I russi aggiornano la strategia nella guerra in Ucraina: ora attaccano anche i treni e le reti ferroviarie per bloccare i rifornimenti di militari e armi

Due grandi novità per la strategia di Putin e la “risposta” di americani ed europei
La Russia nella guerra in Ucraina, da qualche settimana a questa parte, ha aggiornato la strategia. Rimangono i bombardamenti per lo più con i droni su Kiev, su altre cittadine e, in generale, su centri abitati. Vanno avanti i combattimenti corpo a corpo nelle Regioni ucraine russofone con un lento avanzamento su tutta la linea delle truppe del Paese di Putin. Si intensifica la pioggia missili sulle infrastrutture energetiche ucraine, in vista dell’arrivo dell’Inverno, storico ‘alleato’ dei russi. E ci sono due novità.
La prima si è già materializzati con i primi attacchi mirati e modulati ai treni. Un treno con un bel numero di italiani è stato parzialmente colpito da un attacco russo. Sui treni viaggiano le armi e i mercenari verso l’Ucraina. Colpendo i treni, i russi puntano a impedire i rifornimenti di armi e l’arrivo di nuovi mercenari al fronte. Il primo attacco a un treno ucraino è stato registrato nella Regione di Černihiv. Era un treno carico di carburante.
Il convoglio è stato centrato utilizzando un nuovo modello di drone dotato di una telecamera notturna e di un sistema di guida e comunicazione con gli operatori che si trovano a centinaia di chilometri. Il primo drone ha colpito la locomotiva, causando l’arresto del convoglio, mentre i droni successivi hanno iniziato a colpire le piattaforme e le cisterne. Per ora gli attacchi colpiscono i treni ma non è da escludere attacchi mirati alle linee ferroviarie e anche alle strade.
Le cronache di qualche giorno fa raccontano di un attacco russo alle infrastrutture del gas dell’Ucraina che si trovano nelle Regioni di Kharkiv e Poltava. Si è trattato di un attacco combinato di missili e droni. Difficile quantificare i danni, perché non ci sono notizie ufficiali. Noi le cerchiamo su vari siti e, soprattutto, su Telegram. Dove abbiamo letto che qualche giorno fa sarebbero state colpite le infrastrutture critiche a Konotop, nella Regione di Sumy, dove l’elettricità è saltata in alcune aree. Sarebbe stata interrotta anche la fornitura di energia elettrica nella città di Krolevets. Anche in alcune zone di Odessa, dopo un bombardamento, manca l’energia elettrica.
I perché della richiesta di Zelensky ad America e Europa
L’elenco dei siti energetici ucraini colpiti la scorsa settimana dai russi è lungo. Tanto che gli amministratori locali avvertono la popolazione che bisognerà prepararsi a possibili blackout. Oltre a Poltava e Odessa, gruppi di droni kamikaze hanno colpito Dnipropetrovsk, nella Regione di Kharkiv, Kiev, Sumy e Chernihiv. I russi hanno utilizzato “Geranei” convenzionali e a razzo, Kh-59, Iskander-K e Iskander-M. L’elettricità, leggiamo sempre su Telegram, manca anche a Druzhkivka, a Konstantinivka e in alcune zone di Kramatorsk. Non mancano gli incendi nei pressi delle infrastrutture critiche. Notizie particolari arrivano da un paracadutista russo che tiene un diario dei combattimenti. Da questa fonte apprendiamo che nel Donbass “la situazione dell’approvvigionamento elettrico è molto critica”. Sotto attacco anche Leopoli, con una parte della città rimasta senza corrente elettrica. In questa città i bombardamenti hanno provocato incendi. Con molta probabilità, sono stati questi attacchi, uniti alla nuova strategia russa che colpisce i treni e le reti ferroviaria, a convincere il presidente ucraino, Volodymyr Zelen’skyj, a chiedere un intervento deciso da parte di americani e Unione europea.
