La missione di Giorgia Meloni in America per trattare sui dazi: gli scenari possibili

Domani è prevista la missione americana del presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Giorgia Meloni, in America. La premier del nostro Paese incontrerà il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, per affrontare la questione dei dazi doganali. L’incontro non sta maturando sotto i migliori auspici. La presenza a Washington della Meloni è stata anticipata da una richiesta dei vertici dell’Unione europea che è stata respinta al mittente.
La Commissione europea avrebbe proposto a Trump dazi zero sui prodotti industriali e, soprattutto, sulle automobili. A molti osservatori è sembrata una proposta ‘confezionata’ su misura per le auto europee che non si riescono più a vendere, a cominciare dalle auto tedesche. In ogni caso, come già accennato, la proposta è stata respinta. A complicare lo scenario è arrivata una dichiarazione del portavoce della Commissione europea, Olaf Gill. Leggiamo in un lancio ANSA: “In merito all’invito del presidente Trump affinché l’Ue si sieda al tavolo delle trattative: signor presidente, siamo già seduti a quel tavolo. Quanto poi all’affermazione secondo cui l’Unione europea starebbe approfittando degli Stati Uniti, anche in questo caso i fatti non supportano le affermazioni. L’Ue – ha concluso Gill – è una fonte affidabile di materie essenziali per gli Usa e il principale acquirente di gas naturale e petrolio americani” (qui l’articolo dell’ANSA: https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2025/04/15/ue-a-trump-non-siamo-approfittatori-ma-amici-degli-usa_5cd9f5d1-2df6-43b4-baf1-c6f250d5175f.html).
Sembra che tale affermazione abbia indispettito ulteriormente Trump e i suoi collaboratori, se è vero, con riferimento all’interscambio commerciale USA-UE nel 2024, che il surplus commerciale dell’Unione europea è stato pari a quasi 200 miliardi di euro. Una cifra che non è controbilanciata dal saldo positivo degli americani nei servizi che si attesterebbe intorno a poco più di 100 miliardi di euro.
Tra l’altro, cosa non proprio secondaria, quando si parla di ‘servizi’ forniti dagli americani all’Unione europea si fa soprattutto riferimento ai giganti del Web che, a parte X che fa capo a Elon Musk, non sono esattamente interlocutori di Trump, che non li ha mai amati. Insomma, per dirla tutta, ricordare all’attuale Governo federale americano che coloro i quali hanno censurato l’attuale presidente USA alle elezioni presidenziali del Dicembre 2020 oggi fanno grandi affari in Europa non è stata una bella idea: anzi. Questa precisazione non migliora i margini di una possibile trattativa sui dazi tra il Governo italiano e il Governo americano: semmai li complica. Così come non è stata una bella idea chiedere a Trump ‘sconti’ per le auto europee, che poi sono soprattutto tedesche.
Chi ha seguito e continua a seguire le trattative sui dazi tra l’amministrazione Trump e i vari Paesi del mondo sa che, in effetti, uno stop ai dazi sulle auto è stato chiesto da Canada e Messico. Tale ipotesi è stata presa in considerazione dagli americani per un motivo preciso. I titolari delle industrie automobilistiche che operano in Canada e in Messico hanno detto a Trump che loro sono disposti a trasferire gli stabilimenti in America ma chiedono un po’ di tempo. La trattativa, per ora, è proprio sul tempo. Per un tempo breve il Governo federale americano sarebbe disposto a sospendere i dazi doganali; per un tempo medio Trump e i suoi collaboratori, almeno fino a questo momento, sono per il “No” allo stop sui dazi.
Anche in questo caso bisogna essere chiari: l’obiettivo dell’attuale amministrazione americana è il cosiddetto reshoring, ovvero riportare negli Stati Uniti le industrie che hanno trasferito fuori dagli USA i propri stabilimenti per sfruttare i salari più bassi; e magari portare sempre in America altre attività produttive anche di altri Paesi. Tutto questo per creare occupazione in America, imposte pagate negli USA e riduzione del deficit commerciale, perché chi produce nel territorio americano, ovviamente, non aumenta il deficit. Questa è una strategia che ha un senso. Ma che senso avrebbe, in questo momento, aiutare l’industria automobilistica europea – che poi ribadiamo, sarebbe soprattutto l’industria automobilistica tedesca – per penalizzare l’industria automobilistica americana?
Detto questo, non possiamo conoscere la strategia del capo del Governo italiano. Conosciamo, invece, l’orientamento del Trump anche nel settore della farmaceutica, con un interscambio con l’Unione europea che non favorisce certo gli Stati Uniti d’America. Leggiamo qualche passo di un articolo di ABAUTPHARMA: “Una crescita del 13,5% rispetto al 2023, che ha permesso di toccare quota 313,4 miliardi di euro di valore commerciale. Sono i numeri delle esportazioni di medicinali e prodotti farmaceutici da parte dei paesi dell’Unione europea. Li fornisce l’Eurostat, in un’analisi sul settore, in cui mostra come al contempo le importazioni abbiano registrato solo un modesto aumento dello 0,5%, raggiungendo quota 119,7 miliardi di euro. Dalle rilevazioni di Eurostat, inoltre, gli Stati Uniti risultano il principale partner commerciale” (qui l’articolo di ABAUTPJARMA per esteso: https://www.aboutpharma.com/business-e-mercato/eurostat-cresce-export-di-farmaci-dellue-135-gli-usa-il-maggior-partner-commerciale/). Non ci sarebbe da stupirsi se Trump, sempre per ridurre il deficit federale, devesse decidere di ridurre le importazioni di medicinali dall’Unione europea.