Gluck riscrive l’epilogo tragico del mito: quando Orfeo piange la scomparsa di Euridice, Amore gli comunica che gli dei gli concedono di tentare di ricondurla sulla terra se farà tutto il percorso senza mai girarsi a guardarla. Dopo essere riuscito a strapparla agli inferi, Orfeo però infrange il divieto che gli era stato imposto e la perde nuovamente; disperato sta per commettere l’atto estremo del suicidio, ma Amore lo ferma e resuscita ancora la sua amata. “Una tragedia a lieto fine” creata, in contrapposizione agli eccessi barocchi dell’epoca, secondo nuovi principi di linearità e purezza espressiva che prevedono la semplificazione dell’azione drammatica, meno virtuosismi e l’uso di un linguaggio conciso ed efficace.

Trama

Fonte: https://www.teatromassimo.it/event/orfeo-ed-euridice/

Argomento

ATTO I

Un coro di ninfe e pastori canta in segno di lutto presso la tomba di Euridice (“Ah, se intorno a quest’urna funesta”). Orfeo chiede loro di lasciarlo solo, ed esprime il suo dolore per la morte della moglie, la sua rabbia contro gli dei crudeli, e la sua decisione di riportare in vita Euridice (“Chiamo il mio ben così”). Appare Amore che dice ad Orfeo che Giove gli ha concesso di scendere agli inferi per tentare di riconquistare la moglie. Orfeo dovrà placare le Furie con la sua musica e riportare Euridice in superficie senza mai girarsi a guardarla o spiegarle il suo comportamento; altrimenti la perderà per sempre (“Gli sguardi trattieni”). Orfeo si dirige all’Ade, con la lira come unica arma.

ATTO II

Le porte dell’Ade sono custodite dalle Furie e dai demoni, che minacciano Orfeo con le loro danze (“Chi mai dell’Erebo fra le caligini”). Orfeo canta la sua disperazione accompagnandosi con la lira (“Deh, placatevi con me”). Le Furie inizialmente rifiutano di farlo accedere ai Campi Elisi. Poi gradualmente vanno cedendo ai suoi lamenti, toccate dal suo canto, e gli lasciano passare le porte degli inferi. La scena è ora nei Campi Elisi, dove giunge Orfeo alla ricerca di Euridice (“Che puro ciel”). Gli Spiriti Beati rendono Euridice, velata, ad Orfeo, ed egli si affretta a condurla via, senza volgere lo sguardo verso di lei.

ATTO III

Orfeo ed Euridice hanno lasciato gli inferi e stanno tornando in superficie. Euridice, che non conosce la proibizione degli dei, trova sospetto il comportamento di Orfeo e gli chiede spiegazioni, o almeno che la guardi per un minuto (“Vieni, appaga il tuo consorte”). Orfeo tenta di tenere il viso distolto da lei e di riportarla sulla terra, ma quando Euridice si accascia a terra è costretto a infrangere il volere divino. Appena i loro sguardi si incontrano, Euridice muore nuovamente dandogli un ultimo addio. Orfeo è disperato e sta per uccidersi (“Che farò senza Euridice”), momento altamente commovente, come un tormentone che risuona nella memoria di chi assiste, incantato, alle scene. Ma appare nuovamente Amore e annuncia che l’amore e la fedeltà di Orfeo hanno commosso ancora gli dei. Euridice è restituita alla vita, e godranno insieme piaceri e amore sulla terra (“Divo Amor, son tue pene”).

Ninfe e pastori celebrano con danze il potere di Amore (“Trionfi Amore”).

Orfeo ed Euridice al teatro Massimo di Palermo

Il nuovo allestimento di Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck ha debuttato al Teatro Massimo di Palermo martedì 19 settembre alle 20:00.

A dirigerlo il direttore musicale onorario Gabriele Ferro con la regia di Danilo Rubeca.

Titolo fondamentale del repertorio, Orfeo ed Euridice, l’opera in tre atti di Christoph Willibald Gluck su libretto di Ranieri de’ Calzabigi, considerata l’incarnazione delle teorie della riforma del melodramma che portarono al passaggio dall’opera barocca a quella di Mozart, ha debuttato in Sala Grande martedì 19 settembre alle 20:00 e sarà in scena fino a domani 26 settembre. Il Teatro Massimo la presenta in un nuovo allestimento affidato al direttore musicale onorario Gabriele Ferro e alla regia e coreografia di Danilo Rubeca, che impegna Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro. Le scene sono firmate da Domenico Franchi, i costumi da Alessio Rosati, le luci da Marco Giusti.

