La notizia si sintetizza così: se entro il 15 Giugno arriverà un’ondata di caldo micidiale, in Sicilia potrebbe scoppiare un mezzo inferno. Questo perché fino al 15 Giugno sarà operativo il 45% degli operai del servizio antincendio. Il restante 55% prenderà servizio il 16 Giugno.
Il Governo regionale di Renato Schifani ha scommesso sulla clemenza del clima e, fino ad oggi, gli è andata bene. Per quello che sappiamo, dovrebbe andare bene anche nei prossimi quattro giorni. Certo, un po’ di caldo, nella nostra Isola, è arrivato. Ma non si è trattato di alte temperature insopportabili. Al massimo la temperatura ha raggiunto i 35 gradi. Peraltro solo dalle 11,00 alle 16,00, perché la mattina si sta bene e nel pomeriggio la temperatura scende. Detto questo, qualche incendio è stato registrato. Le cronache hanno raccontato di 23 roghi.
Nulla di eccezionale: le fiamme sono state domate senza grandi sforzi da Vigili del fuoco e forestale a Partinico, in contrada Bosco Falconeria e San Carlo; a San Giuseppe Jato in contrada Perciata; e a Monreale nella zona dell’Acqua park. Qualche incendio a Palermo sul monte Grifone, a Balestrate, a due passi dall’autostrada, e a Misilmeri. C’è chi ha anche fatto il conto: cinque incendi a Palermo e provincia, quattro nell’Agrigentino, quattro nel Nisseno, tre nel Catanese, tre nel Siracusano, due nel Messinese, uno nell’Ennese e uno nel Ragusano.
Il problema è un altro e si condensa in una domanda: cosa potrebbe succedere se le temperature raggiungeranno livelli elevati? L’anno scorso, tutto sommato, è andata bene. Per tre ragioni. In primo luogo, il caldo non è mancato ma non ci sono state sciroccate tremende: e la mancanza di sciroccate rende la vita difficile ai delinquenti o esagitati che appiccano il fuoco nelle aree verdi. In secondo luogo, nell’Estate del 2024 è andata bene perché gli incendi che hanno funestato la Sicilia nel 2021, nel 2022 e nel 2023 hanno inferto un colpo pesantissimo ai boschi della Sicilia. Insomma, non c’era molto verde da bruciare, considerato che l’attività di rimboschimento, da quando la politica siciliana, oltre un decennio fa, ha smantellato, di fatto l’Azienda Foreste Demaniali della Regione non brilla. In terzo luogo, la siccità, che nel 2024 si è fatta sentire, ha limitato la presenza di verde.
Quest’anno la situazione è molto diversa. Al di là della sceneggiata con la presentazione di una Sicilia tormentata dalla siccità, la nostra Isola è stata in tante aree interessata da piogge, in alcuni casi intense. Da qui lo sviluppo di tanto verde che oggi, in parte, si è trasformato in arbusti secchi ed erbe secche. Qui arriva una possibile brutta notizia: la cosiddetta prevenzione ‘passiva’ degli incendi, come ci dice, Franco Cupane, segretario regionale del SIFUS, in questo momento, interessa sì e no, il 40% delle aree verdi demaniali. Parliamo della realizzazione dei viali parafuoco e, in generale, di tutte le opere che puntano a prevenire gli incendi boschivi e nelle aree verdi. Non è, a conti fatti, uno scenario che infonde tranquillità: tutt’altro. C’è una seconda notizia ancora più brutta e illustrarla è lo stesso Cupane. Se si va a vedere cos’è stato fatto, in materia di prevenzione degli incendi boschivi, nelle aree comunali e nelle aree che fanno capo alle ex Province, ebbene, lo scenario è sconfortante: in tali zone la prevenzione ‘passiva’ degli incendi, nelle migliore delle ipotesi, arriva al 20%. Le aree verdi private, infine. Nelle zone verdi private dove operano gli agricoltori e gli allevatori c’è una grande attenzione. Sono proprio agricoltori e allevatori che si organizzano per difendere le proprie aziende da eventuali incendi. Ma ci sono anche le aree private abbandonate, che sono la stragrande maggioranza. Ed è da queste aree private che, spesso, partono le fiamme. In questi casi i Comuni si dovrebbero attivare con i privati per spingerli ad effettuare le opere di prevenzione degli incendi. E’ così? Cupane allarga le braccia e sorride amaramente: “In questo momento, nelle aree verdi private abbandonate c’è il nulla”. Ma se i Comuni siciliani sono tutti senza soldi cosa dovrebbero fare? Operare a colpi di bacchetta magica?
A quanto pare la Sicilia, in uno scenario di semiabbandono delle aree verdi e boscate è in buona compagnia. Sull’Agenzia SICRA PRESS leggiamo una dichiarazione di Giuseppe Fiore, segretario nazionale del SIFUS: “Per i lavoratori forestali – dice Fiore – sono poche le giornate annue e mancate riforme di stabilizzazione che produrranno pensioni da fame”. Secondo Fiore, la politica nazionale trascura l’ambiente e la tutela dei boschi. Vengono così trascurati interventi essenziali: pianificazione delle opere selvicolturali, gli interventi di prevenzione incendi e la sicurezza del territorio. Da qui una serie di problemi tra incendi e desertificazione del territorio.
Poi c’è un’altra grande questione: la demotivazione degli operai forestali della Sicilia, di fatto abbandonati dalla politica. Sempre di fatto, l’unica organizzazione sindacale che si batte, da sempre, per la stabilizzazione degli operai forestali della Sicilia è il SIFUS. Gli altri sindacati ‘babbiano’, perché hanno altri ‘interessi’. Ma questo è un altro tema. L’unica cosa che possiamo affermare in chiusura è che, con tutti gli arbusti secchi e le erbe secche che ci sono in Sicilia, se dovessero arrivare un paio di sciroccate ‘giuste’ ci sarà da ballare la samba rovente…
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