In questi giorni i riflettori puntati sulla Francia. Sébastien Lecornu, capo del Governo nominato dal presidente francese, Emmanuel Macron, si è dimesso. Quello di Lecornu è stato il mandato più breve della storia della Repubblica francese. Di fatto, sono stati i due maggiori partiti a costringere il nuovo capo del Governo alle dimissioni: il Rassemblement National di Marine Le Pen e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Il primo è il partito di destra, il secondo è il partito di sinistra.
Queste due formazioni politiche rappresentano due casi unici in tutti i Paesi dell’Unione europea. La Le Pen guida una destra lontana dall’Ue e contraria alla guerra in Ucraina contro la Russia: insomma una destra che non ha nulla a che spartire, per citare un esempio, con il trasformismo politico di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, formazione politica che, da anti-europeista, è diventata europeista, forse per non farsi ‘incaprettare’ dal ricatto dello spread dell’Unione europea a ‘trazione’ tedesca. E infatti in Italia lo spread è basso. Insomma, il partito della Le Pen non è controllabile dall’Unione europea. Più articolata la posizione del La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, partito di sinistra che è lontano mille miglia dai trasformisti, europeisti e globalisti del PSE, il tragicomico Partito Socialista Europeo che ha abbracciato la globalizzazione economica.
La France Insoumise, invece, è una formazione politica che non si è venduta all’Unione europea e alla globalizzazione economica e il suo leader, il citato Jean-Luc Mélenchon, tra l’altro, è totalmente disallineato dalla NATO e dagli Stati Uniti d’America. Semplificando, queste due formazioni, molto diverse l’una dall’altra, hanno un punto in comune: non sono controllabili dall’Unione europea. Non è da escludere che queste due forze politiche, sottobanco, siano d’accordo per portare fuori la Francia dalle secche in cui è andata a cacciarsi l’Unione europea. Magari per puntare a un’Unione europea che azzeri i problemi dei Paesi indebitati, se non altro perché la Francia ha oggi il debito pubblico più elevato in Europa. O anche per sciogliere definitivamente l’Unione europea che oggi potrebbe non essere più conveniente a Francia e Germania. Fantapolitica? Proviamo a raccontare come stanno le cose.
Per provare a illustrare cosa sta succedendo in Francia dobbiamo partire dal sistema elettorale di questo Paese. Che è un sistema, per dirla alla siciliana, ‘inturciuniato’, cioè complicato.
La Francia è una Repubblica presidenziale. Il presidente della Repubblica si elegge ogni cinque anni. Il Parlamento francese viene eletto con elezioni a parte. Se nel Parlamento francese il presidente della Francia gode di una maggioranza, non ci sono problemi: nomina il capo del Governo, che è un politico di sua fiducia, e il capo del Governo nomina i Ministri. Il problema della Francia è che si è creato un disallineamento tra la maggioranza che ha eletto alla presidenza di questo Paese Macron e la maggioranza in Parlamento. Quando tre anni fa è stato eletto all’Eliseo, la sede della presidenza della Repubblica francese, il partito di Macron, Renaissance o semplicemente En Marche! e i partiti moderati suoi alleati avevano la maggioranza in Parlamento. Ma dopo le elezioni parlamentari del 30 Giugno 2024 e del 7 Luglio 2024 Macron non ha più la maggioranza in Parlamento. Anche in questo caso, dobbiamo illustrare, per sommi capi, come funzionano le elezioni parlamentari francesi.
Come già accennato, Macron è stato eletto presidente della Francia tre anni fa. Anche nelle elezioni parlamentari, sempre di tre anni fa, Macron era riuscito ad avere, bene o male, una maggioranza. Lo scorso anno il Governo nominato da Macron tre anni fa è caduto. Lo stesso Macron ha sciolto l’Assemblea nazionale (in francese: Assemblée nationale) e ha indetto elezioni anticipate. Ma gli è andata male: al primo posto si è piazzato il Rassemblement National di Marine Le Pen con oltre 10 milioni e 600 mila voti; al secondo posto è arrivato La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon con poco meno di 10 milioni di voti; mentre il gruppo del presidente Macron si è fermato a poco meno di 6 milioni e mezzo di voti. Il sistema elettorale francese, per le elezioni parlamentari, prevede un secondo turno quasi per ‘costringere’ i partiti ad allearsi per assicurare la formazione di un Governo. Al secondo turno di elezioni, che si è tenuto il 7 Luglio del 2024, il gruppo di Macron e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon si sono alleati per non fare vincere la destra di Marine Le Pen.
