A Lampedusa riecco gli sbarchi di migranti. Ma non si parla degli oltre 160 mila profughi ucraini. In Italia ci sono migranti di serie A e migranti di serie B

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Nel silenzio quasi generale a Lampedusa sono ricominciati gli sbarchi di migranti senza fine. Nelle ultime 24 ore nell’isola sono stati registrati 14 sbarchi per un totale di 655 migranti. Il fatto che siano arrivati tutti dalla Tunisia dimostra che il ‘famigerato’ Piano Mattei tanto decantato dall’attuale Governo italiano non è esattamente un successo, se è vero che la Tunisia avrebbe dovuto svolgere un ruolo centrale (qui un articolo: https://www.affarinternazionali.it/la-tunisia-sara-decisiva-per-il-piano-mattei/).

La verità è che la politica italiana non sa più cosa inventarsi per gettare fumo negli occhi dei cittadini. Il Piano Mattei avrebbe dovuto mettere insieme nuovi gasdotti tra il Nord Africa e l’Italia (cioè la Sicilia, già collegata all’Africa da due gasdotti) e una politica di contenimento del flusso di migranti che, dalle aree povere del mondo, passando dal Nord Africa, scelgono l’Europa, con tappa obbligata a Lampedusa e in Sicilia. Non sappiamo, in due anni, quanti soldi tolti dalle tasche degl’italiani siano stati spesi per ridurre il flusso di migranti, ma sappiamo, perché è una realtà che salta agli occhi, che quando il mare non fa i capricci Lampedusa viene presa d’assalto dai migranti.

Di solito, quando si parla di grandi affari legati ai migranti si fa riferimento a due elementi: 1) quanto incassano le organizzazioni criminali che gestiscono questo particolare servizio di trasporto di esseri umani; 2) il giro di affari che c’è dietro l’assistenza ai migranti che arrivano in Italia. Da quello che abbiamo letto sulla rete, un migrante per raggiungere Lampedusa partendo dal Nord Africa paga da 5 mila a 8 mila dollari. Rispetto agli anni precedenti il Covid, il prezzo è aumentato di 3-4 volte. Considerato che parliamo di migliaia e migliaia di persone, non c’è bisogno di altri elementi per desumere che, su questo commercio di esseri umani, c’è chi guadagna montagne di soldi. Sul giro di affari dei centri di accoglienza, bene o male, non sono mancate le inchieste della Magistratura, a cominciare da quella di Roma, o da quella in Calabria.

Da allora, in realtà, non si sa più nulla. Né l’attuale Governo di Giorgia Meloni, che pure in campagna elettorale aveva promesso lotta senza quartiere all’immigrazione, ha fatto qualcosa di nuovo. A parte il discutibile centro migranti realizzato in Albania, costato fino ad oggi un mucchio di soldi con risultati che definire deludenti è poco. Con molta probabilità, questo benedetto centro in Albania ha incontrato molti ostacoli, questo è vero. Ma imbarcazioni che partono dall’Italia con una cinquantina di migranti per trasferirli in Albania (e stiamo abbondando con i numeri) quando a Lampedusa, in Estate, ogni giorno, ordinariamente, arrivano in media 500 migranti, non servono assolutamente a nulla.


Chi ha un po’ di memoria ricorderà che Fratelli d’Italia – il partito di Giorgia Meloni – quando era all’opposizione dei Governi di Giuseppe Conte e del Governo di Mario Monti, prometteva battaglie navali contro i continui sbarchi di migranti in Italia. Una volta arrivati al Governo, Giorgia Meloni e i suoi Ministri hanno messo in campo le due citate iniziative: il Piano Mattei e il centro migranti in Albania. Due fallimenti totali costati un sacco di soldi agli ignari cittadini italiani. Non solo. Quando si parla di costi dei migrati che arrivano in Italia non si parla mai, ad esempio, del costo annuale dell’assistenza migranti a Lampedusa.

