Focus sull’invecchiamento, città di Agrigento. Il Report del Convegno e l’intervista ai responsabili scientifici Leonardo Giordano e Liana Gucciardino

Focus sull’invecchiamento, città di Agrigento. Il Report del Convegno e l’intervista ai responsabili scientifici Leonardo Giordano e Liana Gucciardino
di Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta e giornalista
Si è svolto gli scorsi 26 e 27 Settembre il Convegno di studi agrigentino, all’interno della celebre cornice del teatro Pirandello, dedicato alle patologie della demenza e del parkinson, negli aspetti legati alla diagnosi, alla terapia e ai rapporti con altre patologie correlate.
Promosso dall’ASP di Agrigento il momento di studi ha visto come responsabili scientifici Leonardo Giordano, direttore del Dipartimento di salute mentale, e Liana Gucciardino, direttore dell’Unità operativa complessa Malattie degenerative e involutive – Centro disturbi cognitivi e demenze. Il programma ha previsto quattro sessioni tematiche con interventi di medici ed esperti che si sono confrontati sui temi di Alzheimer, Parkinson, depressione e demenze degenerative oltre che sul ruolo dei centri diurni nella rete dei servizi territoriali.
Scientificità ma altresì cultura e Arte alla presenza di due ospiti di eccezione, Michele Placido e Federica Luna Vincenti. In particolare “L’eterno Visionario” di cui Placido è regista racconta un Luigi Pirandello privato, la famiglia, il rapporto con Marta Abba e l’invecchiamento.
Di seguito si riporta rispettivamente il Report del Convegno con stralci di interventi e l’intervista ai responsabili scientifici.
“Finalità del convegno è mettere in evidenza anche l’aspetto giuridico parlando di fine vita – in apertura la dottoressa Federica Vernuccio, Policlinico Giaccone di Palermo – La donna ricorre solo in un secondo momento a una diagnosi di demenza, ha un decorso più veloce della malattia e presenta migliori performance cognitive”.
Riguardo al parkinsonismo il focus sul parkinsonismo vascolare ha messo in evidenza la presa in carico del paziente a 360 gradi. Riguardo alla terapia focus sulla partecipazione attiva delle persone con le associazioni di volontariato per superare l’isolamento a casa (il possesso di una comitiva). Focus ancora sull’attività sportiva che riduce la neuroinfiammazione.
Interessante quanto enunciato sulla redazione del testamento nel caso di Alzheimer anche in caso di demenza.
Il ruolo del medico di medicina generale è stato rimarcato durante la seconda giornata con l’utilizzo del Mini mental test, come primo accesso per il paziente, inquadrando in tempi rapidi una diagnosi per l’invio al centro di disturbi cognitivi.
Stimolante inoltre la relazione tra disturbi cognitivi e comportamentali con la demenza a corpi di Levy e fronto temporale, caratteristici per la disinibizione o l’apatia. Disturbi comportamentali che aumentano di sette volte la probabilità di un declino cognitivo.
Ecco che il primo accesso si rimarca di tipo non farmacologico mentre in caso di insuccesso la farmacologia, sulla quale è necessario ribadire il ruolo deglii antipsicotici di seconda generazione che sarebbero efficaci rispetto al placebo secondo alcuni studi, ma non secondo altri. Si nota oggigiorno un aumento della prescrizione di oppioidi anche se gli antipsicotici sono importanti nel trattamento.
La farmacoterapia funzionerebbe di più per i sintomi medio e gravi, bisogna in ogni caso un consenso informato e coniugare la non farmacologia.
Una relazione non trascurabile ha riguardato la terapia con stimolazione transcranica, sia con impulsi magnetici (TMS) che con impulsi sonori (TPS), promettente opzione per il trattamento della demenza di Alzheimer, non una cura, ma un modo per rallentarne la progressione e migliorare la qualità della vita.
Concludendo i lavori degni di nota i rapporti tra depressione e demenza nel senso che la depressione può predire la demenza o la demenza fa deprimere il soggetto. Nota da riportare sulla differenza tra demenza o pseudodemenza, un quadro cognitivo transitorio a problemi depressivi. Nella depressione il paziente si rende conto del disturbo cognitivo e la progressione è rapida a differenza della demenza.
Un cenno finalissimo sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel predire lo sviluppo di demenza a seconda di scrittura, contenuto e forma del discorso, per un evento ricco di spunti medici e di intermezzi culturali intensi e appassionati, che attende già la prossima annualità.
Intervista di Angela Ganci in data 22 Settembre 2025
1. Quali sono i contenuti del congresso e le finalità?
Le finalità del Convegno sono Promuovere una visione integrata e multidisciplinare dell’invecchiamento, con attenzione agli aspetti biologici, clinici, psicologici e assistenziali. Presentare le innovazioni tecnologiche nei percorsi terapeutici e psico-assistenziali. Sensibilizzare il pubblico e i professionisti sull’importanza della diagnosi precoce, della prevenzione e della gestione delle malattie invalidanti come Alzheimer, Parkinson e depressione senile.
Il convegno tratterà contenuti come: diagnosi precoce delle demenze, con focus su nuove metodologie cliniche quali le valutazioni neuropsicologiche; integrazione tra patologie neurodegerative e salute mentale; aspetti legali legati ai pazienti con demenza relativi al fine vita; neuromodulazione non invasiva con tecniche innovative per la stimolazione cerebrale; intelligenza artificiale applicata alla riabilitazione e al monitoraggio dei pazienti psicogeriatrici; impatto clinico e sociale della demenza; testimonianze artistiche per sensibilizzare il pubblico attraverso l’arte e la cultura.
