Il ‘caso’ Witkoff-Ušakov: in che cosa consisterebbe lo ‘scandalo’ di due diplomatici che trattano la fine della guerra tra russi e ucraini?

di Giulio Ambrosetti
Confusione. Speculazioni politiche. E tentativi più o meno palesi di sabotare il già problematico piano di pace in Ucraina messo a punto dall’amministrazione americana di Donald Trump. Non ci inventiamo nulla. Basta leggere cosa scrive il Guardian a proposito delle bizzarre rivelazioni sulle trattative tra Witkoff e Ušakov. Per la cronaca, Steve Witkoff, è un imprenditore, funzionario e diplomatico statunitense che il presidente Trump ha inviato prima in Medio Oriente per cercare di porre fine alla guerra a Gaza e poi in Ucraina e in Russia per cercare un possibile accordo di pace tra questi due Paesi. Jurij Viktorovič Ušakov è un politico, funzionario e diplomatico russo, già ambasciatore della Russia negli Stati Uniti dal 1998 al 2008; dal 2012 è consigliere e assistente del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin per le questioni legate alla politica estera. I due – Witkoff e Ushakov – sono in trattative da tempo. In questi giorni Bloomberg ha pubblicato il contenuto di una telefonata fra i due nella quale Witkoff suggerisce a Ushakov una soluzione per facilitare un’intesa gradita a Trump e favorevole a Mosca. Che cosa ci sia di ‘scandaloso’ non si capisce: insomma, non c’è bisogno di essere laureati in Scienze politiche per sapere che la diplomazia è fatta anche di trattative segrete: per esempio, negoziati e riconoscimenti diplomatici tra individui, gruppi o rappresentanti di Paesi al fine di raggiungere un accordo, magari per porre fine a una guerra. Che è quello che stanno provando a fare Witkoff e Ushakov. Singolare, semmai, è che due diplomatici, nel corso di una trattativa difficile, vengano spiati, per poi rendere pubbliche le loro conversazioni. Non è difficile capire che è in atto un tentativo di far saltare la possibile pace fra Ucraina e Russia.
E qui torniamo al Guardian, quotidiano britannico indipendente con sede a Londra. Che chiama in causa i servizi di intelligence dell’Unione europea, che sarebbero i responsabili delle intercettazioni telefoniche poi pubblicate da Bloomberg, multinazionale che opera nel settore dei mass media con sede a New York e filiali in tutto il mondo. “La divulgazione della registrazione audio delle trattative tra Ushakov e Whitkoff – si legge in un post del canale Telegram che dà notizia dell’articolo del Guardia – è una mossa non convenzionale e sorprendente per qualsiasi intelligence. Questo distrugge pubblicamente la fonte dei dati di intelligence, poiché i partecipanti alla conversazione cambieranno sicuramente i loro dispositivi, canali e abitudini di comunicazione. Di conseguenza, la conclusione è che la priorità di chi ha causato la fuga non era la continuazione della raccolta dati, ma piuttosto il desiderio di screditare rapidamente il piano discusso”. In parole semplici, l’obiettivo è ostacolare la già difficile pace tra Russia e Ucraina.
La domanda è: perché tutto questo? Cosa c’è dietro il tentativo di far saltare lo stop alla guerra tra Russia e Ucraina? Forse, per provare a capire che cosa sta succedendo dobbiamo tornare a nove mesi, nel Febbraio di quest’anno, quando Trump è già stato eletto presidente USA. Dando un’occhiata ai ‘conti’, con riferimento ai soldi che gli Stati Uniti d’America hanno erogato all’Ucraina da quando è iniziata la guerra con la Russia, il nuovo presidente sbotta: “Abbiamo dato centinaia di miliardi di dollari all’Ucraina, ma nessuno sa dove siano finiti. L’ho chiesto a Zelensky, lui non lo sa. Credo siano 350 miliardi o poco meno” (qui un articolo con allegato un video: https://video.corriere.it/esteri/trump-dove-sono-finiti-i-miliardi-di-dollari-inviati-all-ucraina/b8a6654d-ae20-441b-a80f-c8702610cxlk). Sono 350 miliardi di dollari dati all’Ucraina dei quali non esiste una rendicontazione.
I dubbi di Trump sono fondati, se è vero che, nei giorni scorsi, è venuto fuori lo scandalo dei soldi erogati all’Ucraina e finiti nelle mani sbagliate. Si è parlato tanto dei “cessi d’oro” però, stranamente, la corruzione è stata esaminata solo in un senso: soldi occidentali finiti in Ucraina e, in parte, finiti nelle tasche di corrotti ucraini. Siamo sicuri che i corrotti che hanno intascato una parte dei fondi occidentali siano solo gli ucraini? Non ci sembra una domanda campata in aria: anzi.
