La triste storia infinita di villa Deliella di Palermo, abbattuta nel 1959 e ancora oggi oltraggiata

Villa Deliella Palermo (foto artribune) - mediaoneoneline.it

Qualche giorno fa l’amministrazione comunale di Palermo è intervenuta in frett’e furia per bloccare il tentativo di ricreare un parcheggio nell’area di Piazza Croci dove un tempo sorgeva Villa Deliella. Azione meritoria, perché si sarebbe trattato di un amaro ritorno al passato. Già, il passato del capoluogo della Sicilia, in parte glorioso e in parte da dimenticare. I ricordi, a Palermo, in qualche caso somigliano ai vetri rotti: basta sfiorarli per ferirsi…

Il luogo dove si snoda questa storia, tanto per cominciare, è fatto di assenti. “Piazza Croci”, viene chiamata a Palermo. In realtà, questa Piazza è dedicata a Francesco Crispi; c’è anche una statua dedicata a questo controverso personaggio siciliano al centro di polemiche e misteri. Le polemiche sulla repressione nel sangue del movimento dei Fasci siciliani voluta proprio dal Governo italiano con Crispi presidente del Consiglio avvenuta fra il Dicembre del 1893 e il Gennaio del 1894. E il mistero, sempre con Crispi sullo sfondo, poco più di un trentennio prima, per la precisione, il 4 Marzo 1861, quando il giovane garibaldino Ippolito Nievo, il noto autore de ‘Le confessioni di un italiano’, si imbarca sul vecchio piroscafo ‘Ercole’ dalla Sicilia per arrivare a Napoli, per poi dirigersi a Torino, allora Capitale dell’appena nato Regno d’Italia. Nievo portava con sé una copiosa documentazione su ammanchi e imbrogli contabili che aveva scovato, nella sua qualità di intendente ed ispettore, nella gestione dei fondi di provenienza inglese gestiti, a quanto pare in modo disinvolto, da un gruppo di garibaldini tra i quali spiccava proprio Crispi. Il piroscafo ‘Ercole’ non arriverà mai a Napoli. Affondò a causa di una tempesta o perché bombardato? Mistero. Un’imbarcazione sparita con tutto l’equipaggio e con i documenti raccolti da Nievo. Sparita com’è sparito, nell’immaginario dei palermitani, il nome di questo luogo, che si chiama Piazza Croci e basta.

In questo punto della città, nei primi del ‘900, vede la luce villa Deliella (nella foto copertina, da artribune.com) . Il progetto di questa villa porta la firma dell’architetto Ernesto Basile, il progettista del Teatro Massimo di Palermo. I protagonisti sono i principi Deliella, i coniugi Anna Drogo di Pietraperzia e Nicolò Lanza, un ramo dei Lanza Branciforte. Tra il 1907 e il 1909 la villa viene completata dal costruttore Salvatore Rutelli. E’ una costruzione molto bella. Gli arredi della villa erano stati realizzati dallo ‘Studio Ducrot’, la celebre fabbrica di mobili della Palermo di quegli anni. Sulla storia di questa villa e sull’abbattimento si è detto e scritto tanto.

Sono stati chiamati in causa il Comune di Palermo e la Regione siciliana. L’idea di eliminare questa villa per realizzare chissà quale speculazione risale ai primi anni ’50. L’affermazione secondo la quale la Regione siciliana di quegli anni si disinteressava del proprio patrimonio culturale e quindi anche architettonico forse non è corretta. Se proprio la dobbiamo raccontare per filo e per segno, va detto che, alla fine degli anni ’50, per la precisione nel 1959, il Comune di Palermo approfittò della confusione politica che regnava tra Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, e Palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale, per abbattere, in poche ore, villa Deliella.

I fatti. Nel 1959 al Governo della Regione c’era il democristiano ‘ribelle’ Silvio Milazzo. Era un momento particolare, perché il Governo Milazzo, come si usa dire nel gergo dei cronisti parlamentari, in quei giorni “navigava a vista”. La Regione siciliana aveva posto un vincolo su Villa Deliella, proprio perché era un’opera in stile Liberty del Basile. Ma il vincolo venne contestato dal Consiglio comunale di Palermo che allora, lo ricordiamo, eleggeva il Sindaco. Sulla base di quale motivazione, o cavillo più o meno giuridico, il Consiglio comunale contestava il vincolo posto dalla Regione su villa Deliella? Il vincolo veniva contestato perché erano passati cinquant’anni dal completamento della villa. Una tesi assurda, perché il passare del tempo, se si tratta di un’opera architettonica di pregio, non fa certo venire meno il vincolo! Eppure, nell’abbattimento di villa Deliella, tutto ruota attorno a questo vincolo sul quale non è mai stata fatta chiarezza. Ancora oggi non si capisce se il Comune di Palermo ottenne dagli uffici della regione siciliana il vincolo per abbattere villa Deliella, o se approfittò della confusione politica di quegli anni.

La Regione siciliana avrebbe potuto opporsi all’abbattimento di Villa Deliella? Forse sì. Ma in quel momento – era il Novembre del 1959 – come abbiamo già accennato, la confusione politica, negli uffici della Regione, era pressoché totale. Il Governo regionale di Silvio Milazzo era alle ultime battute: sarebbe caduto nel Febbraio del 1960. Il Consiglio comunale di Palermo approfittò del caos per approvare una Variante al Piano regolatore. Sindaco della città era allora il democristiano Salvo Lima. Ma, anche in questo caso, sarebbe un errore appioppare tutta la responsabilità al Sindaco che, lo ricordiamo, in quegli anni era eletto dal Consiglio comunale e, in quanto tale, era ‘ostaggio’ dello stesso Consiglio comunale. Nel 1959, al Piano Regolatore di Palermo, vennero presentati centinaia di emendamenti da parte dei cittadini.

E tra questi emendamenti c’era anche quello che prevedeva l’abbattimento di villa Deliella. Nella notte tra il 28 Novembre e il 29 Novembre del 1959 Villa Deliella venne abbattuta. Questo atto vandalico non passò sotto silenzio. Ci furono proteste, un po’ in ritardo, in verità. L’unica ‘vittoria’ ottenuta fu il blocco della speculazione. Nessuna nuova costruzione. Per anni questo spazio è stato occupato da un parcheggio: su richiesta lavavano anche le automobili. Nell’Aprile del 2021 il Governo regionale siciliano presieduto da Nello Musumeci, annuncia la realizzazione di un Museo del Liberty nell’area dove sorgeva villa Deliella. E’ un’idea dell’allora assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà. Conoscendo come vanno le cose a Palermo, la parlamentare regionale Marianna Caronia, più volte consigliera comunale a Palermo, cerca di fare approvare dall’Assemblea regionale siciliana una norma stringente per evitare che, dalle parole, non si passi ai fatti. La norma viene stralciata. Quattro anni dopo, e siamo arrivati ai nostri giorni, del Museo del Liberty non c’è traccia. E con il solito Consiglio comunale di Palermo in tutt’altre faccende affaccendato, nell’area dove sorgeva Villa Deliella stava per tornare il parcheggio, magari per lavare le auto su richiesta…