A interpretare il ruolo di Orfeo il controtenore Filippo Mineccia, tra i più grandi interpreti attuali del repertorio barocco e del Settecento, mentre Euridice è il giovane soprano palermitano Federica Guida, che va affermando sempre più la sua carriera su palcoscenici internazionali. Il soprano israeliano Nofar Yacobj è l’interprete di Amore, il personaggio e il sentimento che informa di sé tutta l’opera. In scena Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo. Maestro del Coro Salvatore Punturo. Direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau.

La prima dell’opera, martedì 19 settembre, è stata trasmessa in diretta streaming sulla webTv del Teatro Massimo diretta da Gery Palazzotto. La regia è di Antonio Di Giovanni, l’editing di Davide Vallone. Ecco il dettaglio delle recite con orari e turni di abbonamento, inclusi gli spettacoli già svolti: 19 settembre ore 20:00 (Turno Prime); 20 settembre ore 18:30 (Turno C); 21 settembre ore 18:30 (Turno B); 23 settembre ore 20:00 (Turno F); 24 settembre ore 18:30 (Turno D); 26 settembre ore 18:30 (Turno Opera).

Il debutto è stato preceduto da due appuntamenti di introduzione all’ascolto: il primo, giovedì 14 settembre alle ore 18.00 in Sala Onu, a cura dell’Associazione Amici del Teatro Massimo, con lo studioso del melodramma settecentesco e critico musicale, Lorenzo Mattei, docente di Storia della musica presso l’Università di Bari, che ha parlato di Orfeo ed Euridice di Cristoph Willibald Gluck. Ingresso libero.

Il secondo appuntamento, martedì 18 settembre, alle 18:30 in Sala Onu ha visto la presenza della scrittrice e drammaturga Beatrice Monroy che per il ciclo “Vi racconto l’opera” ha proposto letture e narrazioni di Orfeo ed Euridice con gli attori Sabrina Petyx e Gigi Borruso. Biglietti 3 euro.

Durata dello spettacolo: un’ora e 40 minuti circa senza intervallo.

Caratteristiche tecniche

Fonte: https://www.bitculturali.it/2023/09/musica/orfeo-ed-euridice-di-gluck-al-teatro-massimo-di-palermo/

“Orfeo ed Euridice è un’opera fondamentale con cui Gluck e Calzabigi hanno posto le basi di una grande rigenerazione e di un grande ripensamento dell’opera italiana – dice il direttore d’orchestra Gabriele Ferro –  La loro riforma ha spogliato l’opera da inutili ornamenti e colorature, aggiunte dai solisti e dai cantanti, e l’ha restituita all’essenzialità del testo e della musica. Grande attenzione richiede l’uso dei recitativi, che non sono dei recitativi classici con il cembalo e il basso continuo, ma, praticamente, degli ‘ariosi’ con una struttura di andamento di tempo ben precisa. Così come è importante trovare il tipo di suono necessario per questo genere di musica, ovvero ‘forti’ molto moderati, dinamiche e suoni fluenti e più possibilmente naturali. Rispetto alla versione originale viennese ho voluto inserire nel finale un terzetto e la ciaccona della versione di Parigi del 1774, due capolavori talmente belli musicalmente che sarebbe stato un peccato non eseguirli, per il resto è tutto estremamente fedele alla prima versione”.

La messa in scena di Danilo Rubeca sceglie di trasformare la nuova resurrezione di Euridice in una più poetica elevazione tra le stelle dove la sposa di Orfeo viene condotta da Amore. “Tra i tanti miti del mondo antico – dice il regista – quello di Orfeo ed Euridice è uno dei più noti, dei più amati e tra quelli che hanno offerto il maggior numero di possibili interpretazioni. Ciò che lo caratterizza è essenzialmente il senso di abbandono e di solitudine in cui la perdita della donna amata ha gettato il protagonista: l’incapacità di accogliere, elaborare e metabolizzare il lutto … Inconsciamente, Orfeo aspira al ritorno; un viaggio impossibile, però, perché – come diceva Sartre – siamo viaggiatori con un biglietto di sola andata. Il luogo del ritorno è pertanto un luogo impossibile, perché non c’è mai nessun luogo che resti immutato nel tempo dove poter ritornare. Per questo il viaggio è di sola andata. Semmai è il nostro passato che ci visita in modo sorprendente, offrendoci ogni volta la possibilità di ripartire. Qualcosa dal passato che ci illumina, come le stelle morte che continuano a far luce al nostro presente”.

Media One

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