Va ricordato che quando uno o più Stati – in questo caso i Paesi occidentali, in testa Stati Uniti d’America e Unione europea – erogano ‘aiuti’ senza che tali fondi vengano rendicontati, beh, va messa nel conto anche l’ipotesi che una parte di questi soldi possa tornare nei Paesi d’origine. Se Trump, lo scorso Febbraio, ha chiesto al presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelens’kyj, ‘notizie’ sui 350 miliardi di dollari che gli USA hanno dato all’Ucraina, con lo stesso Zelens’kyj che risponde di non saperlo, beh, qualche dubbio sorge. E’ così ‘assurdo’ pensare che una parte di questi miliardi di dollari siano rientrati in America per finire in chissà quali tasche? Non ci sembra, ribadiamo, un’ipotesi campata in aria. In assenza di una rendicontazione della spesa di tali fondi può succedere di tutto. Lo stesso discorso vale per gli oltre 100 miliardi di euro che l’Unione europea ha dato all’Ucraina da quando è esplosa la guerra, a fine Febbraio 2022.
La domanda è semplice: la Commissione europea è in grado di documentare come sono stati spesi i miliardi di euro, pagati dai cittadini europei, in favore dell’Ucraina? Per carità, se l’attuale Governo ucraino, che non sa come sono stati utilizzati i 350 miliardi di dollari arrivati in questo Paese sino a fine Febbraio di quest’anno è invece in grado di documentare la spesa dei fondi arrivati dall’Unione europea, ebbene, non ci sono problemi. Ma se questa documentazione non c’è, al pari della mancata documentazione sui fondi americani, ebbene, allora i cattivi pensieri diventano legittimi.
Nel Parlamento europeo – che è comunque un Parlamento ‘dimezzato’, visto che non esercita alcun potere sul Governo Ue, cioè sulla Commissione europea – ci sono europarlamentari di opposizione. Che hanno la possibilità di presentare interrogazioni alla Commissione europea chiedendo la rendicontazione dei fondi europei finiti in Ucraina. Non crediamo che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in presenza di interrogazioni parlamentari su tale questione, possa glissare. Una risposta la dovrebbe comunque dare, qualunque essa sia. Anche se va sottolineato che nell’Unione europea la ‘trasparenza’ non sia esattamente di casa. Basti pensare al ‘caso’ del New York Times che ha chiesto l’accesso ai messaggi di testo scambiati tra la citata von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, a proposito dell’acquisto miliardario di vaccini (qui un articolo: https://tg24.sky.it/mondo/2025/05/14/pfizer-von-der-leyen-tribunale-ue-messaggi). Com’è finita questa vicenda? Lo chiediamo a AI Overview, la funzionalità di Ricerca Google che utilizza l’intelligenza artificiale generativa:
“La vicenda dei messaggi tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla è terminata con una sconfitta per la Commissione europea in un tribunale, ma non è stata definitiva. Il Tribunale dell’Unione Europea ha annullato il divieto di accesso ai messaggi, stabilendo che la Commissione aveva sbagliato a rifiutare la richiesta di pubblicazione. Tuttavia, questo non significa che i messaggi saranno pubblicati automaticamente; piuttosto, il New York Times potrà presentare una nuova richiesta, e la Commissione dovrà motivare in modo più solido l’eventuale diniego futuro, basandosi sulle indicazioni del tribunale. Nel luglio 2025, il Parlamento europeo ha respinto una mozione di sfiducia contro von der Leyen legata anche a questo scandalo”. Allo stato attuale di questi messaggi si sa poco o nulla: e si tratta di una storia di decine di miliardi di euro.
Ma la mancanza di ‘trasparenza’ investe anche lo stesso Parlamento europeo. Certo, ci sono europarlamentari molto bravi e grintosi. Ma ci sono anche fatti poco commendevoli che riguardano altri parlamentari europei. Che dire dei parlamentari europei trovati con alcuni sacchi di milioni di euro? (qui un articolo: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/10/mazzette-dal-qatar-la-vicepresidente-del-parlamento-ue-kaili-arrestata-in-flagranza/6901122/). Sulla vicenda, che risale a circa tre anni fa, indagava la Magistratura del Belgio. Ma della vicenda non si è saputo più nulla: letteralmente scomparsa dalle cronache…
Così torniamo allo ‘scandalo’ Witkoff-Ušakov. Cosa c’è di strano e, soprattutto, di ‘scandaloso’ nelle parole di due diplomatici che trattano per porre fine a una guerra? Il dubbio è che chi alimenta questa storia possa avere altri interessi: per esempio, l’interesse a non far finire la guerra per fornire altre armi e altri soldi all’Ucraina. Tanto se i ‘corrotti’ sono i collaboratori ‘infedeli’ di Zelens’kyj che problemi ci sono? Volendo, se i soldi che arrivano in Ucraina – miliardi di dollari dagli Stati Uniti d’America e miliardi di euro dall’Unione europea – potrebbe far comodo a tanti, soprattutto se è assiomaticamente accettato che i corrotti sono solo in Ucraina. O no?