E’ andato in scena un ‘Patto di desistenza’: i candidati di Macron si sono ritirati per fare eleggere i candidati della sinistra di Mélenchon. Così La France Insoumise di Mélenchon è diventato il primo partito in Parlamento. Attenzione: su alcuni mezzi d’informazione si legge che la sinistra di Mélenchon è il primo partito politico in Francia: non è così, perché anche al secondo turno il Rassemblement National di Marine Le Pen ha confermato gli oltre 10 milioni e 600 mila voti e rimane il primo partito; mentre la sinistra di Mélenchon è il primo partito nell’Assemblea nazionale francese grazie al ‘Patto di desistenza’ con Macron.
Si sono risolti i problemi politici della Francia con il papocchio tra Macron e la sinistra di Mélenchon? No, perché alla sinistra di Mélenchon, a differenza, ad esempio, del PD italiano, che è piegato agli interessi dell’Unione europea ultra-liberista e globalista, dell’Ue non gliene può fregare di meno. Mélenchon è un vero politico di sinistra. Ha tenuto in vita il Governo di François René Jean Lucien Bayrou concedendo solo l’innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni, con un corollario di manifestazioni popolari di protesta per fare capire a Bayrou e a Macron che non avrebbe accettato altri tagli alla spesa sociale. Il problema è che il debito pubblico francese ‘viaggia’ intorno a 3 mila e 400 miliardi di euro, circa 400 miliardi di euro in più rispetto a quello italiano. Mentre il rapporto Debito/PIL della Francia, alla fine di quest’anno, dovrebbe attestarsi tra il 116 e il 116,5%. Per dirla in breve, la Francia è già fuori dai parametri economici, in verità demenziali, dell’Unione europea. Il Governo Bayrou ha provato a forzare la mano sulle ‘riforme’ europeiste (cioè sui tagli), ma la sinistra di Mélenchon gli ha tolto la fiducia.
Macron ha nominato Sébastien Lecornu, che ha cercato i voti sia con Mélenchon, sia con la destra di Le Pen. Che hanno risposto picche. Così Lecornu si è dimesso. In queste ore gira voce che lo stesso Lecornu avrebbe promesso di ritirare la riforma delle pensioni per poter andare avanti. Ma sembra una toppa peggiore del buco, perché da qualche parte il Governo deve cominciare a effettuare tagli. La situazione è confusa. La destra della Le Pen chiede le dimissioni di Macron, perché è convinta di poter vincere le elezioni presidenziali. Ma Macron, che è stato messo all’Eliseo dall’Unione europea, dalle banche e dalla finanza non dovrebbe dimettersi. Il condizionale, in politica, è d’obbligo. E qui torniamo all’inizio di questo articolo: all’ipotesi che la Francia decida di uscire dall’Unione europea.
La Francia non è l’Italia, Paese che ha accettato tutte le penalizzazioni dell’Unione europea. Oggi l’Italia non è più una delle più grandi potenze industriali del mondo. Oggi l’Italia è un Paese privo di sovranità politica (il Ministro dell’Economia italiano lo nomina, di fatto, l’Unione europea), privo di sovranità monetaria, privo di sovranità alimentare (l’agricoltura italiana, soprattutto quello del Sud e della Sicilia, è in crisi, travolta da un fiume di prodotti agricoli, peraltro di pessima qualità, che arriva dall’universo mondo a prezzi stracciati, massacrando tante imprese agricole italiane; per non parlare del mondo della pesca: l’80% del pesce che si consuma in Italia oggi arriva dall’estero), con un’industria automobilistica che sta chiudendo i battenti, con le attività commerciali in crisi e con il sistema delle piccole e medie imprese – che sono sempre state la ‘spina dorsale’ dell’economia italiana – ‘strozzate’ da una pressione fiscale tra le più elevate del cosiddetto Occidente industrializzato e da una burocrazia Ue e italiana ‘kafkiana’. Cosa stiamo cercando di dire? Che la Francia non farà la fine dell’Italia. E’ probabile che i partiti politici francesi si stiano cimentando in un gioco delle parti per arrivare all’uscita della Francia dall’Unione europea. Magari non subito. Magari daranno a Macron il tempo di varare un altro Governo, bloccando ovviamente l’aumento dell’età pensionabile per logorare lo stesso Macron.
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