19 Aprile 2024

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LA VEDOVA NERA. IL CASO BELLE GUNNESS

Angela Ganci

Psicologo psicoterapeuta, giornalista

Vedova nera: questa la denominazione di una specifica e temibile categoria di serial killer, ispirata al noto ragno vedova nera. Donne che, tipicamente, sposano uomini ricchi, si appropriano delle loro proprietà e, dopo aver risucchiato loro ogni avere, li uccidono, solitamente attraverso dosi ben congegnate di veleno, o attraverso la simulazione di altrettanto ben premeditati incidenti domestici.

Donne che, il più delle volte, decidono di risposarsi per aumentare l’ammontare in denaro, trafugando averi dai diversi coniugi e pretendenti, non di rado coinvolgendo la loro stessa prole, traendo il beneficio considerevole di aver stipulato delle polizze assicurative sulle loro vite.

Questa, in nuce, l’immagine di donna e le motivazioni economiche sottostanti alla “carriera omicida” di una delle più note e cruenti vedove nere della storia, la Signora Barbablù, di nome Belle Gunness.

Ripercorriamo i momenti salienti della sua vita e di coloro che sono passati sotto le sue Grazie, per poi approdare alla sconcertante Verità di una donna manipolativa, sfuggente a ogni accusa e cattura, e che resterà per sempre uno dei casi irrisolti più amari della storia della giustizia internazionale.

Brynhild Paulsdatter Storset (solo successivamente assumerà il nome e cognome con cui resterà nota) nasce l’11 novembre 1859 a Selbu, un piccolo villaggio di pescatori sulla costa occidentale della Norvegia. Adolescente fisicamente poco attraente, mostra un carattere duro e bizzarro, una grande intelligenza e la sorprendente capacità di manipolare gli altri, dote molto comune in tutti i serial killer. Suo tratto distintivo, l’amore sfrenato per il denaro e la risolutiva tendenza a ottenerlo, a qualunque costo, e a scapito di chiunque.

«Mia sorella – racconta la sorella Nellie – andava matta per i soldi. Quella era la sua vera debolezza. Non ha mai desiderato un uomo per se stesso, ma solo per il denaro e le comodità che poteva offrirle».

Senza entrare nel dettaglio delle innumerevoli morti per mano della donna (un numero prossimo alle quaranta unità), qui si daranno solo alcuni esempi di eventi, apparentemente casuali, il cui fine ultimo si dimostrò poi essere l’accumulo di denaro, sottratto, in primo luogo, a uomini benestanti e ignari.

Uomini, ma altresì figli, e familiari: proprio nel 1896 Belle avvelenerà infatti la primogenita Caroline alla quale i medici avevano diagnosticato una grave forma di colite: chiaramente la vita di Caroline era stata assicurata prima della sciagura, e l’apparentemente affranta madre intascherà un’ingente somma di denaro sonante.

Madre killer della stessa figlia, quindi, donna energica e volitiva, decisa a tutto pur di essere ricoperta di averi e agi, in particolare quando la vita le pone dinnanzi la propria condizione di vedova.

Quando infatti Belle rimane vedova, per di più incinta del marito scomparso e con tre figlie a carico, ha la brillante idea di far pubblicare degli annunci sui giornali per cercare un uomo in grado di mantenerla.

L’annuncio che la Gunness fa pubblicare su un giornale per emigrati norvegesi appariva molto eloquente, sancendo un’immagine di donna prodiga e amorevole, dietro alla quale si nascondeva la maschera di spietata arrivista: «Donna attraente, proprietaria di bella fattoria in ottime condizioni cerca uomo affidabile, benestante e di cultura scopo matrimonio».

Da qui il modus operandi delle uccisioni: alla richiesta i pretendenti accorrono numerosi, accolti da una Belle tutta sorrisi e premure, una donna che, nonostante l’aspetto quasi mascolino, riesce ad attirare gli uomini grazie alla potente sensualità che sprigiona. I commenti dei vicini mostrano una buona dose di indulgenza: tutto quel succedersi di uomini venuti da lontano, in fondo, è comprensibile, povera donna, rimasta vedova e con tante tragedie alle spalle. È più che giusto che tenti di rifarsi una vita! Nessuno si chiede però come mai i pretendenti scompaiano a uno a uno, dopo un soggiorno più o meno lungo nella casa della poveretta e, chiaramente, tanto denaro contante rilasciato come segno di devozione alla donna desiderata!

La spiegazione che molti si danno (dettata più che altro dal buon senso) è che la vedova non riesce a ottenere un impegno serio da un solo uomo, e questi, dopo aver mangiato, bevuto e fatto l’amore con lei, un bel giorno svaniscono nel nulla.  Niente di più falso: si tratterà infatti di uomini destinati a una fine orrenda, che si tradurrà in una quantità cospicua di sacchi con dentro mucchi di ossa e di altri resti umani, cosparsi di soda caustica, ben nascosti nel sottosuolo della fattoria di proprietà della Gunness.

Una scoperta a dir poco agghiacciante, che gli inquirenti faranno solo la notte del 28 aprile 1908, per poi rinvenire, il 12 maggio 1908, la protesi dentaria di Belle e un corpo decapitato, e decretare la donna, morta “per mano di uno sconosciuto squilibrato”.

Si, perché la vedova nera più famosa della storia criminale resterà per sempre nella leggenda dei casi irrisolti, con tanti, troppi, nodi mai sciolti (come la testimonianza secondo cui i denti della donna potevano essere stati lasciati apposta per depistare le indagini).

E proprio sulle testimonianze di vicini e conoscenti della donna, ancora oggi, si aprono voragini di dubbio, che mai potranno trovare soluzioni: come la vivida confessione di uno dei pretendenti della donna, da lei rifiutato, che ebbe a dire, «Non è morta, io so che aveva una grande cicatrice nella gamba sinistra, il corpo della donna decapitata trovata nello scantinato, non ha nessuna cicatrice, non mi hanno voluto credere, è riuscita a prendersi gioco di tutti noi».