ATTENZIONE: se leggi “Vietato ai cani” NON crederci subito | Rischiano la denuncia, nessuno ti ha parlato di questa norma

cartello divieto cani - foto (C) Mediaoneonline.it

cartello divieto cani - foto (C) Mediaoneonline.it

Importante valutare e… non cascarci: a volte bisogna rivolgersi ad un’associazione per la tutela dei diritti

Negli ultimi anni, in Italia, si è assistito a un costante aumento dei casi trattati da associazioni e sportelli dedicati alla tutela dei consumatori. Dal rimborso per viaggi annullati ai reclami contro bollette ingiuste, fino a casi di pubblicità ingannevole, le problematiche segnalate si sono moltiplicate, spingendo milioni di cittadini a fare valere i propri diritti. Solo nel 2024, secondo i dati dell’Unione Nazionale Consumatori, le segnalazioni sono cresciute del 27% rispetto all’anno precedente.

Dietro questa impennata si cela una maggiore consapevolezza, spinta anche dal lavoro quotidiano di realtà consolidate come il Codacons, Altroconsumo, Confconsumatori e molte altre associazioni locali, sempre più attive sul territorio. Queste organizzazioni offrono supporto legale, mediazione e consulenze, contribuendo a ridurre la distanza tra il cittadino e la legge.

Molte cause recenti hanno avuto risonanza nazionale. Dalla difesa dei risparmiatori truffati da istituti bancari, fino alla lotta contro i rincari ingiustificati nei supermercati, il quadro che emerge è quello di un’Italia più attenta e pronta a reagire. Un terreno fertile, dunque, anche per riflettere su casi più quotidiani ma non per questo meno rilevanti, come quello dei cartelli “Vietato ai cani”.

Questi cartelli stanno comparendo sempre più spesso fuori da bar, negozi e ristoranti, eppure il loro valore legale è spesso molto limitato, se non addirittura nullo. È proprio questo uno degli aspetti che stanno facendo discutere migliaia di cittadini, anche grazie alla crescente attività di denuncia da parte delle associazioni per i diritti degli animali.

Legittimità o illegittimità: ecco cosa è previsto

Nel nostro Paese non esiste una legge nazionale che vieti l’accesso ai cani nei luoghi pubblici. In assenza di norme univoche, ogni comune o esercente può adottare regolamenti propri, ma questi devono essere giustificati da motivi reali e documentabili. Lo ha stabilito anche la giurisprudenza italiana, evidenziando che un divieto non motivato viola i principi di libertà personale e può quindi essere annullato.

Secondo quanto riportato da fonti affidabili come Money.it, un cartello non basta. Se l’esercente non può dimostrare la sussistenza di motivi igienico-sanitari o di sicurezza, quel divieto rischia di essere solo un atto arbitrario. In altre parole, il semplice cartello affisso fuori da un locale non ha valore legale se non accompagnato da disposizioni chiare e documentate.

Divieto di accesso (foto sempresrl) – mediaoneonline.it

Quando un cartello può essere “fuorilegge”

Ci sono tuttavia dei contesti dove la presenza degli animali può davvero rappresentare un rischio, ed è qui che interviene il Regolamento Europeo n. 852/2004/CE. Esso vieta la presenza di cani e altri animali nei luoghi dove si preparano alimenti, come cucine, laboratori alimentari o aree di confezionamento. Questo tipo di divieto ha quindi un fondamento oggettivo e serve a tutelare la salute pubblica. Nei luoghi aperti al pubblico – come bar, ristoranti e perfino supermercati – i cani possono invece accedere, purché restino nelle aree clienti e non entrino in contatto con gli alimenti. In questi casi, la scelta finale spetta al gestore, ma anche qui non può trattarsi di un divieto assoluto e arbitrario. Il regolamento della polizia veterinaria, inoltre, consente l’accesso agli animali se sono tenuti al guinzaglio e, se richiesto, con museruola.

Nei cinema, ospedali e teatri, il discorso è analogo: il divieto può essere posto solo se motivato da esigenze di sicurezza o di tranquillità del servizio offerto. In assenza di una norma esplicita o di una motivazione valida, anche qui il divieto rischia di cadere. Alla luce di quanto detto, il proliferare dei cartelli “vietato ai cani” è spesso il frutto di una convinzione errata o di una decisione personale del titolare del locale, piuttosto che di un obbligo legale. Per questo motivo, è sempre bene informarsi e, se necessario, rivolgersi a un’associazione per la tutela dei diritti per fare valere le proprie ragioni.