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L’America di Trump vuole la pasta prodotta negli Stati Uniti con la varietà di grano duro statunitense Desert Durum

Il ‘cattivo’ Donald Trump avrebbe deciso di appioppare dazi doganali del 107% alla pasta italiana a partire dall’1 Gennaio del prossimo anno? Come abbiamo raccontato nella prima puntata del nostro particolare ‘viaggio’ tra grano duro e pasta (qui puoi allegare la prima puntata) non sta andando così. In questa storia l’attuale presidente americano non c’entra proprio nulla, almeno fino a questo momento. La questione della pasta italiana – o meglio, della pasta che viene prodotta in Italia, che è una cosa diversa dalla pasta italiana che dovrebbe essere prodotta con solo grano duro italiano – è stata sollevata dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti d’America nell’Agosto del 2024. Si tratta di una serie di controlli sui prodotti agroalimentari che arrivano negli USA.

Nel caso specifico della pasta, gli americani hanno preso in esame due marche di pasta prodotta in Italia: Garofalo e La Molisana. Secondo i tecnici del Dipartimento del Commercio statunitense, queste due aziende italiane avrebbero venduto pasta ad un prezzo inferiore al valore di mercato. In pratica, stando sempre alle tesi degli americani, avrebbero venduto il proprio prodotto sottocosto, praticando quello che in economia si chiama dumping. Da qui la reazione delle autorità statunitensi, che vorrebbero applicare alla pasta prodotta in Italia esportata in America un dazio doganale provvisorio del 91,74% a partire dall’1 Gennaio del prossimo anno. Sommando questo 91,74% ai dazi universali del 15% che vengono applicati a tutti i Paesi che esportano beni negli Stati Uniti, si arriva, grosso modo, al 107%. Le accuse delle autorità americane sono state respinte dalle due aziende italiane, che hanno annunciato ricorso.

La domanda è: perché gli americani si stanno concentrando sulla pasta? Una prima risposta è piuttosto semplice. Il presidente Trump, è noto, ha deciso di smantellare la globalizzazione economica e di potenziare l’apparato produttivo del proprio Paese. Lo sta facendo con le auto, lo sta facendo con l’acciaio. E con l’alluminio. Idem per l’industria farmaceutica. A differenza dell’Unione europea, che difende solo e male gli interessi dell’agricoltura del Nord Europa e che sta smantellando una parte della PAC (Politica Agricola Comune) per continuare a sostenere l’Ucraina, per l’attuale amministrazione americana l’agricoltura è un settore strategico e va difesa in tutti gli Stati americani dove operano agricoltori e allevatori. Il caso del grano duro, poi, è importante per la presidenza americana, perché a questa coltura si lega la produzione di pasta. Negli Stati Uniti si coltiva una varietà di grano duro tra le migliori al mondo, il Desert Durum. Si tratta di una varietà di grano duro pregiata che viene coltivata nelle zone desertiche di Arizona e California con il ricorso all’irrigazione. Le particolari condizioni climatiche, con il caldo durante il giorno e il fresco della notte, con il sostegno della citata irrigazione, consentono di produrre un grano duro di alta qualità che si presta particolarmente per la produzione di pasta. Per dirla in breve, la pasta che si ottiene utilizzando la varietà di grano duro Desert Durum presenta un alto contenuto proteico, con un glutine tenace che assicura alla pasta la tenuta durante la cottura. Questo è un punto fondamentale. Mentre in altre aree del mondo, per ottenere una pasta con un glutine tenace si fa in molti casi ricorso al grano duro canadese, con tutti gli interrogativi del caso (nelle aree fredde e umide del Canada il grano viene fatto maturare artificialmente con l’erbicida glifosato, che non è esattamente un toccasana per l’organismo umano), negli Stati Uniti d’America hanno a disposizione un’ottima varietà di grano duro che matura naturalmente. Insomma, non si capisce perché l’America debba importare la pasta da altre parti del mondo, Italia soprattutto, se agricoltori e industrie americane possono produrre la pasta di elevata qualità, come del resto già fanno.

