Codice Fiscale, se il tuo contiene questo dato ti spettano 850 euro al mese: prima fai richiesta e prima l’Inps te li accredita

Inps, soldi (foto teleone.it) - mediaoneonline.it
Una concreta boccata d’ossigeno dal governo, ma ottenere l’aiuto non è semplicissimo.
La crisi economica sta incidendo pesantemente sulle famiglie italiane, con particolare impatto su chi vive situazioni di fragilità e ha bisogno di assistenza continuativa. Tra bollette in aumento, inflazione e salari stagnanti, molte famiglie faticano ad affrontare le spese quotidiane, figuriamoci a sostenere altri costi, sui quali ci concentreremo. Ecco perché il tema dei contributi statali è sempre più al centro del dibattito politico e sociale.
In questo contesto, i nuclei familiari con anziani non autosufficienti si trovano a dover gestire una doppia emergenza: da una parte quella economica, dall’altra quella sanitaria e assistenziale. Per molti, la speranza è legata all’intervento dello Stato, attraverso contributi mirati e politiche di welfare più inclusive. Ma la realtà dei fatti, purtroppo, è spesso diversa dalle promesse annunciate.
La necessità di cure a lungo termine, in particolare per malattie degenerative come ad esempio Alzheimer, comporta costi elevati che non tutte le famiglie possono sostenere da sole. Le strutture pubbliche sono spesso sature, mentre quelle private sono inaccessibili, per la maggioranza. Per questo motivo, ogni nuova misura di sostegno viene accolta con grandi aspettative, nella speranza di poter alleggerire almeno in parte un peso quotidiano sempre più gravoso.
Una delle novità più discusse riguarda l’accesso a un contributo fino a 850 euro mensili, legato però a requisiti molto stringenti. Tra questi, uno in particolare ha destato attenzione: la presenza dell’iscrizione del beneficiario nelle banche dati INPS con relativo Codice Fiscale verificabile. Dettaglio di cui parleremo, e che fa parte dei requisiti assolutamente indispensabili e “centrali” proprio per l’ottenimento di un bonus a dir poco fondamentale, per migliaia e migliaia di famiglia italiane.
Cos’è la Prestazione universale, e come funziona
Il cosiddetto Bonus Anziani 2025 è una nuova misura INPS inserita all’interno del piano governativo per il biennio 2025-2026. Il suo nome ufficiale è Prestazione Universale e nasce con l’obiettivo di potenziare il sostegno a domicilio per gli anziani non autosufficienti. Si tratta di un contributo mensile, esentasse e non pignorabile, che viene versato direttamente dall’INPS per due anni consecutivi. L’agevolazione terminerà il 31 dicembre del 2026 (il “via” è stato a gennaio di quest’anno). È importante sapere che questo bonus non è cumulabile con l’indennità di accompagnamento: chi sceglie di accedere alla Prestazione Universale rinuncia alla vecchia indennità, anche se può poi cambiare idea e revocare la scelta. Il sistema è flessibile, ma la decisione iniziale richiede attenzione e consapevolezza.
E passiamo ai requisiti, andando così anche nel cuore del problema: accedere alla Prestazione Universale, infatti, non è semplicissimo. I criteri da rispettare sono numerosi e rigidi. Tra i principali: età pari o superiore a 80 anni; percezione attuale dell’indennità di accompagnamento; possesso di un ISEE sociosanitario inferiore a 6.000 euro annui; valutazione del bisogno assistenziale “gravissimo“, stabilita da INPS e da una commissione tecnico-scientifica. L’aiuto si compone di due quote: la prima è l’importo base, equivalente all’assegno di accompagnamento (pari a 542,02 euro mensili nel 2025), mentre la seconda è un assegno di assistenza integrativo fino a 850 euro. Questa quota aggiuntiva è vincolata a precise modalità di spesa, tracciabili e sottoposte a controlli. I fondi possono essere usati solo per pagare un badante regolarmente assunto per almeno 15 ore settimanali, oppure per servizi professionali domiciliari non sanitari (pasti, pulizia, igiene, supporto psicologico ecc.). Le due opzioni sono alternative tra loro e non cumulabili all’interno dello stesso mese. Chi non documenta l’uso corretto dei fondi perde il diritto al beneficio.

Domanda online e il nodo del “bisogno gravissimo”
Per ricevere il Bonus Anziani 2025, è indispensabile presentare domanda all’INPS esclusivamente online. Non è prevista alcuna assegnazione automatica, nemmeno in presenza di tutti i requisiti. Alla domanda bisogna allegare diversi documenti: la DSU per il calcolo dell’ISEE, la certificazione del bisogno gravissimo rilasciata dalla commissione medico-legale INPS, e la documentazione che attesta la percezione dell’indennità di accompagnamento. Dopo l’invio, l’INPS avvia controlli incrociati per verificare l’effettiva idoneità del richiedente.
Ma attenzione a questo passaggio: il criterio del “bisogno assistenziale gravissimo” rappresenta la barriera più difficile da superare. Questo requisito combina due aspetti: sanitario e sociale. Il primo valuta la condizione fisica, mentre il secondo prende in esame l’ambiente familiare e abitativo tramite un questionario di autovalutazione. Molti esperti, è da sottolineare, hanno già sollevato dubbi sull’efficacia e sull’equità di questo sistema, che esclude una larga fetta di anziani malati ma non ritenuti “sufficientemente gravi”. Ad esempio, circa 1,48 milioni di italiani affetti da demenza moderata o grave non potranno accedere al beneficio. Una stretta selettiva che rischia di compromettere l’utilità sociale dell’intera riforma. Al di là delle polemiche, secondo le stime del governo saranno circa 25.000 le persone che potranno effettivamente ricevere il bonus. Ma il numero fa crescere un timore: quello che, anche questa volta, il welfare si trasformi in un sistema premiante solo per pochi, lasciando indietro i più fragili.