Quasi fatto l’accordo su armi e pesca tra Ue e Regno Unito. Ma l’Italia cosa ci guadagna?

Il quotidiano britannico The Times racconta che il Primo Ministro del Regno Unito, Keir Starmer, sarebbe in trattativa per raggiungere un accordo con la Commissione europea di Ursula von der Leyen su armi e pesca.
E’ noto che, dopo la Brexit, il Regno Unito non consente più alle imbarcazioni da pesca degli altri Paesi del Nord Europa di pescare nelle proprie acque. Scelta legittima, a tutela delle riserve ittiche del Regno Unito che, fino a prima dell’addio di questo Paese all’Ue, erano troppo sfruttate. Ora, però, lo scenario è mutato. Intanto, dalla Brexit ad oggi il mare dei Paesi del Regno Unito non è stato più sfruttato: ciò significa che una piccola apertura alle imbarcazioni da pesca di altri Paesi, dal Nord Europa alla Francia, fino alla Spagna, potrà essere consentito. In cambio, però, il Governo del Regno Unito chiede all’Unione europea di acquistare le armi britanniche.
I termini dell’accordo, da quello che si legge sui giornali britannici, dovrebbe essere definito il prossimo 19 Maggio. Nulla da dire sulla strategia del Regno Unito. Da quando è esplosa la guerra in Ucraina la situazione economica è peggiorata in tutta l’Europa. I motivi sono noti: non arriva più dalla Russia il gas a prezzi stracciati, le sanzioni dell’Unione europea alla Russia hanno penalizzato, più che altro, i Paesi Ue, che hanno perso il mercato russo; mentre il Paese di Vladimir Putin ha perso sì il mercato europeo, ma ha recuperato esportando le proprie produzione, a cominciare da petrolio e gas, in Cina, in India e, in generale, nei Paesi del BRICS, che oggi sono circa una quindicina. Il Regno Unito, che è direttamente coinvolto nella guerra in Ucraina insieme con la Francia, nel tentativo di non perdere l’uranio e il titanio ucraini, ha bisogno di risorse finanziarie. E poiché produce armi, deve trovare a chi venderle.
L’occasione per vendere armi, oggi, per il Regno Unito, è a portata di mano, se è vero che la Commissione europea ha varato il cosiddetto ‘Piano per il riarmo’, in vista di un ipotetico attacco della Russia all’Europa. La tesi che il Paese di Putin, primo al mondo per estensione territoriale, decida di attaccare l’Europa, beh, non è molto credibile.
Ma gli 800 miliardi di euro da spendere per il riarmo, almeno sulla carta, ci sono. In realtà, questi soldi non ci sono ancora, perché non si capisce da dove dovrebbero arrivare: nuovo indebitamento per tutti i 27 Paesi Ue? Eurobond? Nuove tasse a carico dei 500 milioni di cittadini dell’Unione europea? Ribadiamo: ancora da dove dovrebbero arrivare questi 800 miliardi di euro non si capisce. Però, stando a quello che si legge sulla stampa inglese, la Commissione europea sta cominciando a impegnare questi soldi. Eh sì: una parte di questa considerevole somma servirà per acquistare armi dal Regno Unito in cambio di permessi di pesca.
Non per apparire come Bastian contrari ma una domanda ci sembra quasi obbligata: l’Italia che parte avrà in questo scambio armi-permessi di pesca tra Unione europea e Regno Unito? Se partiamo dalla carta geografica dell’Europa notiamo che tutti i Paesi del Nord Europa hanno da guadagnare con tale accordo; idem per la Francia e, volendo, con spese maggiorate per il carburante, anche le marinerie spagnole potrebbero recarsi a pescare nel mare del Regno Unito. Non è così per l’Italia, i cui pescherecci dovrebbero spendere un patrimonio in carburante per arrivare a Gibilterra e salire verso il Regno Unito. Lo stesso discorso vale per le marinerie della Grecia. Ora, sarebbe veramente singolare se i Governi di Italia e Grecia dovessero essere costretti ad acquistare armi prodotte nel Regno Unito per consentire alle marinerie dei Paesi del Nord Europa, della Francia e magari anche della Spagna di esercitare le attività di pesca nel mare del Regno Unito.
Questa è un’ulteriore dimostrazione che, nelle attività commerciali, ogni Paese europeo deve essere messo nelle condizioni i fare i propri interessi con accordi bilaterali con i Paesi extra-Ue.
Tra l’altro, per l’Italia, in materia di attività di pesca, l’eventuale partecipazione finanziaria all’accordo Regno Unito-Ue su pesca e armi sarebbe solo in perdita. L’Italia è un Paese che si affaccia sul mare ma da quando siamo entrati a far parte dell’Unione europea l’attività di pesca italiana ha subito una pesante riduzione. Non lo diciamo noi: gli effetti negativi legati alle decisioni adottate dagli organismi comunitari li segnalano da alcuni anni a questa parte Federpesca e Coldiretti (qui un articolo: https://federpesca.it/federpesca-coldiretti-riduzione-dell-attivita-di-pesca-affonda-la-flotta-italiana/). Il risultato è che in Italia si pescano ogni anno 180 mila tonnellate di pesce, mentre le importazioni di pesce fresco e congelato raggiungono le 840 mila tonnellate.
In un altro articolo proveremo a illustrare quali sono oggi i problemi della pesca in Italia e, in particolare, in Sicilia. Oggi ci limitiamo a sottolineare che l’accordo che l’Unione europea si accinge a siglare con il Regno Unito non può prevedere un esborso di soldi da parte dell’Italia, anche se ciò dimostrerebbe, nei fatti, che l’Unione europea non può trattare accordi commerciali con Paesi extra europei per conto di 27 Paesi Ue, perché quest’impostazione finisce inevitabilmente per danneggiare alcuni Paesi e per favorirne altri.
Piaccia o no, ma i dazi doganali introdotti dall’amministrazione americana di Donald Trump stanno di certo ‘terremotando’ i mercati globali ma stanno anche mettendo a nudo le contraddizioni di alcuni Paesi dell’Unione europea che vivevano con le economie dipendenti dal mercato americano; le contraddizioni della Cina ‘comunista’ i cui governanti stanno ‘impazzendo’ perché gli USA gli hanno tolto il ‘giocattolo’ della globalizzazione ultra-liberista; e, in generale, le contraddizioni di altri Paesi del mondo che avevano impostato le proprie economie sull’export verso gli Stati Uniti d’America. Ora arriva anche la contraddizione dell’Unione europea che diceva di “aver chiuso per sempre” con il Regno Unito che aveva abbandonato la Ue sbattendo la porta ma che, adesso, va anche bene, per tutelare i pescatori del Nord Europa acquistando armi inglesi…