28 Marzo 2024

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Insegnante morta a Palermo dopo vaccino, disposto sequestro degli organi

PALERMO (ITALPRESS) – La Procura di Palermo, su istanza dei legali della famiglia, ha disposto il sequestro degli organi e di alcuni campioni prelevati dal corpo di Cinzia Pennino, la professoressa palermitana morta pochi giorni dopo essersi sottoposta alla prima dose di vaccino AstraZeneca. Il provvedimento è stato firmato dal pm Giorgia Spiri, che ha nominato la professoressa Antonietta Argo e delegato il commissariato Oreto Stazione per le indagini. I consulenti di parte, incaricati dalla famiglia, sono invece il professor Paolo Procaccianti dell’Università degli Studi di Palermo e il professor Lucio Di Mauro dell’Università degli Studi di Catania, che è anche il medico legale di Stefano Paternò, il sottufficiale della Marina militare di Augusta, morto i primi di marzo dopo la prima somministrazione sempre del vaccino AstraZeneca.
“E’ una prima risposta concreta – commentano gli avvocati Raffaella Geraci e Alessandro Palmigiano – rispetto alle richieste dalla famiglia e alla necessità di fare chiarezza sulla vicenda. Per quanto ci riguarda e per quello che abbiamo ricostruito – continuano gli avvocati – Cinzia Pennino era in ottima salute fino alla data della somministrazione e risulterebbe quindi evidente un rapporto causa-effetto tra il vaccino e la trombosi che ne ha causato la morte”.
Nei giorni seguenti il decesso dell’insegnate, gli avvocati avevano presentato un esposto e un’istanza di accesso all’Aifa e all’Asp di Palermo per conoscere sia le determinazioni sulla distribuzione del vaccino, sia le procedure mediche e le terapie seguite a partire dalla fase della somministrazione dell’AstraZeneca fino al momento della morte.
In attesa di ulteriori sviluppi, emergono nuove vicende simili. Un’altra docente, la professoressa Rosaria Cortegiani, infatti, si è rivolta allo studio legale Palmigiano per un episodio che per fortuna ha avuto un epilogo diverso, nonostante la perdita di tempo prezioso causata dai vari rimpalli ospedalieri. La professoressa, lo scorso 12 marzo, ha ricevuto alla fiera del Mediterraneo la prima dose di vaccino AstraZeneca, con una fiala appartenente al lotto ABV5811 (poi sequestrato). Dopo circa una settimana dalla somministrazione sono comparsi i primi sintomi, con un forte dolore e un edema alla gamba destra. La docente è arrivata al Pronto Soccorso dell’ospedale Civico il 26 marzo e da lì è stata costretta a vagare per reparti e ambulatori chiusi fino a tornare al punto di partenza – ovvero all’area di emergenza – dove alla fine è stato disposto il ricovero d’urgenza e il trasferimento al reparto di Ematologia del Policlinico Paolo Giaccone.
In questo caso le diagnosi era di trombosi venosa profonda femoro-poplitea-tibiale posteriore destra, trombosi venosa giugulare destra, parziale trombosi della vena giugulare interna sinistra e un’embolia polmonare acuta bilaterale asintomatica. “Il lotto in questione – spiega l’avvocato Alessandro Palmigiano – è stato sequestrato dai carabinieri del Nas il 15 marzo in tutti gli Hub e i centri di vaccinazione e successivamente è stato oggetto di sospensione da parte dell’Aifa. Dunque alla data di vaccinazione, il 12 marzo, c’erano già stati episodi di trombosi ed evidenze che potevano – o forse è più corretto dire dovevano – essere segnalate nei moduli per il consenso informato”.
La professoressa ha dato quindi mandato allo Studio Palmigiano di diffidare l’Aifa, l’azienda che produce il vaccino AstraZeneca, l’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana, l’Azienda Sanitaria Provinciale e l’Arnas Civico. Secondo il legale ci sarebbero profili di responsabilità da accertare e possibili criticità, soprattutto sul tema di un adeguato e completo consenso informato. Solo il 25 marzo, infatti, il Ministero della Salute, con propria circolare, ha trasmesso l’aggiornamento del modulo di consenso alla vaccinazione Covid, mentre l’Asp di Palermo continuava senza indugi l’attuazione del piano vaccinale. “Oggi – conclude l’avvocato Palmigiano – la signora per fortuna è in ripresa, è riuscita a superare la fase critica e adesso si trova in via di guarigione ma decisa a chiedere giustizia, anche alla luce del fatto che le conseguenze erano note e che avrebbero potuto informarla preventivamente”.
(ITALPRESS).