Addio TFR | Il datore ha una nuova arma contro i lavoratori, chi sbaglia questo passaggio perde tutto

Problemi pagamenti lavoro - foto (C) MediaoneOnline.it

Problemi pagamenti lavoro - foto (C) MediaoneOnline.it

Nuove “sfide” e nuovi intoppi nel momento in cui avviene la chiusura di un contratto di lavoro: c’è un rischio concreto 

Per ogni lavoratore, entrare in azienda equivale ad accettare regole condivise: l’orario, il tipo di mansione, ma soprattutto la retribuzione. Ed è proprio quest’ultima, assieme alla regolarità contributiva e previdenziale, che garantisce un futuro pensionistico dignitoso. Quando si firma un contratto, infatti, il datore di lavoro si impegna non solo a pagare lo stipendio, ma anche a versare i contributi previdenziali obbligatori, determinanti per la maturazione della pensione.

Spesso si dimentica che, accanto alla retribuzione mensile, vi sono altri istituti a favore del dipendente, come la maturazione delle ferie, il pagamento delle festività non godute e il famigerato Trattamento di fine rapporto (TFR), un diritto fondamentale e talvolta poco compreso. Il TFR è, a tutti gli effetti, parte del compenso spettante, anche se differito nel tempo.

Dal punto di vista legale, l’articolo 2120 del Codice Civile disciplina il TFR, prevedendone anche l’anticipazione in casi specifici, come l’acquisto della prima casa o spese sanitarie straordinarie. Tuttavia, non tutto è così scontato.

E poi, l’argomento che tratteremo, che è legato all’intenzione di un lavoratore di cambiare lavoro: bisogna valutare con attenzione ogni mossa, magari con il supporto di un consulente o di un sindacato. Perché ogni dettaglio nel contratto può fare la differenza tra una partenza sicura e un addio amaro. Analizziamo un caso in particolare, che tira in ballo il Tfr, trattamento di fine rapporto.

La nuova “arma” delle aziende

Diciamo subito che il TFR viene calcolato ogni anno sulla base della retribuzione annua divisa per 13,5 e rivalutata annualmente. Pur essendo escluso dai contributi previdenziali, è soggetto a tassazione al momento dell’erogazione. Spetta a ogni lavoratore alla cessazione del rapporto, salvo che lo abbia destinato a fondi di previdenza complementare.

Ma ecco l’ombra: sempre più spesso emergono casi in cui il datore di lavoro utilizza il TFR come leva per trattenere somme a titolo di compensazione, soprattutto quando il lavoratore non rispetta il preavviso. Ed è qui che la tutela si fa più incerta. Ma spieghiamoci meglio.

Busta paga lavoro (foto fiscoequo.it) - mediaoneonline.it
Busta paga lavoro (foto fiscoequo.it) – mediaoneonline.it

Quando il TFR è un diritto, ma non è sempre garantito

Secondo una recente sentenza del Tribunale di Napoli (n. 5476/2025), è legittimo che il datore trattenga parte del TFR se il lavoratore ha lasciato il posto senza rispettare il preavviso previsto dal contratto. In questo caso, la somma trattenuta è considerata una sorta di “indennità sostitutiva” del preavviso mancato. Il giudice, richiamando la giurisprudenza della Cassazione (n. 26365/2024), ha evidenziato che si tratta di un bilancio interno allo stesso rapporto di lavoro, dove le obbligazioni – credito del lavoratore per il TFR e debito per l’omesso preavviso – si compensano senza bisogno di ulteriori domande o azioni legali. Tuttavia, questa pratica può facilmente diventare uno strumento per ridurre o annullare quanto spetta al lavoratore.

Il rischio, oggi più che mai, è che un lavoratore che decide di lasciare l’azienda improvvisamente possa ritrovarsi a mani vuote, con un TFR decurtato o addirittura azzerato. Il tutto con il marchio della legittimità, sancita dalla giurisprudenza. Serve dunque maggiore consapevolezza, e la giusta assistenza legale, soprattutto in fase di dimissioni. In conclusione, firmare un contratto significa avere diritti ma anche doveri: conoscere a fondo le clausole e le implicazioni economiche è essenziale per non perdere ciò che si è faticosamente maturato negli anni. In particolare, è fondamentale non sottovalutare il valore del TFR, che rappresenta spesso un capitale importante per affrontare nuove sfide o garantire un minimo di sicurezza economica.