Il Governo ha detto no: ai lavoratori non rimane che soffrire | Era la bella notizia di Pasqua che aspettavano tutti

Parlamento italiano (foto wired.it) - mediaoneonline.it (1)

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La proposta ha conquistato l’Europa, e rappresenta una gran soluzione per il benessere di tutti. Ma l’Italia dice NO.

Se ne parla, e se ne continua a parlare: negli ultimi anni, il concetto di settimana corta, (o settimana lavorativa di quattro giorni), si è confermato come una delle soluzioni più discusse per migliorare il benessere dei lavoratori e incrementare la produttività. L’idea è semplice ma rivoluzionaria: ridurre i giorni lavorativi mantenendo lo stesso stipendio, senza però diminuire l’efficienza. In diversi paesi europei si sono avviati test, ricerche e implementazioni con risultati spesso molto positivi.

In particolare, in Islanda tra il 2015 e il 2019 sono stati condotti due esperimenti su circa 2.500 lavoratori. I risultati hanno dimostrato non solo una stabilità della produttività, ma anche un netto miglioramento del benessere psicofisico. Dopo l’Islanda, anche il Belgio ha introdotto una forma di settimana corta permettendo di concentrare le 38 ore lavorative in soli quattro giorni, garantendo così un giorno libero in più senza ridurre l’orario complessivo.

Nel Regno Unito, invece, è stato portato avanti il più grande esperimento mondiale sul tema, coinvolgendo 61 aziende e oltre 3.300 lavoratori. La risposta è stata sorprendente: oltre il 90% delle imprese coinvolte ha deciso di proseguire con la settimana corta anche dopo la fine della fase sperimentale. I benefici? Meno assenteismo, maggiore produttività, e un ambiente lavorativo più sereno e sostenibile.

Anche in Germania, Spagna e Svezia si discute sempre più intensamente della riorganizzazione del tempo di lavoro. Le ragioni principali ruotano attorno alla lotta al burnout, alla conciliazione tra vita privata e lavoro, e alla necessità di rendere più attraente il mercato occupazionale per le nuove generazioni. Le trasformazioni digitali e i cambiamenti sociali stanno spingendo molte aziende ad adottare forme di lavoro più flessibili, orientate alla qualità della vita.

Il dibattito italiano e le prime sperimentazioni

Anche in Italia, il dibattito sulla settimana corta si è acceso. Alcune imprese, in particolare nei settori della tecnologia e della consulenza, hanno già iniziato a testare modelli alternativi di orario, cercando di bilanciare carichi di lavoro e produttività. I risultati sono stati spesso positivi, ma le sperimentazioni rimangono isolate e limitate a iniziative private.

La sfida più grande per l’Italia è strutturale: l’adozione generalizzata di una settimana corta richiederebbe un profondo ripensamento del sistema produttivo, dell’organizzazione del lavoro e delle dinamiche contrattuali. In questo contesto, l’intervento pubblico potrebbe giocare un ruolo decisivo, ma è proprio qui che sorgono le maggiori difficoltà. E, proprio di recente, le forze politiche di M5S, AVS e PD hanno presentato una proposta concreta: introdurre su scala nazionale una settimana lavorativa di quattro giorni, mantenendo lo stesso stipendio.

Riunione in posto di lavoro - foto (C) Mediaoneonline.it
Riunione in posto di lavoro – foto (C) Mediaoneonline.it

E per l’Italia? C’è o non c’è la “sorpresa” di Pasqua?

L’obiettivo, come anticipato, anche per i politici italiani è quello di migliorare la qualità della vita dei lavoratori, promuovere il benessere e – nel medio periodo – anche la produttività. Secondo i promotori, questa misura potrebbe rilanciare il Paese verso modelli di lavoro più sostenibili e innovativi, in linea con quanto già avviato in altre nazioni europee. Ma la proposta si è scontrata con un ostacolo rilevante: la Ragioneria generale dello Stato ha respinto il progetto.

Il motivo principale? L’impatto economico ritenuto eccessivo, soprattutto nel settore pubblico. Secondo le analisi, per garantire la copertura delle ore lavorative mancanti, sarebbe necessario aumentare le assunzioni o ricorrere agli straordinari, con un conseguente aumento dei costi insostenibile per le casse pubbliche. Il sogno di una settimana corta italiana, quindi, rimane – almeno per ora – nel cassetto. Tuttavia, il dibattito è destinato a proseguire. Il mondo del lavoro è in evoluzione, e la ricerca di modelli più umani ed efficienti continuerà a spingere istituzioni e imprese verso nuove sperimentazioni. Quando se ne saprà di più? Soltanto il tempo potrà chiarire le idee.