Dazi doganali americani: sono i Paesi Ue responsabili del surplus commerciale con gli USA che dovranno risolvere i problemi

di Giulio Ambrosetti
Torniamo a parlare dei dazi doganali dell’America di Donald Trump all’Europa. E lo facciamo perché si sta verificando quanto avevamo previsto: l’impossibilità, per i 27 Paesi dell’Unione europea, di trovare una linea comune per arrivare ad un accordo con gli Stati Uniti d’America. In queste ore, dopo che il presidente USA Trump ha minacciato dazi del 50% dall’1 Giugno su tutti i prodotti europei che entrano in America, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha chiesto al Governo americano una proroga fino al 9 Luglio.
Lo ha comunicato lo stesso Trump, che ha detto sì alla proroga. Servirà a qualcosa? I dubbi rimangono. Scott Bessent, Segretario del Tesoro americano (l’equivalente del nostro Ministro), è stato molto chiaro sulla confusione che regna nella delegazione dell’Unione europea chiamata a trattate la questione import-export tra USA e Ue: “Le proposte presentate finora dai funzionari europei sono state insufficienti rispetto a quelle presentate dagli altri partner commerciali statunitensi. Sono 27 Paesi ma sono rappresentati da questo unico gruppo a Bruxelles. Quindi, alcuni dei feed-back che ho ricevuto indicano che i Paesi interessati non sanno nemmeno cosa l’Ue stia negoziando per loro conto”.
In questa semplice constatazione del Segretario del Tesoro statunitense c’è tutto il fallimento dell’impossibile trattativa tra Governo federale americano e Unione europea. La trattativa è impossibile perché gli interessi dei 27 Paesi europei, rispetto agli scambi commerciali con gli Stati Uniti d’America, sono divergenti. Fino ad oggi i rapporti commerciali tra Ue e USA hanno avvantaggiato gli europei. Nel 2024 il surplus commerciale dell’Unione europea verso gli Stati Uniti d’America ha raggiunto la cifra record di quasi 200 miliardi di euro. Trump ha detto “Basta”. Ciò significherà che l’Ue dovrà o ridurre le esportazioni o aumentare le importazioni di prodotti americani fino a raggiungere una posizione di parità. Il Regno Unito e la Cina hanno impiegato sì e no una settimana per trovare un accordo commerciale con gli USA. Mentre le trattative tra Governo americano e Unione europea sono in alto mare. Di fatto, la presidente della Commissione europea ha chiesto e ottenuto da Trump altri 45 giorni di tempo perché non sa cosa fare. Sta solo prendendo tempo. Oggi proveremo a illustrare perché è impossibile trovare un accordo commerciale tra USA e Unione europea nel suo insieme.
Cominciamo col dire che ci sono tre Paesi dell’Unione europea che esportano tantissimo negli Stati Uniti: Germania, Italia e Irlanda. Poi ci sono Paesi Ue le cui esportazioni verso gli USA sono pari, in termini monetari, alle esportazioni. E infine ci sono Paesi Ue che importano dagli Stati Uniti più prodotti rispetto ai prodotti che esportano. Gli Stati Uniti d’America hanno deciso di ridurre l’enorme deficit federale. Ciò significa che il surplus commerciale dell’Unione europea verso gli USA dovrà essere azzerato. Con riferimento all’Unione europea, ciò significa che i 27 Paesi Ue hanno davanti tre possibili strade: a) ridurre drasticamente le esportazioni verso gli USA; b) aumentare drasticamente le importazioni dagli USA; c) fare entrambe le cose fino ad arrivare ad una condizione di pareggio tra importazioni ed esportazioni verso gli USA. Ognuna di queste tre strade ha un costo per i 27 Paesi Ue: chi dovrebbe sostenerlo? Qui casca l’asino.
Facciamo un esempio concreto e semplice. Partiamo da un Paese europeo che importa dagli USA più prodotti rispetto a quelli che esporta. Questo Paese europeo non è responsabile del grande surplus commerciale dell’Unione europea verso l’America.
Per quale motivo un Paese europeo che non è responsabile del surplus commerciale Ue verso gli USA dovrebbe acquistare prodotti americani costosi che magari non gli servono? Debbono essere i Paesi responsabili del grande surplus commerciale verso gli USA – in testa Germania, Italia e Irlanda – a pagare i costi della riduzione del citato surplus commerciale. I governanti di Germania, Italia, Irlanda e degli altri Paesi Ue responsabili del grande surplus commerciale verso gli USA debbono mettersi il cuore in pace e pagare loro i costi della riduzione del surplus commerciale con gli USA. Come, beh, l’abbiamo già sottolineato: o riducendo le esportazioni, o aumentando le importazioni o facendo entrambe le cose fino ad arrivare a una condizione di pareggio tra import ed export come chiede l’amministrazione Trump.
Tra le righe, il Segretario del Tesoro americano ha voluto anche avvertire i Paesi dell’Unione europea che non sono responsabili del grande surplus commerciale dell’Ue verso gli USA: “… alcuni dei feed-back che ho ricevuto indicano che i Paesi interessati non sanno nemmeno cosa l’Ue stia negoziando per loro conto”. Tradotto: attenzione, perché ci sono Paesi Ue che non sono responsabili del surplus commerciale che rischiano di rimanere fregati!
Poi c’è il problema nel problema. Il Paese Ue maggiormente responsabile del surplus commerciale dell’Unione europea verso gli USA è la Germania.
Pensate un po’: già ai tempi di Barack Obama presidente, l’America segnalava l’atteggiamento scorretto dei tedeschi, che approfittavano del mercato aperto (e dell’euro che li agevolava) per esportare negli USA tantissimo, guadagnando una barca di soldi. La Germania esporta in America automobili, macchinari, prodotti chimici, prodotti alimentari, tessuti, elettrodomestici ed elettroniche. Oggi i tedeschi non si rassegnano a ridurre drasticamente le esportazioni in America, soprattutto non si rassegnano a dover ridurre drasticamente le esportazioni di automobili.
Fanno finta di non capire che l’America di Trump vuole rilanciare l’industria automobilistica americana, facendo rientrare negli USA i gruppi automobilisti americani che hanno delocalizzato gli stabilimenti in Paesi dove i costi di produzione sono più bassi, a cominciare dal costo del lavoro (per esempio, il Messico). Quindi in America non ci sarà più spazio per le auto tedesche.
C’è un modo per risolvere la questione in Europa? Sì: ogni Paese Ue deve trattare singolarmente con il Governo federale americano di Trump i possibili accordi commerciali. La Germania dovrebbe trattare singolarmente con gli USA. Se per pareggiare i conti dovrà acquistare prodotti americani, beh, che li acquisti.
Ma non può fare pagare ad altri Paesi Ue che non hanno alcuna responsabilità il costo della riduzione del surplus. Idem l’Italia per ciò che riguarda l’agroalimentare, il tessile e i prodotti farmaceutici. Idem l’Irlanda. E via continuando con i Paesi europei responsabili, a vario titolo, del surplus commerciale con gli USA. Sarà così? A nostro modesto avviso, no. Il dubbio è che i Paesi Ue che sono i responsabili del surplus commerciale verso gli USA cercheranno di far pagare i costi della riduzione del citato surplus anche ai Paesi dell’Unione europea che non hanno nulla a che vedere con questo problema. Non escludiamo il caos.