Oggi è la giornata dell’incontro a Washington tra il presidente americano Donald Trump, il presidente ucraino, Volodymyr Zelen’skyj, e alcuni leader politici europei. Gli incontri sono previsti stasera: alle 19,00 il capo dell’amministrazione statunitense incontrerà Zelen’skyj, poi sarà la volta dei leader europei.
Come finirà? Le premesse sono pessime. Trump chiederà a Zelen’skyj ed europei che l’Ucraina dovrà cedere territori alla Russia; il no appare scontato, perché ucraini ed europei, pur avendo perso in buona parte la guerra, pensano di avere vinto e di poter imporre condizioni. Inoltre – questa sarebbe l’ultima di queste ore – prima di cominciare a trattare il presidente ucraino, probabilmente con l’appoggio della stragrande maggioranza dei Paesi Unione europea, sarebbe pronto a chiedere il cessate il fuoco: richiesta che i russi non accetteranno mai perché, come già accennato, stanno vincendo sul campo. Gli scenari possibili sono tre: 1) la trattativa si concluderà stasera (scenario improbabile); 2) non si arriverà a nulla (scenario probabile); 3) Trump manderà Zelen’skyj e i governanti e gli europei a quel paese (scenario da non sottovalutare).
Ma la notizia che vogliamo raccontare stamattina non è solo questa. La vera notizia è che nell’Unione europea non si parla più dei dazi doganali americani. Sono stati ritirati? No. I dazi statunitensi ai Paesi Ue rimangono al 15% in generale, in attesa che per alcuni prodotti si entri nel dettaglio. Così come rimangono i dazi al 50% per acciaio e alluminio. Ribadiamo: tranne per alcuni prodotti per i quali si sta ancora trattando, un qualunque bene europeo che entra negli USA è gravato di un dazio del 15%.
Ciò significa che se un’azienda europea esporta un prodotto in America deve pagare il 15% alle dogane statunitensi. Poi può decidere se aumentare il prezzo del prodotto del 15% per fare pagare ai consumatori americani il dazio che ha pagato alle dogane, o lasciare il prezzo immutato. Fino a qualche settimana fa in Italia – per citare un esempio – certi imprenditori chiedevano al Governo italiano compensazioni per recuperare i dazi che stanno pagando. Una richiesta assurda: per quale motivo, infatti, i cittadini italiani dovrebbero pagare alle aziende che esportano il costo dei dazi? Fino a prova contraria, i cittadini non sono soci degli imprenditori.
In questa storia sta passando quasi inosservato un elemento. Gli Stati Uniti non hanno appioppato dazi solo all’Unione europea, ma a tanti Paesi del mondo. Se facciamo quattro conti, ebbene, ci accorgiamo che i dazi doganali che l’amministrazione americana ha appioppato all’Unione europea sono più bassi rispetto ai dazi che gli USA hanno imposto a tanti altri Paesi del mondo. Cosa stiamo cercando di dire? Semplice: che ci sono Paesi, che competono con l’Italia per l’esportazione in America di certe produzioni, che sono gravati di dazi maggiori rispetto ai dazi imposti all’Unione europea. Insomma, non c’è bisogno di essere grandi economisti e grandi matematici per capire che, almeno in questa fase, per alcuni prodotti, l’Unione europea nel suo complesso e l’Italia in particolare potrebbe addirittura avvantaggiarsi rispetto ad altri Paesi.
Ribadiamo: per alcune produzioni l’Italia, per con dazi al 15%, potrebbe addirittura esportare di più in America! Questi, ribadiamo, al netto dei beni che sono ancora oggi oggetto di trattative tra USA e Ue. Non fanno testo acciaio e alluminio per i quali i dazi americani rimangono al 50%. Così come non è avvantaggiato chi deve esportare auto in America (Germania).
Che significa questo? Tre cose. In primo luogo che con i dazi chi sta guadagnando una barca di soldi sono gli americani. In secondo luogo le compensazioni chieste dalle imprese italiane al Governo del nostro Paese non hanno motivo di esistere perché, in generale, sono un’assurdità. In terzo luogo, le compensazioni non hanno motivo di esistere per quelle produzioni che, pur con dazi al 15%, si stanno avvantaggiando grazie al fatto che altri Paesi del mondo, per le medesime produzioni, debbono fronteggiare dazi americani più alti.
Questo ovviamente vale se l’Unione europea manterrà gli impegni assunti all’incontro in Scozia di qualche settimana fa. Ricordiamo che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha firmato con Trump un accordo che prevede l’acquisto di armi americane, da parte dei Paesi Ue, e investimenti europei negli USA. Se l’Unione europea non manterrà tali impegni i dazi americani potrebbero passare al 30% e finirebbero gli attuali vantaggi per l’export Ue negli USA. Non solo. Va da sé che in politica tutto si tiene: e i dazi sono una scelta politica per fronteggiare questioni economiche.
Quando scriviamo che in politica tutto si tiene, ci riferiamo alla trattativa sulla guerra in Ucraina. Se Zelen’skyj e gli europei stasera tireranno troppo la corda, c’è il rischio che Trump interrompa le trattative e dica al presidente ucraino e ai leader europei: “Basta, mi sono stancato, vedetevela voi. Continuate pure la guerra contro la Russia ma non con le armi e con la copertura di Intelligence americane”. In questo secondo caso non è da escludere che i dazi americani all’Unione europea passino subito al 30%…
Il colmo è stato toccato dalla nota Bbc, la televisione pubblica inglese che, lo ricordiamo,…
https://www.youtube.com/watch?v=arl0fMO9FQI Reti idriche: Agrigento, Siracusa e Messina 40 milioni per modernizzare le infrastrutture in tre…
https://www.youtube.com/watch?v=e2H-HPGiwSQ È stato interrogato oggi al Tribunale di Palermo l’ex presidente della Regione Siciliana Totò…
https://www.youtube.com/watch?v=N-RTncoMop8 TELE ONE canale 16 in tutta la Sicilia, in diretta streaming su www.teleone.it, https://www.facebook.com/teleone.it…
https://www.youtube.com/watch?v=6qgQnnChukc TELE ONE canale 16 in tutta la Sicilia, in diretta streaming su www.teleone.it, https://www.facebook.com/teleone.it…
https://www.youtube.com/watch?v=A4a9EmiYZes Taormina: Transizione verde, l’appello degli esperti: “Investire su giovani imprese e startup”. Frammentazione delle…