Cosa hanno risposto americani ed europei? Gli ucraini, con il sostegno di una cinquantina di Paesi occidentali, cercano di assestare qualche attacco alla Russia, colpendo qualche area abitata e qualche raffineria. Ufficialmente senza mandare in combattimento i militari europei. Ma la sproporzione tra gli obiettivi colpiti dai russi in Ucraina e quelli colpiti dagli occidentali in Russia è evidente: per ogni dieci obiettivi centrati dai russi gli occidentali ne possono colpire, sì e no, un paio. Telegram riporta un articolo del ‘Financial Times’ dove si legge che la Russia ha modernizzato gli ‘Iskander’ e i ‘Pugnali’. Insomma, le difese aeree ucraine sarebbero in grande affanno. Gli stessi missili americani Patriot non riuscirebbero a bloccare i missili russi, che cambierebbero continuamente traiettoria.

Scenari e Paesi eventualmente coinvolti
E allora? Un canale Telegram di solito molto informato sulla guerra in Ucraina scrive che ucraini e occidentali, soprattutto anglosassoni, starebbero mettendo a punto un grande attacco alla Crimea, che ormai fa parte della Russia. “Le Forze Armate ucraine – leggiamo nel post – potrebbero sbarcare un reparto sull’isola o colpire il ponte di Crimea”. Per l’ennesima volta ucraini e occidentali vorrebbero colpire il Ponte della Crimea, conosciuto anche come ponte di Kerch. E’ una grande infrastruttura di 19 km, simbolo della grande ingegneria russa, che collega la Russia continentale alla penisola ucraina di Crimea, attraversando lo stretto di Kerch. Questo ponte è stato costruito dai russi dopo l’annessione della Crimea nel 2014. In pratica, è il ponte più lungo d’Europa e rappresenta un collegamento importante per i rifornimenti militari russi verso l’Ucraina meridionale. Da quello che si capisce, i russi avrebbero rafforzato la difesa della Crimea e del ponte. Sono ore difficili. I russi hanno scatenato tutta la propria forza di Intelligence, che non è certo l’ultima al mondo, per individuare se, nell’ipotetico attacco alla Crimea e al suo ponte, opereranno militari europei, per ‘rispondere’ eventualmente ai Paesi europei, là dove tali Paesi dovessero essere eventualmente coinvolti nell’attacco al ponte di Crimea.
In questo scenario di guerra la Sicilia si trova in prima linea con il MUOS di Niscemi e con l’aeroporto di Sigonella, nella Piana di Catania. Sempre su Telegram, qualche giorno fa, abbiamo letto una notizia di un aereo americano che sarebbe decollato dalla base militare di Sigonella (dove, lo ricordiamo, si trovano soldati italiani e americani) per un’operazione di ricognizione sopra l’area del Mar Nero. Non sarebbe una novità, solo che in questo momento così carico di tensione, con gli occidentali in grande difficoltà in Ucraina, tale evento non può che destare preoccupazione. Questo perché in queste ore si sussegue una serie di dichiarazioni, in verità un po’ confuse, se non contraddittorie, sull’eventuale disponibilità degli Stati Uniti d’America a fornire all’Ucraina dati di intelligence e missili Tomahawk. La notizia è un po’ improbabile, perché si incrinerebbero i rapporti che l’attuale presidente americano, Donald Trump, ha instaurato con il presidente della Federazione Russa, Putin. Tra l’altro, sia i dati di intelligence, sia i missili Tomahawk dovrebbero essere pagati dall’Unione europea. I russi, da parte loro, hanno già fatto sapere che così come hanno di fatto bloccato i missili Patriot, bloccherebbero anche i missili Tomahawk. Però, in modo sibillino, hanno fatto notare che i missili Tomahawk possono essere azionati solo dal personale militare americano. Un modo per sottolineare che la fornitura di i missili Tomahawk all’Ucraina e alla NATO provocherebbe la rottura dei telefoni tra Mosca e Washington…
