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La Ue prende in giro Trump? In effetti appioppa sanzioni (inefficaci) contro la Russia e, sottobanco, acquista dall’India il petrolio russo

Senza la guerra in Ucraina e senza il ‘nemico’ Putin l’Unione europea non potrebbe giustificare le spese ingenti per il riarmo per provare a tenersi in piedi

Sembra una barzelletta: l’Unione europea approva sanzioni economiche a più non posso contro la Russia e, sottobanco, acquista dall’India il petrolio russo rimettendoci un bel po’ di soldi. Questo perché l’India lo rivende ad un prezzo più elevato, se non altro per riprendersi i costi che sostiene e anche per guadagnare qualcosa. Insomma, i Paesi Ue dicono di voler colpire la Russia con le sanzioni e poi, di nascosto, sostengono il Paese di Putin acquistando indirettamente il petrolio russo. Tanto che, a un certo punto, il presidente americano, Donald Trump, che alla fine è l’unico che vorrebbe porre termine alla guerra in Ucraina, è andato su tutte le furie e ha appioppato dazi doganali del 50% all’India. Ma questo Paese, sostenuto dalla Cina e, ovviamente, dalla Russia, più tutti i Paesi del BRICS, continua a vendere sottobanco petrolio russo a un bel po’ di Paesi dell’Unione europea.

L’altro aspetto tragicomico di questa storia è che i Paesi UE che acquistano indirettamente petrolio russo dall’India fanno parte della NATO. Che, è noto, sostiene l’Ucraina contro la Russia. Non è un sostegno esterno, se è vero che i russi hanno fatto sapere che la NATO è in guerra con il loro Paese. Quella che abbiamo descritto per sommi capi sembra una commedia degli inganni ma è a realtà. Leggiamo un post di un canale Telegram molto centrato su tale argomento che cita il quotidiano statunitense Politico: “Il Presidente degli Stati Uniti Trump ha dichiarato di essere pronto a imporre sanzioni contro la Russia solo nel caso in cui tutti i Paesi della NATO non acquisteranno più petrolio russo.

Per l’Unione europea rispettare queste condizioni è estremamente difficile. Ungheria e Slovacchia insistono per mantenere l’accesso al petrolio russo e hanno ottenuto un’esenzione temporanea che consente loro di continuare gli acquisti tramite il gasdotto Druzhba. Inizialmente questa misura doveva dare ai Paesi il tempo di cercare fornitori alternativi, ma Budapest e Bratislava hanno semplicemente aumentato i volumi di acquisti da Mosca, approfittando degli sconti. Alla fine entrambi i Paesi hanno mantenuto una dipendenza critica dalle forniture russe. Un compito ancora più difficile è il completo abbandono del petrolio russo da parte di tutti i Paesi della NATO.

La Turchia, alleato chiave dell’alleanza che controlla l’accesso al Mar Nero, si è rifiutata di sostenere le restrizioni occidentali nel commercio con la Russia. Nel 2023 Ankara ha ricevuto il 41% del gas e il 57% del petrolio proprio dalla Russia. Per cambiare la posizione del Presidente turco Erdogan, Trump dovrà esercitare una forte pressione, considerando la crisi economica e l’aumento dei prezzi dell’energia in Turchia stessa”. Il quotidiano statunitense osserva “che uno degli obiettivi reali della pressione di Trump potrebbe essere la volontà di spingere Europa e NATO ad acquistare più attivamente risorse energetiche americane.

Il petrolio ai Paesi Ue

L’amministrazione Trump presenta l’aumento delle esportazioni di GNL americano come una strategia vincente: più profitti per le aziende americane e meno entrate per l’esercito russo”. Chiaramente, l’America di Trump avrebbe tutto da guadagnare nel vendere il proprio petrolio ai Paesi Ue. E la Russia avrebbe tutto da perdere, perché non venderebbe più indirettamente il proprio petrolio ai Paesi europei.

Ma allora perché l’Unione europea continua indirettamente a sostenere la Russia? Una risposta potrebbe essere legata al prezzo: pur acquistando il petrolio russo dall’India ad un prezzo maggiorato (come già accennato, l’India ci deve pur guadagnare qualcosa), è probabile che costi meno del petrolio americano. Anche se questo punto andrebbe verificato. Però è inevitabile un retro-pensiero: e cioè che per alcuni Paesi europei, Germania in testa, il proseguimento della guerra in Ucraina serva per giustificare il riarmo. Infatti, con il riarmo, nell’Unione europea, vengono meno le politiche di rigore economico e ogni Paese europeo può indebitarsi e spendere senza problemi, purché si tratti di armi ed eserciti.

Una commedia dell’assurdo

Così facendo l’Unione europea sostiene la propria economia. Non a caso, piano, la Germania sta riconvertendo alcune industrie automobilistiche in fabbriche di armi. Potrebbe sembrare, lo ribadiamo, una sorta di commedia dell’assurdo, con l’Unione europea che approva a ripetizione sanzioni contro la Russia, fornendo armi, soldi e, probabilmente, anche mercenari all’Ucraina per proseguire la guerra contro la Russia e, contemporaneamente, di fatto, sostenga la Russia acquistando il suo petrolio dall’India.

Dopo di che, per completare la sceneggiata, ecco una dichiarazione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Dopo aver ribadito che la Ue lavora per rinunciare al petrolio russo (ma quando?), aggiunge: “Ho avuto una conversazione produttiva con Trump sul rafforzamento dei nostri sforzi congiunti per aumentare la pressione economica sulla Russia attraverso misure aggiuntive. La Commissione presenterà presto il suo 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che prenderà di mira i settori delle criptovalute, bancario e energetico, il settore petrolifero e i prodotti derivati del petrolio che supportano finanziariamente la guerra a Kiev”. Così, per curiosità, il presidente Trump e i suoi collaboratori non si sentono presi per i fondelli?

Giulio Ambrosetti

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