Addio patatine, le più amate dagli italiani stanno scomparendo | 100 lavoratori senza stipendio

patatine festa - foto (C) Mediaoneonline.it
Si tratta di una crisi per lo storico marchio amato da tutti: il rischio concreto è quello del fallimento
La crisi economica che colpisce famiglie, imprese e territori non guarda in faccia nessuno. Negli ultimi anni, in Italia, si sono moltiplicati i casi di chiusure e fallimenti, anche di marchi e attività che sembravano incrollabili. Le difficoltà legate ai rincari energetici, alla concorrenza estera e ai cambiamenti nel comportamento dei consumatori hanno messo in ginocchio perfino le eccellenze del made in Italy. Non solo negozi storici o catene della grande distribuzione, ma anche prodotti alimentari che hanno accompagnato intere generazioni.
Basta fare un giro nei centri commerciali o nelle vie principali delle nostre città per notare serrande abbassate, insegne rimosse, vetrine spoglie. La disoccupazione è tornata a crescere, soprattutto tra i giovani e nel Sud Italia. In questo scenario, ogni notizia di una nuova crisi industriale suona come un colpo al cuore del Paese, già indebolito da anni difficili e segnato da profonde incertezze.
Ma ciò che più colpisce è quando a essere travolto dalla crisi è un simbolo dell’infanzia e della quotidianità. Quando il fallimento coinvolge un marchio entrato da tempo nell’immaginario collettivo, allora non si parla più solo di economia, ma di un vero e proprio trauma culturale. E oggi, purtroppo, siamo di fronte a uno di quei casi emblematici.
Le patatine croccanti che hanno accompagnato i nostri spuntini, le feste di compleanno, le pause a scuola o i picnic al mare potrebbero presto sparire dagli scaffali dei supermercati. Un prodotto che ha unito il Nord e il Sud, grandi e piccini, famiglie e comitive di amici. Ma adesso tutto questo rischia di diventare solo un ricordo.
Una fabbrica storica a rischio chiusura
Tra i casi industriali più preoccupanti del momento c’è quello di un’azienda italiana con sede a Pomezia, a sud di Roma, che da decenni produce uno degli snack più iconici del panorama nazionale. Le notizie che arrivano dallo stabilimento sono tutt’altro che confortanti: produzione quasi ferma, lavoratori in cassa integrazione e un futuro che si fa ogni giorno più incerto.
Si parla di una realtà che ha dato lavoro a centinaia di persone e che ha contribuito in modo concreto allo sviluppo industriale della zona. Il marchio ha vissuto anni di splendore, entrando nelle case di milioni di italiani e diventando sinonimo di qualità e semplicità. Tuttavia, il calo delle vendite, la riduzione della distribuzione e una gestione societaria complessa hanno portato l’azienda sull’orlo del fallimento.

Cento lavoratori attendono la cassa integrazione
La storica azienda italiana produttrice di snack salati è proprio quella di Crik Crok, fondata nel 1949 da Carlo Finestauri, oggi in grave difficoltà. Lo stabilimento principale, situato lungo via Pontina, è pressoché inattivo, e i circa 100 lavoratori attendono ancora l’erogazione della cassa integrazione da parte dell’INPS. Nel 2017 un tentativo di rilancio sembrava dare speranza, ma oggi la situazione appare nuovamente drammatica.
Le istituzioni locali e i sindacati monitorano con attenzione, ma il rischio è concreto: la fine definitiva di uno dei marchi più amati dagli italiani. Se Crik Crok dovesse fallire, non si perderebbe, insomma, soltanto un’azienda, ma anche un frammento della nostra memoria collettiva. Che peccato.