Eppure i costi ci sono: le bottiglie d’acqua, i pasti e il numero di militari impiegati ogni giorno a Lampedusa e nel resto d’Italia. Poi c’è un costo di cui non parla nessuno. E’ noto che i migranti, una volta arrivati a Lampedusa, vengono trasferiti a Porto Empedocle. In questi giorni, in media, partono da Lampedusa, imbarcandosi sui traghetti di linea, non meno di 300 migranti al giorno. Chi paga i biglietti? Ovviamente i migranti non pagano: paga il Governo italiano, ovvero i cittadini italiani. Per la precisione, da quello che si legge sulla rete, un biglietto Lampedusa-Porto Empedocle costa 52 euro. Non sappiamo se chi gestisce la linea tra le isole Pelagie e la Sicilia pratichi particolari sconti al Governo: sarebbe interessante saperlo. A noi non risultano sconti. A noi, invece, risulta che la linea che collega via mare, con traghetti, le isole Pelagie con Porto Empedocle sia una delle più remunerative d’Italia.


A conti fatti, noi cittadini del costo dei migranti che arrivano in Italia non sappiamo nulla. Quando governava il centrosinistra, che era favorevole all’arrivo dei migranti, non si sapeva nulla, a parte qualche inchiesta della Magistratura. Oggi che l’Italia è governata dal centrodestra non sappiamo lo stesso alcunché, perché questo schieramento politico non ha alcun interesse a raccontare quello che succede a Lampedusa e nelle altre Regioni italiane dove non mancano gli sbarchi di migranti, dalla Calabria alla Puglia fino alla Sardegna. Ed è anche logico: perché dovrebbe comunicare ai cittadini italiani il proprio fallimento in materia di politiche migratorie?

La cosa non ci impressiona. La politica non dice quanto stiano costando alle ‘casse’ dello Stato italiano i profughi ucraini presenti in Italia in questo momento. Se cerchiamo sulla rete otteniamo questa risposta: “A giugno 2025, il numero esatto di profughi ucraini in Italia non è disponibile con precisione. Tuttavia, si stima che siano presenti oltre 160.000 cittadini ucraini titolari di protezione temporanea. Questo dato non include gli arrivi successivi al 2023, né i richiedenti asilo o altre forme di protezione”. Dal 2023 ad oggi i bombardamenti russi in Ucraina sono aumentati spaventosamente ed è probabile che il numero di profughi presenti nei Paesi dell’Unione europea sia aumentato altrettanto spaventosamente. I dati ufficiali raccontano che nei 27 Paesi Ue, in questo momento, siano presenti 4 milioni e 200 mila profughi ucraina: ma è una stima che sembra molto in difetto.


Per la cronaca, nel 2024, in Italia, dal Nord Africa, sono arrivati poco più di 66 mila migranti, con una riduzione di quasi il 58% rispetto al 2023. Peccato che, come già ricordato, contemporaneamente, siano presenti in Italia oltre 160 mila profughi ucraini titolari di protezione temporanea. Per protezione temporanea s’intende che i profughi ucraini hanno diritto all’accesso a servizi essenziali come assistenza sanitaria, alloggio e lavoro. Come potete notare, in Italia ci sono migranti di serie A e migranti di serie B. I primi sono i profughi ucraini titolari di protezione temporanea, ai quali il Governo assicura assistenza sanitaria, alloggio e lavoro. Poi ci sono i migranti di serie B, quelli contro i quali un giorno sì e l’altro pure tuonano leghisti e cittadini italiani giustamente infastiditi dal fatto che questi disperati si accampano, soprattutto nelle città del Centro Nord Italia, per provare a sopravvivere. Una parte di loro delinque e finisce in galera, andando a rendere sempre più problematica la sopravvivenza nelle carceri.

Nulla contro i servizi di ‘Fuori dal Coro’, la trasmissione di Rete 4 che ogni settimana racconta le storie di degrado: che sono, alla fine, storie di cittadini italiani stanchi di vivere nella paura di diventare oggetto di rapine (e anche di altro) da parte di questi extracomunitari; ma anche storie di questi disperati che dormono dove capita e, ogni giorno, debbono provare a mettere d’accordo, in un modo o nell’altro, il pranzo con la cena. Forse se il bravo collega Mario Giordano troverà il tempo di leggere la storia di Gino O. di Danilo Dolci e altre sue opere sul degrado sociale della Sicilia degli anni ’50 e ’60 del secolo passato magari, chissà, comincerebbe a inquadrare certi fenomeni sotto una luce diversa. E magari si chiederebbe pure perché ai profughi ucraini presenti in Italia titolari di protezione temporanea viene assicurato l’accesso a servizi essenziali come assistenza sanitaria, alloggio e lavoro, mentre chi arriva dall’Africa, a parte le eccezioni, o finisce nelle campagne per essere sfruttato, o nelle città del Centro Nord Italia a creare degrado e a vivere nel degrado.