Imu, ormai è solo un lontano ricordo: scatta l’esenzione immediata | Con un singolo documento ti risparmi una valanga di soldi

IMU (foto immobiliare.it) mediaoneonline.it
Pagare le tasse sulla casa è ormai una costante, ma ci sono casi su cui interviene la Cassazione.
In Italia, l’acquisto di una casa non segna la fine delle spese, ma anzi dà inizio a una lunga serie di imposte e… balzelli. A partire dall’atto notarile, si affrontano costi come l’imposta di registro, le imposte ipotecarie e catastali, le imposte sostitutive su eventuali mutui, senza dimenticare l’Iva quando si compra dal costruttore. Ma i tributi non finiscono lì: ogni anno, il proprietario è tenuto a versare le imposte ricorrenti sulla proprietà immobiliare, con in testa la famigerata IMU.
L’Imu, l'”odiata” Imposta municipale unica, è stata introdotta nel 2011 durante un periodo di forte necessità di riequilibrio finanziario dello Stato. Sostituendo l’Ici, è diventata un’imposta locale fondamentale per le casse dei Comuni. Il suo calcolo tiene conto della rendita catastale rivalutata dell’immobile, moltiplicata per coefficienti previsti dalla legge e dalle delibere comunali. A ciò si aggiungono detrazioni e soglie minime che rendono il sistema complesso e, spesso, poco chiaro per il contribuente.
Le criticità di questo sistema non riguardano solo la difficoltà dei calcoli, ma anche la percezione di ingiustizia. È spesso considerata una tassa patrimoniale “mascherata”, che colpisce anche chi possiede solo un’abitazione di modesto valore, a differenza di altri Paesi europei dove l’imposizione sugli immobili è più proporzionale al valore reale o addirittura inesistente sull’abitazione principale.
Negli anni si sono succedute varie sentenze, emendamenti e decreti per chiarire chi ha diritto all’esenzione Imu per l’abitazione principale. Alcuni nuclei familiari si sono trovati a dover dimostrare di vivere davvero dove risultano residenti, mentre in altri casi è bastata la documentazione anagrafica. Le polemiche hanno portato alla concessione di alcuni bonus e agevolazioni, soprattutto per famiglie numerose, invalidi o proprietari con un ISEE molto basso. Ma resta complesso orientarsi nel dedalo normativo.
Se le residenze sono diverse, le esenzioni sono doppie?
Una delle questioni più discusse riguarda le famiglie con residenze disgiunte. Un caso emblematico è stato portato alla luce dall’ordinanza n. 19684 del 17 luglio 2024 della Corte di Cassazione, che ha affrontato il caso di due conviventi in abitazioni separate. Entrambi volevano usufruire dell’esenzione Imu per le rispettive case. Tuttavia, solo alla compagna del contribuente era stato concesso il beneficio, negato invece a lui per la mancanza di residenza anagrafica nell’immobile in questione.
Il ricorrente aveva la dimora abituale nella casa per cui chiedeva l’esenzione, ma la sua residenza anagrafica risultava registrata altrove. Dopo vari gradi di giudizio, inclusa la Corte di Giustizia Tributaria della Lombardia, la questione è arrivata alla Suprema Corte. La Cassazione ha stabilito che il contribuente non poteva accedere all’agevolazione proprio per la mancata coincidenza tra dimora abituale e residenza anagrafica.

Ecco quando può scattare l’esenzione Imu
In poche parole, la sentenza della Cassazione ribadisce dunque un principio fondamentale: per ottenere l’esenzione Imu sull’abitazione principale è necessario che coesistano due elementi: il documento che attesta la residenza anagrafica e la dimora abituale nell’immobile in questione. Laddove uno dei due manchi, decade il diritto all’agevolazione. Tuttavia, la Corte ha anche sottolineato che, salvo casi di elusione fiscale, è perfettamente legittimo che due coniugi o uniti civilmente abbiano residenze disgiunte, per motivi personali, lavorativi o di salute. Se ognuno ha stabilito la propria residenza anagrafica presso un immobile di proprietà in cui dimora abitualmente, entrambi possono richiedere l’esenzione Imu per la propria abitazione. Questa interpretazione amplia la portata dell’agevolazione, dando spazio a un’applicazione più flessibile e aderente alla realtà delle famiglie moderne.
La Corte Costituzionale, nella sentenza n. 209/2022, ha infatti dichiarato incostituzionale la parte della norma che richiedeva la coincidenza tra residenza e dimora del nucleo familiare. Pertanto, l’esenzione Imu può essere riconosciuta anche a entrambi i coniugi, se ognuno risiede stabilmente e legalmente nella propria abitazione. In sintesi, oggi chi ha due case e risiede ufficialmente in una delle due (mentre magari abita in un’altra), dovrà stare molto attento. Solo se entrambe le condizioni sono soddisfatte – residenza anagrafica e dimora abituale – e non c’è intento elusivo, allora si può ottenere il beneficio fiscale. Diversamente, il Fisco ha il diritto di negare l’esenzione e pretendere il pagamento dell’Imu.