È conosciuta anche come “la città con il fiume scomparso”: è tra le più visitate ma in pochissimi sanno di questa particolarità

fiume sotto la citta - foto (C) MediaoneOnline.it
Sotto i suoi quartieri più antichi un corso d’acqua che ha segnato la storia della città: la particolarità.
Le città italiane rappresentano un affascinante mosaico di epoche diverse in cui le tracce del passato si intrecciano con le esigenze moderne. Ogni centro urbano custodisce sotto l’asfalto secoli di storia, trasformazioni e adattamenti continui. Edifici medievali convivono con architetture contemporanee, testimoniando un’evoluzione che non ha mai smesso di stupire.
Basti pensare a Milano, che ha visto la sua identità mutare radicalmente dal periodo romano, attraversando il gotico del Duomo e arrivando agli iconici grattacieli di CityLife. O a Firenze, che ha conservato gelosamente il suo impianto rinascimentale, pur rinnovandosi nel tempo per accogliere un turismo internazionale sempre più esigente.
Torino, invece, è un esempio virtuoso di conversione industriale: dai capannoni della Fiat si è passati ai poli tecnologici e culturali del XXI secolo, mantenendo vive le geometrie sabaude che regolano le vie e i portici cittadini.
E poi c’è Roma, dove il passato è parte integrante del presente. Strutture come il Colosseo, i Fori Imperiali, il Pantheon o il sistema degli acquedotti non solo abbelliscono il paesaggio urbano, ma sono tuttora parte della vita quotidiana: spazi visitabili, attraversabili, utilizzabili. Le funzioni originarie si sono trasformate, ma non la loro centralità nella cultura cittadina.
La città col “fiume dimenticato“… che scorre sotto
Nel cuore della capitale siciliana, celato sotto le pietre e i palazzi del centro storico, si snoda un corso d’acqua oggi invisibile ma un tempo vitale: un fiume che è conosciuto anche come il “fiume del Maltempo“. Si tratta di un antico torrente che ha segnato profondamente l’evoluzione morfologica di Palermo, alimentando lo sviluppo urbano e influenzandone la struttura.
Il Kemonia nasceva dalla cosiddetta Fossa della Garofala, situata nell’area dell’odierna Villa d’Orléans, e raccoglieva le acque delle sorgenti pedemontane di Monte Caputo. Il suo tragitto attraversava l’attuale via Porta di Castro, segnando un asse strategico all’interno del tessuto medievale della città. A causa della sua natura torrentizia, il Kemonia era soggetto a violente esondazioni, in particolare durante le stagioni più piovose. La più tragica tra queste avvenne nel 1557, causando migliaia di vittime e portando al crollo di interi edifici. Per prevenire ulteriori catastrofi, le autorità cittadine decisero nel XVI secolo di deviare le sue acque verso il più ampio fiume Oreto e successivamente di incanalarlo in gallerie sotterranee che conducevano al mare.

Le esondazioni, le deviazioni, la storia ricca di fascino
Questi interventi cambiarono radicalmente l’idrografia urbana di Palermo. Il fiume, pur scomparendo dalla superficie, ha continuato a esercitare la sua influenza, soprattutto in occasione di forti piogge, quando le sue acque riaffiorano improvvisamente in alcuni quartieri, ricordando la sua esistenza sotterranea. Oggi, pur non essendo più visibile, il Kemonia non è stato dimenticato. In via Porta di Castro una targa commemorativa indica il suo antico percorso. Inoltre, la toponomastica e la conformazione di alcune strade conservano tracce inequivocabili del suo passaggio. Alcune pendenze anomale e curve inaspettate trovano spiegazione solo se si conosce la geografia originaria del fiume.
Questa presenza nascosta è diventata parte del fascino della città. In un’epoca in cui si riscopre il valore della sostenibilità urbana e del recupero del patrimonio ambientale, la storia del Kemonia assume una nuova rilevanza: ci parla di un rapporto antico, profondo e complesso tra l’uomo e l’acqua. Palermo, come molte altre città italiane, conserva sotto la sua superficie tesori invisibili ma fondamentali. La narrazione del Kemonia ci invita a guardare oltre ciò che appare, a esplorare la stratificazione del territorio, a leggere i segni nascosti nel paesaggio urbano. Ricordare il fiume è anche un modo per immaginare un futuro in cui la bellezza del passato e le sfide del presente si incontrano in un nuovo equilibrio.