Accordi dazi USA-Unione europea: Germania, Irlanda e Italia metterebbero nel ‘sacco’ gli altri 24 Paesi Ue. Manca però il voto del Parlamento europeo…

Dice la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a proposito della bozza di accordo sul commercio tra USA e Ue, che ha firmato ieri in Scozia: “Di più non si poteva fare”. Di più, per la Germania, che è il suo Paese, Ursula von der Leyen non poteva fare. I dazi doganali americani dal 30% per i prodotti europei, che sarebbero scattati dall’1 Agosto in mancanza di accordi con il presidente Donald Trump, sono passati al 15%. In più ci dovrebbero essere agevolazioni per le automobili prodotte in Europa (cioè per lo più in Germania), per alcuni prodotti farmaceutici (prodotti in Irlanda, in Germania e in Italia) e per i prodotti agroalimentari (che interessano soprattutto l’Italia).
Di fatto, piuttosto che parlare di un accordo tra Stati Uniti d’America e Unione europea, sarebbe più corretto parlare di un accordo tra USA da una parte e Germania, Irlanda e Italia dall’altra parte. E gli altri 24 Paesi Ue? A parte la Francia, che potrebbe avere qualche agevolazione per esportare aeromobili e prodotti agroalimentari (agevolazioni ancora da dettagliare), gli altri Paesi Ue vengono chiamati a svolgere un ruolo ‘importante’: pagare! Infatti, per i prossimi tre anni, ammesso che tale accordo vada in porto, l’Unione europea si impegna ad acquistare 750 milioni di euro di petrolio americano, gas liquido americano e armi americane. In più, l’Unione europea, invece di investire le proprie risorse in Europa, andrà ad investire 600 miliardi di euro negli USA. Ancora: l’Unione europea dovrà garantire flessibilità (che tradotto significa: venite in Europa e fate quello che volete) per il tech, per le criptovalute e magari per l’intelligenza americana, visto che l’Ue è indietro anche in questo settore.
Per dirla in breve, questa bozza di accordo, che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo, fa gli interessi in primo luogo della Germania e, poi, di Italia e Irlanda. L’inghippo, perché di questo si tratta, nasce dal fatto che nel 2024 lo scambio commerciale tra USA e Ue ha registrato un surplus di quasi 200 miliardi di euro in favore dell’Unione europea. L’85% di questo surplus, come abbiamo scritto più volte, è scrivibile:
alla Germania, che nel 2024, nel commercio con gli USA, ha incassato 80 miliardi di euro;
all’Irlanda, che nel 2024, nel commercio con gli USA, ha incassato 50 miliardi di euro;
all’Italia, che nel 2024, nel commercio con gli USA, ha incassato 45 miliardi di euro.
Con interessi così contrastanti tra i 27 Paesi Ue, sarebbe stato logico che ogni Paese dell’Unione europea avesse trattato i propri rapporti commerciali direttamente con il Governo federale americano. Invece furbescamente, la Germania, che con la citata Ursula von der Leyen controlla la Commissione europea, ha trattato per tutt’e 27 Paesi Ue. Una fregatura per 24 Paesi Ue, che adesso potrebbero essere chiamati a pagare, di fatto, quello che è l’azzeramento del surplus commerciale europeo verso gli USA chiesto e ottenuto da Trump.
La domanda a questo punto è: per quale motivo 24 Paesi Ue su 27, che sono responsabili del 15% e forse anche meno del surplus commerciale dell’Unione europea, dovranno pagare l’azzeramento di un surplus commerciale che, ribadiamo, per l’85% è ascrivibile a Germania, Irlanda e Italia? Sarà interessante capire cosa succederà nel Parlamento europeo quando verrà chiamato ad approvare la bozza di accordo commerciale USA-Ue siglato ieri in Scozia dalla già citata presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Tra l’altro, nell’accordo ci sono elementi chiari e, come già accennato, elementi da dettagliare. Sono chiari i dazi americani al 15% sui prodotti europei che entreranno negli USA. Sono chiari i dazi americani su acciaio, alluminio e rame che restano al 50%. Così come sono chiari i soldi che l’Unione europea dovrà tirare fuori per acquistare petrolio americano, gas liquido americano e armi americane. Sembrano chiari gli sconti per le auto tedesche che potranno entrare in America con dazi inferiori al 25%. Tutte le altre cose previste dovranno ancora essere chiarite nel dettaglio. Sulla farmaceutica, per esempio, a margine, Trump ha detto che l’America non farà grandi sconti sui dazi, perché il suo Paese deve diventare autosufficiente per la produzione di medicine. E così anche le ipotetiche agevolazioni per altri settori, in questo momento, sono da prendere al condizionale. Il riferimento è alle agevolazioni che l’America di Trump si è impegnata, per ora verbalmente, per aeromobili e i relativi componenti, per l’industria aerospaziale, per i macchinari industriali, per la robotica, per i semiconduttori, per alcuni prodotti agricoli, mentre è ancora in aria l’accordo con dazi scontati per liquori e prodotti alcolici. Ad esclusione dei vini, per i quali i dazi americani rimangono al 15%: problema minimo per i vini italiani di prezzi medio bassi e problemi enormi, invece, per i vini costosi.
In ogni caso, ribadiamo, bisognerà capire se gli europarlamentari dei 24 Paesi Ue penalizzati da questa bozza di intesa voteranno sì. Ah, dimenticavamo: la prima categoria sociale che viene chiamata a pagare per questi accordi commerciali con l’America di Trump sono gli agricoltori europei. Nei giorni scorsi, infatti, quasi ad anticipare gli accordi siglati in Scozia, la Commissione europea ha deciso di tagliare dalla PAC (Politica Agricola Comune) poco più di 80 miliardi di euro. Siccome gli accordi con gli americani sono più onerosi rispetto alle aspettative, è probabile che i tagli a carico degli agricoltori possano essere maggiori di 80 miliardi di euro.
