La Corte Suprema dà ragione a Trump sulla lotta all’immigrazione clandestina. Si inizierà con i controlli su 300 mila venezuelani

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Con molta probabilità, la decisione adottata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, che ha dato ragione all’amministrazione di Donald Trump sulla gestione di circa 300 mila immigrati venezuelani, ridefinisce il futuro dell’immigrazione negli USA. Va sottolineato che lo stop all’immigrazione in America, soprattutto agl’immigrati provenienti dal Sudamerica, è uno dei punti centrali del programma di Trump, insieme con la riduzione del deficit federale, con lo smantellamento della globalizzazione economica, con la lotta alla pedofilia e con la ricerca della verità sulla gestione della pandemia, con riferimento alla diffusione nel mondo dei controversi ‘vaccini’. Di ostacoli, in questi primi mesi alla Casa Bianca, il nuovo presidente ne sta incontrando tanti. Forse i più insidiosi sono proprio nell’immigrazione a ruota libera, a causa dei grandi interessi che si celano dietro questo fenomeno. L’immigrazione libera, lo ricordiamo, è uno degli elementi cardine della globalizzazione economica: facendo entrare migranti a fiumi nei Paesi occidentali aumenta l’offerta di lavoro e si riducono i salari: che è, per l’appunto, l’obiettivo del grande capitale. E poco importa se a farne le spese sono i lavoratori che vengono pagati di meno. Ma in America, strettamente connesso all’immigrazione c’è un altro problema: la droga. Dal Messico, ormai da decenni, entrano negli Stati Uniti fiumi di stupefacenti. Un business miliardario gestito dai ‘cartelli’ della droga sudamericani che nel mercato USA, è proprio il caso di dirlo, hanno trovato l’America!

Prima di esaminare i meccanismi e gli interessi che si nascondono dietro l’immigrazione diamo un’occhiata allo scenario giudiziario e politico. Cominciando col dire che Trump, da quando si è insediato, ha subito messo mano all’agenza immigrazione, scontrandosi, in alcuni casi, con la Magistratura. Lo scorso Aprile, per citare un esempio, un giudice federale del Northern District della California ha bloccato l’azione dell’amministrazione americana, che stava lavorando per bloccare l’arrivo di migranti e per espellere i migranti senza autorizzazione. Il giudice ha motivato lo stop con la discriminazione razziale. Le polemiche sono state durissime. A differenza della precedente amministrazione del Democratico Joe Biden, che ha aperto all’immigrazione, Trump vuole invece ridurre la presenza di migranti, sia per mettere ordine nelle città, sia perché prova a difendere i salari dei lavoratori americani. Questo punto è fondamentale. I Democratici americani, già dai tempi di Clinton, hanno abbracciato la ‘causa’ del grande capitale, ovvero delle multinazionali che, come già accennato, vogliono bassi salari; Trump, invece, difende gli interessi dei ceti sociali impoveriti che, del resto, l’hanno sostenuto alle elezioni presidenziali.

Come sottolineato, i giudici sono più volte intervenuti, in questi primi mesi dell’amministrazione Trump, per cercare di bloccare l’azione del presidente in materia di lotta all’immigrazione. Lo scontro è stato durissimo. Tom Homan (qui la sua biografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Tom_Homan), uno degli uomini di punta dell’amministrazione Trump sul fronte della lotta all’immigrazione, non ha risparmiato critiche ai magistrati: “Sono qui dal 1984 e lo ‘status di protezione temporanea’ non è mai temporaneo… Se guardi quella decisione, si basa sull’opinione, non sullo stato di diritto” (qui un articolo: https://scenarieconomici.it/stop-immigrazione-trump-corte-suprema-tps-venezuelani/).

