XIII Workshop sull’HIV: l’evento a Palermo e l’intervista al professore Antonio Cascio.

di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta e giornalista

Si è conclusa l’11 dicembre scorso la stimolante XIII edizione del dibattito scientifico e informazione sul delicato tema dell’infezione da HIV all’interno della sontuosa location del Grand Hotel Piazza Borsa a Palermo. L’evento, denso di partecipazione e interventi specialistici, presieduto dal professore Antonio Cascio, Direttore UOC Malattie Infettive e Tropicali, AOU Policlinico P. Giaccone di Palermo, ha individuato, nella prima giornata, molteplici temi tra cui i vaccini utilizzati nell’HIV, come quello contro l’HPV, essendo entrambi i virus oncogeni, e quelli antinfluenzali. In particolare riguardo il SARS-CoV forte raccomandazione è stata data alla vaccinazione.
Grande rilevanza quindi al concetto di salute mentale con la presentazione di una serie di studi che hanno evidenziato, in seguito al trattamento farmacologico, nei primi 48 mesi dalla diagnosi di HIV un forte miglioramento dei sintomi depressivi e una soddisfazione complessiva per il trattamento.
Tra gli interventi sul futuro riconosciuti unanimamente quelli long acting, mentre per la qualità di vita del paziente è risultato centrale il rapporto medico-paziente, nella forma dell’alleanza terapeutica.
La seconda giornata si è contraddistinta per la variegata analisi delle comorbilità tra HIV e una molteplicità di patologie, a livello di ossa, rene, cuore (con il ruolo protettivo riconosciuto delle statine), fegato, cervello, tra gli organi bersaglio piu comuni. Si è puntato inizialmente sul processo infiammatorio attivo nei pazienti per l’utilizzo dei vecchi farmaci contro l’HIV, quindi sul concetto che l’obesità e il fumo aumentano l’aging, accorciando i telomeri. Riguardo il contrasto al problema senz’altro l’arma primaria risulta il miglioramento dello stile di vita, con dieta e attività fisica come gli elementi primari contro l’ invecchiamento, anche in HIV.
Da sottolineare il rapporto analizzato tra disturbi neurocognitivi e persone HIV positive da cui si rileva l’influenza di fattori come la depressione che peggiora concentrazione e memoria o anche lo status socioeconomico o ancora l’età, l’influenza negativa di alcuni farmaci per la loro tossicità e la persistenza del virus nel sistema nervoso centrale. Nota distintiva sul vantaggio del vaccino contro ‘herpes zoster’ che riduce il rischio di demenza, secondo gli ultimi studi. Il dibattito si è successivamente focalizzato sulle coinfezioni con altre patologie con l’epatite B o la tubercolosi e le rilevanze cliniche.
Tema di attuale rilevanza quello inoltre dell’oncogenesi in rapporto alla malattia, con un rapporto diretto tra HIV e aumentato rischio di determinati tipi di cancro come quello anale e delle basse vie respiratorie.
Ultima relazione genere-specifica nella considerazione che oggi il 10 percento delle donne scopre la malattia in corso di gravidanza e di comesia preferibile il parto cesareo in corso di infezione.
Differenze di genere, concorrenza di patologie, terapie avanzate, rischio di mortalità, con particolare riguardo agli eventi con impatto cardiometabolico e del sistema nervoso centrale, e prevenzione in HIV: tutti temi in fieri con il fil rouge costante di uno screening giovanile che contrasti un atteggiamento ancora diffuso di stigma in grado di interferire con la precocità della diagnosi e l’aderenza al trattamento.
Segue l’intervista diretta al professore Cascio in data 24 Novembre per questa testata.

1. Professore Cascio, può esplicitare la finalità del Corso da lei presieduto?
“Certamente, la finalita’ del corso è certamente un aggiornamento per i professionisti che si occupano della gestione dei pazienti HIV positivi, oltre che uno sambio di esperienze tra esperti”
2. Si può parlare oggi di un’emergenza HIV? Quali i segnali di allarme?
“Non direi proprio di emergenza, però purtroppo il problema persiste tant’è che il 60% delle nuove diagnosi vengono fatte in individui “late presenter” (ovvero con un numero di linfociti D4 inferiore a 350) o già in AIDS che rischiano di morire entro alcuni settimane dalla diagnosi”
3. Quali le strategie terapeutiche e preventive più adeguate?
“Per prevenire occorre fare tanta informazione tra i giovani consigliando sempre l’utilizzo del preservativo ed eventualmente quello della profilassi pre esposizione. È poi importantissimo fare campagne di screening e di offerta gratuita del test in maniera da riconoscere precocemente la persona infetta, metterla in terapia rendendola quindi non più contagiosa interrompendo la catena del contagio”
4. Quali le comorbilità da attenzionare con l’HIV e le altre patologie infettive preoccupanti tra i giovani?
“Tutte le patologie sessualmente trasmissibili possono favorire il contagio dell’HIV. Da evitare ovviamente l’abuso dell’alcol e il consumo di sostanze stupefacenti”
5. Oggi a suo avviso quale contributo darebbe l’educazione socioaffettiva nel prevenire il fenomeno?
“Più che l’educazione socioaffettiva ritengo più importante far conoscere ai giovani cosa è, come si trasmette e come si può prevenire l’infezione da HIV, importante anche affrontare le problematiche del consumo di alcol e droghe a seguito dell’assunzione dei quali diventa più probabile un comportamento disinibito, irresponsabile e talvolta violento che può favorire la trasmissione dell’HIV”.