Frutta, questa qui è l’eccellenza siciliana ma ora l’hanno contraffatta: solo così te ne puoi accorgere

frutti in controluce - foto (C) Mediaoneonline.it
Si tratta di uno dei frutti in assoluto più esportati, ma spunta la versione “taroccata”: come riconoscerla
Negli ultimi anni, le esportazioni di arance Tarocco rosso siciliano sono cresciute esponenzialmente. I dati parlano chiaro: il 2024 ha visto un incremento del 28% nelle vendite all’estero, con un’espansione nei mercati europei, asiatici e nordamericani. Questo successo è frutto di una filiera di qualità, certificata dal marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta), e di un frutto che unisce gusto, salute e identità territoriale.
Le caratteristiche del Tarocco rosso sono inconfondibili: polpa succosa, ricca di antociani, buccia sottile con sfumature rosso scuro, aroma intenso e gusto equilibrato tra dolce e acidulo. La zona di produzione – tra le province di Catania, Enna e Siracusa – offre un microclima unico grazie alla vicinanza dell’Etna, che dona al frutto una pigmentazione naturale e un profilo aromatico ineguagliabile.
Oltre al valore nutrizionale, l’Arancia Rossa di Sicilia è un patrimonio culturale. Ogni arancia racchiude la storia di famiglie e cooperative che da generazioni curano gli agrumeti con tecniche rispettose della natura. È un frutto che racconta la Sicilia nei mercati del mondo.
Proprio per questo motivo, le imitazioni rappresentano una grave minaccia per l’economia locale e per l’immagine del prodotto. Il prestigio internazionale ha purtroppo attirato anche l’interesse di chi cerca di trarne vantaggio in modo illecito, come dimostra il recente sequestro di arance spacciate per siciliane.
Vendute come Tarocco rosso, ma erano solo… taroccate
Ma andiamo a vedere cos’è successo, proprio nei giorni scorsi. Due tonnellate di arance, appunto falsamente etichettate come “Tarocco rosso siciliano”, sono state intercettate in due aree di servizio lungo l’autostrada Catania–Palermo. La provenienza reale? L’Egitto. Il frutto, privo di tracciabilità, era venduto con una falsa etichetta IGP e collocato in modo strategico per attrarre viaggiatori ignari. L’operazione è stata condotta da una task force interforze composta da Polizia Stradale, Corpo Forestale (Noras), ASP di Catania, Ispettorato del Lavoro, Agenzia delle Dogane, ICQRF e Carabinieri per la Tutela Agroalimentare. Oltre alle arance, sono state trovate mozzarelle scadute e violazioni igienico-sanitarie gravi. Il titolare dei punti vendita è stato denunciato per frode in commercio e le sanzioni superano i 7.000 euro.
Immediato l’intervento del Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP. Il presidente Gerardo Diana ha espresso soddisfazione per l’operazione: “Difendere l’eccellenza siciliana significa difendere i produttori, il paesaggio e la fiducia dei consumatori”. Diana ha inoltre sottolineato come la riforma comunitaria delle Indicazioni Geografiche abbia rafforzato i poteri dei Consorzi, oggi protagonisti anche nella repressione delle contraffazioni. Solo nel 2024, il Consorzio ha eseguito circa 200 controlli in Italia e all’estero, scoprendo numerosi casi di etichette ingannevoli, anche su succhi e prodotti trasformati.

Occhio ai “falsi”: ecco come riconoscere quella vera
Per i consumatori attenti, distinguere un’autentica Arancia Rossa di Sicilia IGP è possibile. La prima regola è verificare la presenza del logo IGP sull’etichetta e l’indicazione della zona di produzione. Le arance siciliane presentano una pigmentazione naturale, non uniforme, con toni che vanno dal rosso vivo al porpora scuro. Al tatto, sono pesanti e succose, con una buccia sottile ma resistente.
Passando, poi, all’aroma, questo è intenso e fresco, inconfondibile. Diffidate da frutti troppo lucidi o uniformi nel colore: spesso provengono da coltivazioni estere, dove l’aspetto estetico è favorito a discapito del sapore. In un’epoca in cui anche le frodi alimentari crescono a dismisura, diventa dunque essenziale educare i consumatori e rafforzare i controlli. Acquistare prodotti locali, certificati e stagionali è il modo migliore per sostenere la filiera sana e combattere chi sfrutta l’eccellenza per guadagno illecito.