Hai versato contanti in banca? Se non scrivi questa causale, il Fisco ti colpisce senza pietà | Basta un dettaglio e ti ritrovi indagato

Bancomat prelievo soldi (foto wallstreetitalia.it) - mediaoneonline.it

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Non lo sanno tutti, ma è necessario prendere delle precauzioni per evitare guai con il Fisco: occhio alle causali e ai documenti… 

Da un momento all’altro, ci si potrebbe ritrovare in un… mare di guai. Il discorso riguarda un contesto, quello italiano ma non solo, in cui l’evasione fiscale è ancora parecchio elevata — con stime che parlano di oltre 85 miliardi di euro non dichiarati ogni anno — e la sicurezza bancaria non riguarda più solo furti o frodi ma anche la corretta gestione delle operazioni sui conti correnti. Ormai non si “scappa” più: è chiaro – oggi ancor di più – che ogni movimento finanziario, anche il più piccolo, viene monitorato. E non basta più dire “sono soldi miei”: servono prove, documenti, causali chiare e risposte immediate alle richieste del Fisco.

Nel corso degli ultimi anni, i controlli sui conti correnti si sono fatti sempre più rigorosi. Le banche, ogni anno, sono obbligate a trasmettere i dati sui movimenti, saldi e giacenze dei correntisti all’Agenzia delle Entrate. Un sistema che permette all’amministrazione fiscale di incrociare informazioni e accertare eventuali incongruenze tra le movimentazioni e la dichiarazione dei redditi.

Ogni operazione sospetta può far scattare l’attenzione del Fisco. E il rischio non è solo quello di una verifica, ma di vere e proprie indagini fiscali. Anche somme provenienti da fonti lecite — come donazioni, prestiti o vincite — se non correttamente documentate, possono essere considerate “redditi occulti” e quindi tassate con sanzioni aggiuntive.

Il problema si acuisce con i versamenti in contanti. Essi non sono tracciabili come un bonifico e quindi rappresentano un potenziale “campanello d’allarme”. In questi casi, è fondamentale fornire una causale corretta e disporre di documenti che ne attestino la provenienza.

La giusta causale per evitare problemi

Quando si versa denaro sul proprio conto — soprattutto contante — è importante indicare una causale chiara e precisa. Anche se la legge non impone l’obbligo di inserire una causale nei bonifici, farlo aiuta a dimostrare l’origine del denaro e a evitare contestazioni. Il Fisco, infatti, può presumere che ogni versamento sia reddito tassabile, salvo prova contraria.

Per esempio: “Canone di locazione luglio 2025” oppure “Fattura n. 52 – saldo lavori idraulici” sono causali esaustive che spiegano il motivo del trasferimento. In caso di donazioni, scrivere “Regalo a mio figlio per laurea” è utile a chiarire l’operazione. Per somme rilevanti è sempre preferibile avere anche un documento scritto, con data certa. Una cosa è sicura, prima di passare ai dettagli ed ai consigli: il Fisco non fa sconti a chi non riesce a dimostrare la legittimità delle proprie entrate. E’ inutile girarci attorno, perché bastano davvero pochi dettaglj mancanti per finire in un accertamento e trovarsi indagati per evasione fiscale.

Soldi e risparmi – foto (C) MediaoneOnline.it (1)

Anche la Cassazione l’ha detto…

Partiamo dal fatto che se l’origine del denaro non è evidente o se si tratta di contante, è necessario poter fornire una “prova documentale”: ad esempio un contratto scritto per i prestiti, una ricevuta autenticata dal notaio per le donazioni, o la documentazione ufficiale in caso di vincite o risarcimenti. Il Fisco può inviare al contribuente un questionario per giustificare la disponibilità economica. Se non si è in grado di fornire prove valide e dettagliate, i versamenti verranno considerati “redditi non dichiarati” e tassati, con sanzioni severe. La Cassazione ha ribadito più volte che la prova deve essere analitica e non generica. Ad esempio, ecco cosa scrivere nella causale per varie ragioni. Ne elenchiamo alcune: Affitto: “Canone di locazione luglio 2025”; Prestito: “Restituzione prestito a Mario Rossi del 01/01/2023”; Donazione: “Regalo compleanno figlia – Maria Bianchi”; Fatture: “Fattura n. 33 – Acconto impianto fotovoltaico”; Ristrutturazione casa: usare il “bonifico parlante” con codici fiscali e partita IVA

Inoltre, il Fisco considera leciti, se non indicati in dichiarazione, alcuni flussi di denaro ricevuti tramite bonifico. Fra questi, prestiti documentati; Donazioni tra parenti nei limiti previsti; Vendite senza plusvalenza Vincite (già tassate alla fonte); Risarcimenti danni. Ma se queste somme vengono versate in contanti sul conto, è fondamentale, come avrete ormai capito, dimostrarne la provenienza. La mancanza di documentazione può costare molto caro. Infine, in sede di contenzioso con il Fisco, è possibile difendersi anche con “presunzioni semplici” — come testimonianze scritte — purché siano elementi gravi, precisi e concordanti. La regola d’oro è una sola: ogni volta che versi denaro in banca, specifica sempre la causale e conserva ogni documento utile.