Conto corrente, in questi casi scatta il pignoramento: ora non si guarda in faccia più nessuno | 3 italiani su 10 sono a rischio

Problemi pagamenti lavoro - foto (C) MediaoneOnline.it
Una misura legale per tutelare i creditori, ma ci sono determinate situazioni da tenere in considerazione
In Italia, il mancato pagamento dei debiti non è privo di conseguenze. La legge, nel suo intento di tutelare i soggetti creditori, prevede strumenti legali molto incisivi per recuperare quanto dovuto. Uno di questi è il pignoramento del conto corrente, procedura sempre più diffusa sia da parte di enti pubblici come l’Agenzia delle Entrate sia da creditori privati.
Il diritto civile disciplina il recupero dei crediti attraverso il processo esecutivo, all’interno del quale rientra anche il pignoramento presso terzi, cioè nei confronti della banca dove è detenuto il conto. Questa misura può colpire le somme presenti, ma anche entrate future, come stipendi o pensioni.
Molti italiani si trovano coinvolti in contenziosi legati a spese condominiali, bollette non saldate, prestiti bancari o cartelle esattoriali. Le amministrazioni condominiali, in particolare, rappresentano uno dei contesti dove più spesso sorgono controversie su pagamenti mancati. In questi casi, le assemblee possono deliberare azioni legali e il creditore può avviare l’esecuzione forzata.
L’azione di pignoramento è preceduta dal precetto e si basa su un titolo esecutivo, come una sentenza o un decreto ingiuntivo. Una volta notificato l’atto, la banca è obbligata a congelare le somme indicate, impedendo al debitore di utilizzarle. L’intervento del giudice rappresenta una garanzia per entrambe le parti.
Quando è possibile pignorare il conto corrente
Il pignoramento del conto corrente scatta quando un creditore è in possesso di un titolo esecutivo valido e il debitore non adempie al pagamento. È necessario che venga notificato al debitore l’atto di precetto, seguito da quello di pignoramento. La procedura coinvolge anche la banca, che funge da “terzo” ai sensi dell’art. 543 c.p.c.
Nel documento devono essere indicati: l’entità del credito, la documentazione a supporto, il giudice competente e i beni oggetto del pignoramento. L’istituto bancario ha l’obbligo di bloccare le somme fino al valore del credito aumentato del 50%, per far fronte a eventuali costi legali e interessi. AD ogni modo, è da sottolineare che la procedura di pignoramento va iscritta a ruolo entro 30 giorni dalla notifica, altrimenti è nulla. Questo passaggio è fondamentale per rendere efficace l’intervento giudiziario. Chi è soggetto a debiti dovrebbe essere sempre informato sui propri diritti e doveri. Non sempre un pignoramento può essere evitato, ma con assistenza legale e conoscenza delle regole è possibile affrontare la situazione con maggiore consapevolezza. Ma andiamo a vedere proprio quali sono le tutele da part della legge.

Limiti e tutele previsti dalla legge
Il legislatore ha previsto alcune importanti limitazioni al pignoramento, soprattutto per lavoratori dipendenti e pensionati. Le somme relative a stipendi o pensioni possono essere pignorate solo in parte: ciò vale per importi versati dopo la notifica. È previsto un limite del quinto (20%) delle somme accreditate, calcolato al netto di trattenute e soglie minime. In particolare, per le pensioni, è necessario prima sottrarre il cosiddetto minimo vitale, pari a due volte l’assegno sociale (circa 1.068 euro nel 2024). Se la pensione è pari o inferiore a tale importo, non può essere pignorata. Per le somme già presenti sul conto al momento del pignoramento, invece, sono impignorabili solo se inferiori al triplo dell’assegno sociale, ossia circa 1.600 euro.
Quando il creditore è l’Agenzia delle Entrate, si applicano soglie diverse: un decimo per redditi fino a 2.500 euro, un settimo tra 2.500 e 5.000 euro, e un quinto oltre i 5.000 euro. Inoltre, non esiste una soglia minima di debito: anche 500 euro possono giustificare il pignoramento. Se il conto è in negativo, le somme future non possono essere toccate fino a che il saldo non torna positivo. In caso di professionisti o autonomi, il pignoramento si limita a quanto disponibile al momento dell’udienza. Il debitore ha diritto a essere convocato in udienza, dove il giudice può assegnare al creditore le somme pignorate. Se la banca non rispetta l’ordine, il creditore può agire per ottenere coattivamente il trasferimento delle somme bloccate.