Perché la Francia di Macron è diventata ‘putiniana’? Perché ha bisogno dell’uranio che può arrivare solo dalla Russia o dall’Africa tramite la stessa Russia

di Giulio Ambrosetti

Ci si chiede, in queste ore, cos’è che ha fatto cambiare idea sulla Russia al presidente francese, Emmanuel Macron. Ricordiamo che, fino a pochi giorni fa, Macron era il più convinto sostenitore dell’invio di truppe nel Paese di Vladimir Putin. A un certo punto, nei giorni scorsi, ha messo da parte le tesi guerrafondaie ed è diventato un sostenitore del dialogo con Mosca. Perché? Una prima spiegazione la dà Politico, noto giornale americano che segue con particolare attenzione i fatti che avvengono in Europa: “La Francia ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione del cosiddetto piano B al vertice del Consiglio europeo, ottenendone l’approvazione come alternativa al meccanismo di finanziamento dell’Ucraina proposto dalla Commissione europea a spese degli asset russi congelati… Il presidente francese Emmanuel Macron ha partecipato attivamente ai negoziati e, al momento decisivo, avrebbe cambiato l’equilibrio a favore della seconda opzione, basata su prestiti congiunti e sull’utilizzo delle possibilità di bilancio dell’UE… La parte francese aveva condotto in precedenza un lavoro dietro le quinte con una serie di Paesi, inclusa l’Ungheria, per prevenire un possibile blocco della soluzione alternativa. Durante il vertice, Macron ha avuto colloqui con il primo ministro ungherese Viktor Orban. Sottolinea che è stata proprio la posizione della Francia a fare la differenza dopo che una serie di leader, incluso il primo ministro italiano Giorgia Meloni, hanno criticato la versione originale con l’espropriazione degli asset russi”.

Politico racconta il mutamento di strategia di Macron, ma non spiega il perché di questo cambio, radicale, di linea politica. In Italia c’è chi chiama in causa la strategia di Putin, che punta a dividere l’Unione europea. Tesi veritiera: Germania e Francia hanno sempre comandato nell’Unione europea e oggi, sui rapporti da intrattenere con la Russia, sono agli antipodi. Basta questa spiegazione per illustrare la nuova posizione francese? Sì e no. Anche in questo caso manca qualcosa. Il presidente della Federazione Russa ha sicuramente interesse a dividere l’Unione europea. Ma cosa ci guadagna Macron? E, soprattutto, cosa ci guadagna la Francia alleandosi, di fatto, con Putin?
Forse la spiegazione del cambio di linea politica di Macron va cercata al di fuori dell’Europa, magari in Africa. Perché in Africa? Perché la Francia, fino a prima dello scoppio della guerra in Ucraina, era uno degli ultimi Paesi colonialisti europei nel Continente africano. Erano ben 14 le colonie francesi in Africa. Per anni la Francia ha drenato risorse dalle colonie francesi: denaro a fiumi e materie prime a costi irrisori. Le centrali nucleari francesi sono andate avanti soprattutto con l’uranio proveniente dall’Africa. Nel 2018 la Francia incassava dalle colonie africane qualcosa come 500 miliardi di dollari ogni anno. Più, ribadiamo, il fiume di materie prime. Riprendiamo alcuni passi di un articolo dei I Nuovi Vespri del 2018 nel quale si racconta il ruolo della Francia in Africa: “Quando Sékou Touré della Guinea decise, nel 1958, di uscire dall’impero coloniale francese, e optò per l’indipendenza del Paese, l’elite coloniale francese a Parigi andò su tutte le furie e, con uno storico gesto, l’amministrazione francese della Guinea distrusse qualsiasi cosa che nel Paese rappresentasse quelli che definivano i vantaggi della colonizzazione francese.

Tremila francesi lasciarono il Paese, prendendo tutte le proprietà e distruggendo qualsiasi cosa che non si muovesse: scuole, ambulatori, immobili dell’amministrazione pubblica furono distrutti; macchine, libri, strumenti degli istituti di ricerca, trattori furono sabotati; i cavalli e le mucche nelle fattorie furono uccisi, e le derrate alimentari nei magazzini furono bruciate o avvelenate. L’obiettivo di questo gesto indegno era quello di mandare un messaggio chiaro a tutte le altre colonie: il costo di rigettare la Francia sarebbe stato molto alto. E ci sono riusciti”.
Ancora l’inchiesta de I Nuovi Vespri di sette anni fa: “Negli ultimi 50 anni un totale di 67 colpi di Stato si sono susseguiti in 26 Paesi africani, 16 di questi ultimi sono ex colonie francesi, il che significa che il 61% dei colpi di Stato si sono verificati nell’Africa francofona. Come dimostrano questi numeri, la Francia è abbastanza disperata ma attiva nel tenere sotto controllo le sue colonie, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi condizione. Nel marzo del 2008, l’ex presidente francese Jacques Chirac disse: ‘Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo’. Il predecessore di Chirac, François Mitterand, già nel 1957, profetizzava che: ‘Senza l’Africa, la Francia non avrà storia nel 21mo secolo’. 14 Paesi africani sono costretti dalla Francia, attraverso un patto coloniale, a depositare l’85% delle loro riserve di valute estere nella Banca centrale francese controllata dal Ministero delle finanze di Parigi. Il Togo e altri 13 Paesi africani pagano un debito coloniale alla Francia. I leader africani che rifiutano vengono uccisi o restano vittime di colpi di Stato. Coloro che obbediscono sono sostenuti e ricompensati dalla Francia con stili di vita faraonici mentre le loro popolazioni vivono in estrema povertà e disperazione” (qui per esteso l’inchiesta dei I Nuovi Vespri: https://www.inuovivespri.it/2018/08/18/francia-regina-dello-schiavismo-dedicato-a-salvini-e-ai-nuovi-razzisti-italiani-mattinale-136/).
Oggi lo scenario è mutato. In Africa la presenza dell’Occidente si è ridotta. L’attuale presidente americano, Donald Trump, sta provando a non perdere i Paesi africani che ancora oggi intrattengono rapporti con gli USA e, in generale, con l’Occidente. Mentre la Francia è praticamente in via di smobilitazione dal Continente africano.