Qualche giorno fa è arrivata la decisione della Corte Suprema all’attuale amministrazione statunitense. Per Trump e per i suoi collaboratori ora la strada è spianata. In base a questo pronunciamento i funzionati dello Stato americano hanno annullato l’estensione dello Status di Protezione Temporanea (TPS), che era stata voluta dalla precedente amministrazione Biden. Grazie al TPS, ai migranti presenti in America – in questo caso ai circa 300 mila venezuelani – vengono garantiti i permessi di lavoro e non possono essere rimpatriati nei loro Paesi di origine. Per la cronaca, il TPS è un programma che offre rifugio a cittadini di nazioni colpite da guerre, carestie o altre emergenze economiche e ambientali. Chi usufruisce del TPS può restare a lavorare negli Stati Uniti per 18 mesi, con la possibilità che il programma di protezione gli venga rinnovato.

Sul rinnovo del TPS c’è stato uno scontro politico tra Biden e Trump: l’ex presidente ha concesso il TPS ai migranti venezuelani nell’Ottobre del 2023, rinnovandolo nel Gennaio di quest’anno, quando Trump era già stato eletto ma non si era ancora insediato. Mossa che il nuovo presidente non ha proprio ‘digerito’.

Le protezioni ai migranti venezuelani assicurate dal TPS avrebbero dovuto scadere nell’Ottobre 2026. Ma lo scorso Febbraio la Segretaria della Sicurezza Interna, Kristi Noem (che dovrebbe essere l’equivalente del nostro Ministro degli Interni), ha revocato anticipatamente i TPS, scatenando un’immediata contestazione legale. La parola è passata ai giudici della Corte Suprema, che hanno dato ragione all’amministrazione Trump. E dire che pochi giorni prima la stessa Corte Suprema, in un giudizio separato, aveva dato torto al Governo federale americano, stabilendo che gli immigrati possono contestare la deportazione. Ora lo scenario è cambiato e Trump e i suoi Segretari (leggere i suoi Ministri) avranno le mani libere. E’ probabile, anzi è quasi certo che adesso inizi un’opera di revisione di tutte le TPS concesse negli anni ai tanti migranti presenti negli USA. Non solo ci sarà una stretta ai confini, ma si moltiplicheranno le espulsioni dei migranti che, a norma di legge, non hanno titoli per restare negli Stati Uniti d’America.

Questo, lo ribadiamo, è un colpo durissimo per la globalizzazione e per i protagonisti di questo sistema molto presente anche in Europa. Chi gestisce il flusso di migranti, oltre a favorire il grande capitale facendo crollare i salari, guadagna una barca di soldi con la gestione dei flussi. Nel caso dell’Europa, beh, se fosse reale la solidarietà verso i migranti che arrivano dal Nord Africa basterebbe organizzare i ponti aerei, invece di stipare i migranti in imbarcazioni di fortuna, con traversate che, in alcuni casi, provocano la morte di queste persone.

Noi, in realtà, conosciamo solo una parte delle tragedie in mare, ovvero di chi perde la vita durante il viaggio in queste imbarcazioni che, spesso, stanno a galla per miracolo. Questo sistema criminale viene tenuto in piedi per consentire a chi gestisce questo traffico umano di guadagnare non meno di 5 mila euro per ogni migrante: cosa che sarebbe impossibile con i ponti aerei tra Nord Africa ed Europa. Tra l’altro, se è vero che i migranti dovranno essere ripartiti tra i 27 Paesi Ue (uno di tanti impegni assunti di recente dall’esecutivo dell’Unione europea, almeno sulla carta), i ponti aerei consentirebbero di evitare il caos continuo a Lampedusa e in Italia, con notevoli risparmi, perché non ci sarebbe più bisogno di spendere una barca di soldi per i centri di accoglienza. Questo perché i migranti potrebbero essere ripartiti tra i Paesi europei al momento della partenza dal Nord Africa. Ma, come abbiamo illustrato, tra Libia, Tunisia e Europa l’interesse è un altro… Per concludere, ricordiamo che il giro di affari che si registra tra Tunisia, Libia ed Europa nella gestione degli ‘imbarchi’ sulle carrette del mare, lo si registra anche al confine degli Stati Uniti d’America con il Messico. Anche lì girano molti soldi. Ma di questi argomenti, chissà perché, si parla poco.