2. Quali sono oggi le patologie degenerative piu diffuse, quali i campanelli d’allarme, quali gli indici di gravità, e in quale fascia di eta’ esse sono piu probabili? Esiste una differenza di genere?
Le patologie degenerative sono in costante aumento, soprattutto con l’invecchiamento della popolazione. Le piu diffuse sono la malattia d’Alzheimer e il Parkinson.
Campanelli d’allarme della demenza sono segnali precoci che indicano un possibile deterioramento cognitivo. Riconoscerli tempestivamente può fare la differenza per una diagnosi precoce e un intervento efficace. I principali sintomi da tenere d’occhio sono
• Difficoltà di memoria, soprattutto nel ricordare eventi recenti o nomi familiari
• Ripetizione frequente di domande o storie, come se non fossero mai state dette
• Disorientamento spaziale o temporale, anche in luoghi familiari
• Difficoltà nel linguaggio, come dimenticare parole o usare termini errati
• Perdita di interesse per attività quotidiane, hobby o relazioni sociali2
• Problemi nel compiere attività semplici, come cucinare o pagare bollette
• Confusione nel gestire oggetti, ad esempio riporli in posti insoliti
Sicuramente la fascia piu probabile è dai 70 in su.
Tra gli indici di gravità , i piu significativi sono: la presenza di comorbilità (es. diabete + insufficienza renale), l’utonomia funzionale: capacità di svolgere attività quotidiane, la Qualità della vita: impatto psicologico, sociale e fisico.
Sì, esistono differenze di genere nella demenza, e sono piuttosto significative sia dal punto di vista biologico che sociale. Tra le differenze biologiche: nelle donne vi è una maggiore incidenza di demenza, in particolare di Alzheimer, rispetto agli uomini. La riduzione degli estrogeni dopo la menopausa è stata associata a un aumento del rischio di demenza. Le risonanze magnetiche indicano che alcune aree del cervello presentano volumi e connessioni differenti tra uomini e donne, il che può influenzare le funzioni cognitive e la vulnerabilità alle malattie neurodegenerative. Tra gli aspetti psicosociali, possiamo indicare il fatto che le donne spesso assumono il ruolo di caregiver, il che può aumentare lo stress e influenzare negativamente la salute cognitiva nel tempo.
Per quanto detto, la medicina moderna sta cercando di sviluppare approcci più personalizzati, tenendo conto delle differenze di genere per migliorare la prevenzione, la diagnosi e la cura delle demenze.
3. Puo indicare delle cause note? Piu che di cause note possiamo parlare di fattori di rischio, che sono condizioni che possono facilitare la comparsa della malattia. Secondo le ultime ricerche pubblicate su The Lancet, una delle più importanti riviste scientifiche, i fattori di rischio per la demenza sono 12 e sono: Sedentarietà, Fumo di sigaretta, Eccessivo consumo di alcool, Inquinamento atmosferico, Traumi cranici, Pochi contatti sociali, Scarsa istruzione, Obesità, Ipertensione, Diabete, Depressione, Ipoacusia.
4. Il fenomeno interessa anche i giovani e che ruolo hanno i dispositivi elettronici?
Sì, purtroppo le demenze non colpiscono solo gli anziani. Esiste una forma chiamata demenza a esordio giovanile (Young Onset Dementia, YOD), che può manifestarsi prima dei 65 anni, talvolta già a partire dai 30 anni. I dispositivi elettronici non causano direttamente la demenza giovanile, ma possono avere un impatto significativo sullo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale dei giovani, contribuendo a condizioni che ne minimizzano i sintomi o ne aumentano il rischio.
5. Quali le terapie piu avanzate?
Oltre alle terapie già consolidate con anticolinesterasici e memantina sono state di recente approvate terapie con anticorpi monoclonali anti-amiloide, come lecanemab e donanemab, studiati e approvati per il trattamento del morbo di Alzheimer in fase iniziale, che agiscono rimuovendo le placche di proteina beta-amiloide dal cervello, potenzialmente rallentando la progressione della malattia.
Di pari passo con la terapia farmacologica, importantissima è quella non farmacologica nelle sue diverse forme: la riabilitazione cognitiva, la musicoterapia, l’arteterapia con l’obiettivo di incrementare l’autonomia e migliorare la qualità di vita della persona, sfruttando le abilità residue, promuovendo la plasticità cerebrale e migliorando le turbe comportamentali che complicano spesso il quadro clinico del paziente. Tra le piu innovative terapie c’ è anche la Stimolazione magnetica transcranica (TMS), una terapia non invasiva e indolore che utilizza campi magnetici per stimolare specifiche aree del cervello, modificandone l’attività neuronale.
6. Come prevenire le patologie sopracitate e che ruolo ha lo stile di vita?
La demenza, e in particolare l’Alzheimer, non è sempre evitabile, ma numerose ricerche dimostrano che fino al 45% dei casi potrebbe essere prevenuto intervenendo su fattori modificabili legati allo stile di vita. Ecco come: attività fisica per migliorare la circolazione cerebrale e ridurre l’infiammazione; alimentazione sana (dieta mediterranea); salute mentale e sociale, mantenedo relazioni sociali attive e gestendo lo stress; partecipazione a gruppi di supporto o attività comunitarie; stimolazione cognitiva (leggere, studiare, imparare nuove abilità). Inoltre un buon livello di istruzione e stimolazione mentale precoce possono ridurre il rischio del 5% di sviluppare la malattia. No al fumo e all’alcol. Importante il controllo dei fattori di rischio vascolari (monitorando pressione, colesterolo LDL, glicemia e peso corporeo).