Ormai, in Africa, si ‘parla’ russo e cinese. Attenzione, non è che i nuovi interlocutori, soprattutto i cinesi, siano dei benefattori: anche loro sono andati in Africa per fare affari. Ma, a differenza dei francesi, che si sono sempre comportati da colonialisti vecchia maniera, i cinesi e soprattutto i russi tengono un atteggiamento molto diverso. La Russia, ad esempio, fornisce cereali e altre derrate alimentari a tanti Paesi africani. Questo spiega perché un’eventuale militarizzazione del Mar Nero e del Mediterraneo potrebbe avere effetti nefasti in Europa. Attaccare le navi petroliere e commerciali russe nel Mar Nero e nel Mediterraneo, come sta avvenendo nelle ultime settimane, potrebbe bloccare i commerci tra Russia e Africa e provocare carestie nella stessa Africa, facendo aumentare a dismisura il numero di migranti che si riversano in Europa. A farne le spese sarebbe soprattutto l’Italia ma anche la Spagna, la Francia e la Grecia. Lo capiranno gli europei che continuano a sostenere l’Ucraina e il trasferimento della guerra nel Mar Nero e nel Mediterraneo?
Tornando alla Francia, con la sostanziale perdita delle colonie in Africa, la Francia è nei guai. Già il debito pubblico francese è schizzato alle stelle: oltre 3 mila e 400 miliardi di euro, ben 400 miliardi in più del debito italiano. Sempre in Francia il rapporto Debito-PIL (Prodotto Interno Lordo), a fine Settembre di quest’anno, si attestava intorno al 117%, il più alto mai registrato. A Gennaio del prossimo anno si conoscerà la reale situazione economica della Francia che non ha ancora approvato il Bilancio 2026, perché il Parlamento francese non ne vuole sapere di varare un aumento della pressione fiscale e un innalzamento dell’età pensionabile. E’ probabile che a Gennaio, in Francia, verranno fuori dati scioccanti. Già oggi possiamo affermare che, senza l’aiuto della Banca Centrale Europea (BCE), presieduta, guarda caso, dalla Francese Christine Lagarde, la Francia sarebbe in default (qui un articolo: https://www.thehour.info/la-bce-ha-massacrato-grecia-e-italia-per-il-debito-ma-sta-salvando-dalla-bancarotta-la-francia-il-silenzio-assordante-della-politica-italiana-che-cerca-disperatamente-di-salvare-i-vitalizi/). A differenza dell’Italia, che con il Governo di Giorgia Meloni sta ancora penalizzando i futuri pensionati, in Francia continuano a indebitarsi, probabilmente perché sanno che le autorità Ue staranno zitte.
Siamo arrivati al punto centrale di questa vicenda: la Francia è in grandissima difficoltà economica: sono i governanti francesi che stanno chiedendo aiuto alla Russia. Putin, oltre ad avere un ottimo rapporto con tanti governanti africani, è anche a capo di un Paese che di uranio ne possiede a bizzeffe, tanto che lo vende a prezzi bassi agli Stati Uniti d’America (chissà perché di questo non si parla mai…). Senza l’uranio, possibilmente a prezzi accessibili, la Francia non può mandare avanti le proprie centrali nucleari, cosa, questa, che farebbe precipitare il Paese nel caos. Per inciso, buona parte dell’economia del Nord Italia si alimenta con l’energia nucleare francese: è così da decenni e lo è ancor di più da quando nell’Unione europea non arriva più gas russo a prezzi stracciati. Chi dice che la Lega di Matteo Salvini sia un partito politico ‘putiniano’ dovrebbe prima analizzare lo scenario economico del Nord Italia, già in grande difficoltà sia per il costo dell’energia, sia perché sta franando l’economia tedesca, che è da decenni l’interfaccia dell’economia del Nord Italia. L’economia, spesso, spiega le scelte politiche.

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