A due passi da Caltanissetta sorge la PICCOLA ROMANIA di Sicilia | È un vero gioiello e i francesi lo hanno capito da tempo

foto della capitale estera (foto pexels.com) - mediaoneonline.it
Una comunità che si è integrata benissimo, con la cittadina che è diventata un ottimo modello di convivenza ed inclusione
Nel cuore del Mar Mediterraneo, la Sicilia si è sempre posta come una cerniera tra Oriente e Occidente, subendo nel corso dei secoli invasioni, conquiste e influenze di molteplici civiltà. Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Borboni hanno lasciato ognuno un’impronta visibile e viva ancora oggi nelle tradizioni locali, nell’urbanistica, nella lingua e nell’identità del popolo siciliano.
Città come Palermo, Siracusa e Catania testimoniano con le loro architetture l’epoca araba e normanna, mentre altre località meno note ma non meno affascinanti conservano influssi ben precisi che hanno resistito al tempo. Le dominazioni straniere non sono state soltanto un segno lasciato sul paesaggio urbano, ma una vera e propria integrazione culturale che ha dato vita a una società profondamente ibrida.
Un esempio straordinario è rappresentato da Piana degli Albanesi, piccolo centro arroccato tra le montagne a pochi chilometri da Palermo. Fondata nel XV secolo da profughi albanesi in fuga dall’avanzata ottomana, la cittadina mantiene vive ancora oggi le proprie tradizioni arbëreshe: la lingua, il rito bizantino, i costumi folcloristici, le celebrazioni religiose. Piana è l’emblema di come una dominazione o una migrazione possano fondersi perfettamente nel tessuto siciliano, creando un microcosmo culturale suggestivo e identitario.
Ma non è l’unico esempio. Anche nella Sicilia centrale troviamo piccoli centri dove la multiculturalità è ben visibile e perfettamente integrata nella vita quotidiana. È il caso di un comune che si troava nella provincia di Caltanissetta, e che nel tempo ha visto un afflusso crescente di stranieri, soprattutto dalla Romania.
Fra storia locale e spirito internazionale
Il borgo di cui parliamo si presenta con un “cuore” antico, ma dal volto moderno. Situato tra le colline del nisseno, è noto per la sua agricoltura, la devozione religiosa e una comunità locale molto ospitale. Il centro abitato conserva chiese di pregio, come la Chiesa Madre, e diversi spazi culturali che raccontano la sua storia contadina e il lavoro in miniera, un tempo fulcro dell’economia locale.
Negli ultimi decenni, però, a caratterizzare la cittadina è stato soprattutto l’arrivo di nuove comunità straniere, in particolare quella romena, che oggi rappresenta una parte fondamentale del tessuto sociale. Con oltre 400 residenti romeni, la cittadina in questione è stata ribattezzata “la piccola Romania di Sicilia”.

Una comunità romena attiva e integrata
I cittadini romeni si sono perfettamente integrati nella vita economica e culturale del paese. Molti di loro lavorano nell’agricoltura, nell’artigianato e nei servizi alla persona. Alcuni hanno avviato attività imprenditoriali, contribuendo a rivitalizzare zone del paese prima abbandonate o in declino. La loro presenza è visibile anche dal punto di vista religioso: numerose sono le celebrazioni ortodosse organizzate durante l’anno, con una partecipazione crescente anche da parte dei residenti italiani.
Questo scambio culturale quotidiano ha reso proprio la cittadina siciliana, ed è di Riesi che parliamo, un modello di convivenza e inclusione, attirando l’attenzione di sociologi, ricercatori e media locali. Riesi, si può affermare tranquillamente, rappresenta oggi una sintesi perfetta della Sicilia contemporanea: una terra che, dopo secoli di dominazioni esterne, continua ad accogliere e trasformarsi, mantenendo saldo il proprio spirito identitario e aperto al mondo. In un’epoca in cui l’identità rischia davvero di irrigidirsi, borghi come Riesi o Piana degli Albanesi ci mostrano come la mescolanza di culture sia non solo possibile, ma anche arricchente e rigenerante.