Come ha fatto con l’industria automobilistica e con altre industrie, l’amministrazione Trump si accinge a fare la stessa cosa per la pasta. I titolari delle industrie automobilistiche e di altre attività industriali sono stati invitati ad aprire stabilimenti negli USA, approfittando delle agevolazioni economiche previste dall’amministrazione americana. La stessa cosa avverrà per la pasta: il Governo federale americano inviterà le industrie della pasta italiane a trasferire i propri stabilimenti negli USA. Poi la pasta la potranno vendere ai cittadini americani (che rispetto al passato consumano più pasta) o in altri Paesi del mondo. Ma la dovranno produrre in America, con il grano duro americano, per sostenere gli agricoltori americani che producono questo cereale, pagando le imposte in America. Ovviamente creando nuova occupazione sempre negli Stati Uniti.

Con molta probabilità, per gli americani, o meglio, per l’America di Trump, c’è anche una questione legata alla qualità della pasta che nell’Unione europea è ignorata. Ricordiamo che, a partire dal 2006, nell’Unione europea, per consentire al grano canadese e ad altri grani esteri di circolare liberamente (e quindi di essere utilizzati per la produzione di derivati del grano duro e del grano tenero: non soltanto pasta ma anche dolci) sono stati innalzati i limiti di residui di glifosato e di micotossine DON. Da allora le polemiche sui derivati del grano che contengono residui di glifosato e di micotossine non si sono mai placate. Ancora oggi, in Europa, nelle confezioni della pasta non viene indicata con esattezza la provenienza del grano duro. Nelle etichette della pasta che circola in Italia si legge che una pasta è prodotta con grano duro Ue o grano duro non-Ue. Scrivere che la pasta è prodotta con grano duro Ue significa poco o nulla, perché il consumatore ha il diritto di sapere con esattezza da quale Paese proviene il grano duro, anche per capire costa sta portando a tavola. Ancora peggio con la scritta pasta prodotta con grano duro non-Ue: ci sono Paesi con clima freddo e umido dove il grano non riesce a maturare naturalmente e si procede alla maturazione artificiale indotta dall’uso del glifosato in pre-raccolta. Questo comporta, inevitabilmente, la presenza di residui di glifosato nel grano. E il glifosato, anche in dosi minime, è dannoso per la salute umana, come ha certificato in uno studio l’Istituto Ramazzini di Bologna (qui un articolo: https://ilsalvagente.it/2025/06/13/il-glifosato-causa-diversi-tipi-di-cancro-nuovo-studio-internazionale-del-ramazzini/).

In conclusione, gli americani non sono né ingenui, né disinformati. L’informazione farlocca sulla pasta e sul grano duro può andare bene in Europa e in Italia, ma non va bene negli Stati Uniti d’America. Come già accennato, l’amministrazione Trump punterà a far produrre pasta nel suo Paese, utilizzando per lo più la varietà di grano duro Desert Durum, non certo i grani duri prodotti nei Paesi freddi e umidi che contengono residui di glifosato e micotossine DON. Il Governo degli Statti Uniti d’America sa benissimo che in Italia si importa grano duro da mezzo mondo, anche dal Canada. Insomma, i consumatori americani non hanno affatto il piacere di portare in tavola pasta prodotta Iddio sa con quale grano duro. In Italia industrie e Governo fanno finta di non capire e difendono il Made in Italy. Peccato che l’Italia importi dall’estero ogni anno grano a tempesta: grano duro per la pasta e anche il grano tenero per produrre pasta e dolci. E questo gli americani, lo ribadiamo, lo sanno benissimo.
Seconda puntata – Fine 

LEGGI LA PRIMA PARTE: Mentre l’America annuncia dazi doganali di oltre il 100% sulla pasta italiana, in Sicilia il prezzo del grano duro è ai minimi storici? Che sta succedendo?

Giulio Ambrosetti

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