Governo diviso di qua, Governo diviso di là. In queste ore, a proposito della bagarre, vera o presunta, andata in scena nel Parlamento italiano sulle pensioni, se ne dicono e se ne sentono di tutti i colori. Ma le cose stanno veramente così? O siamo davanti a quella che potrebbe essere stata una recita all’interno della maggioranza di centrodestra che regge le sorti del Governo di Giorgia Meloni? Proviamo a riassumere quello che è successo. E, soprattutto, cerchiamo di descrivere quello che potrebbe succedere prima dell’approvazione della manovra economica e finanziaria 2026. Perché, da quello che noi leggiamo e ascoltiamo qua e là, la vicenda non è chiusa. Ricordiamoci che l’Italia, da quando ha aderito all’euro, è un Paese che, in materia di scelte economiche, ha una sovranità limitata dall’Unione europea. Non stiamo dicendo nulla di nuovo. Ricordiamoci che nella Primavera del 2018, quando stava per nascere il Governo Giallo-Verde di Movimento 5 Stelle e Lega, l’Unione europea si è opposta alla nomina dell’economista Paolo Savona a Ministro dell’Economia. Di fatto, i vertici politici e istituzionali italiani hanno bloccato la nomina di Savona per conto di Bruxelles con la motivazione che non era “europeista”. Di fatto, in Italia, chi non è allineato con i dettami dell’Unione europea non può ricoprire il ruolo di Ministro dell’Economia.
Basta osservare i fatti: fino a prima della polemica sulle pensioni di questi giorni, l’attuale Ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, ha seguito le indicazioni di Bruxelles. La Germania ha varato una manovra economica e finanziaria 2026 di oltre 520 miliardi di euro, contraendo un indebitamento di mille miliardi di euro. La Francia, nell’anno in corso (l’attuale 2025) ha avuto la possibilità di fare tre punti di deficit. Per i francesi un punto di deficit equivale a 35 miliardi di euro: se ne deduce che, quest’anno, la Francia è andata avanti con 105 miliardi di euro di deficit. Per il 2026, stando a quello che si legge qua e là, la Francia si permetterà altri due punti di deficit, cioè altri 70 miliardi di euro di deficit: e infatti la manovra della Francia per il 2026 supera di poco i 60 miliardi di euro, tutti in deficit. All’Italia gli ‘eurocrati’ non hanno concesso un euro di deficit: i 23 miliardi della micragnosa manovra 2026 italiana sono al 70% circa soldi non spesi lo scorso anno, più 5 miliardi di euro ufficialmente scippati alle banche (con il dubbio che tale somma la pagheranno i cittadini-correntisti con gli aumenti delle commissioni bancarie) e altri 3 miliardi e mezzo di anticipi di imposte, soprattutto da parte di assicurazioni.
Ma queste penalizzazioni che l’Unione europea a ‘trazione’ tedesca ha appioppato all’Italia non bastavano. Siccome in Europa c’è ‘malura’ (leggere crisi), Bruxelles ha chiesto all’Italia di stravolgere le cosiddette ‘finestre pensionistiche’. Che tradotto in lingua italiana significa innalzamento dell’età pensionistica: lavorare più a lungo e andare in pensione più tardi. All’Unione europea non basta più che gl’italiani vadano in pensione a 68 anni: ha già deciso che, entro tre anni o giù di lì, i cittadini del nostro Paese dovranno andare in pensione a 70 anni. Un piccolo innalzamento pensionistico è stato chiesto retoricamente anche alla Francia, dove si va in pensione a 62 anni. Ben sapendo che i cittadini francesi e i partiti politici oggi maggioranza nell’Assemblea nazionale francese si sarebbero opposti: e così è stato. Ma gl’italiani, nella testa degli ‘europeisti’, a differenza dei francesi, non possono opporsi. Invece…
Invece è successo un parapiglia: o, almeno, questo è ciò che è apparso: addirittura una spaccatura all’interno della Lega tra il Ministro Giorgetti e i parlamentari leghisti. E’ stata una spaccatura o una recita? Ufficialmente – l’abbiamo visto con la mancata nomina dell’economista Savona al Ministero dell’Economia – l’Italia, in materia economica, porta una sorta di ‘anello al naso’: un ‘anello al naso europeista’, ma pur sempre un anello al naso! Non sappiamo cosa sia successo, in realtà. Ma una cosa la sappiamo: il Governo di Giorgia Meloni non può schierarsi apertamente contro l’Unione europea a ‘trazione’ tedesca. E infatti, in queste ore, la Meloni sembra innervosita, se non adirata, per quanto avvenuto in Parlamento: e non si capisce se è sincera o se, anche lei, stia recitando… Ma anche su questo punto, entro la fine dell’anno, sapremo come finirà questa storia, che non è ancora chiusa. Lo stravolgimento delle ‘finestre pensionistiche’ che l’Unione europea cerca di imporre all’Italia è stato sì eliminato dalla legge di Stabilità 2026, ma sembra che sia in corso una fortissima pressione per costringere l’Italia ad allungare l’età pensionistica. Il gioco è sempre lo stesso: il ‘ricatto’ politico sul debito pubblico italiano. E qui la vicenda si colora di ‘giallo’.
Da quello che si capisce, anche se le notizie sono frammentarie, sembrerebbe che gli ‘europeisti’ abbiano chiesto al Governo Meloni di inserire le norme ‘bocciate’ dal Parlamento in un Decreto che, addirittura, dovrebbe essere approvato prima della manovra economica e finanziaria. E, in effetti, un Decreto legge in materia economica è in corso di preparazione da parte del Governo. Verranno inserire anche le penalizzazioni pensionistiche? Si tratterebbe di una beffa: le norme sullo stravolgimento delle ‘finestre pensionistiche’ che sono state ‘cassate’ dal Parlamento verrebbero riproposte in un Decreto legge: si tratterebbe di un’umiliazione per lo stesso Parlamento, con un Governo che proporrebbe un provvedimento contro la maggioranza che lo sostiene a Montecitorio e a Palazzo Madama. Sarebbe una vera e proprio follia politica e parlamentare, che accentuerebbe lo scontro interno al Parlamento. Ricordiamo, infatti, che un Decreto legge deve essere convertito in legge entro 60 giorni dalla sua approvazione: e, con molta probabilità, verrebbe ‘bocciato’, a meno che le opposizioni di centrosinistra non siano d’accordo con l’Unione europea…
Come finirà? La cosa più probabile è che il Governo Meloni accetti il responso del Parlamento: niente stravolgimento delle ‘finestre pensionistiche’, ovviamente recitando la parte di chi ‘solidarizza’ con l’Unione europea. Della serie: noi del Governo Meloni abbiamo provato a far passare un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile ma il Parlamento italiano ha detto no… Del resto, in queste ore l’Unione europea a ‘trazione’ tedesca ha subito due pesanti sconfitte. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il Cancelliere della Germania, Friedrich Merz, avrebbero voluto utilizzare i fondi russi custoditi nel fondo belga Euroclear per finanziare l’Ucraina, ma la maggioranza dei Paesi Ue ha detto “No”. Avrebbero voluto approvare il Mercosur, il trattato commerciale tra Unione europea e quattro Paesi sudamericani (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) ma le proteste degli agricoltori a Bruxelles hanno bloccato tutto (il rinvio a Gennaio è solo sulla carta, perché gli agricoltori europei, soprattutto francesi, ma non soltanto loro, se la Commissione europea proverà a riproporre il Mercosur nel Gennaio prossimo scateneranno una rivoluzione). Dopo due sconfitte è arrivata la terza sconfitta in Italia. Cose che succedono…
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