In Sicilia esiste il BORGO DEL SILENZIO | Guai a parlare in pieno giorno, rischi l’esilio immediato: a mio cugino è andata così

Il borgo del silenzio (foto wikipedia) - mediaoneonline.it
Un silenzio incantato avvolge una delle località più misteriose in assoluto della Sicilia: ecco dove il tempo s’è fermato
La Sicilia, terra di contrasti e meraviglie, cela tra le sue colline e i suoi rilievi borghi antichi, quasi “scomparsi”, che conservano memorie di un passato glorioso e dolente. Paesi svuotati, villaggi che un tempo pullulavano di vita rurale e tradizioni contadine, oggi giacciono in silenzio, spettrali ma incantevoli. Sono luoghi intrisi di storia, mistero e bellezza decadente, che sembrano sospesi tra sogno e realtà.
Questi borghi raccontano la storia dell’abbandono: comunità fiorenti trasformate in gusci vuoti, dove i giovani sono emigrati, le case sono crollate e la natura ha ripreso il sopravvento. Alcuni di questi centri contano oggi meno di 200 abitanti, ma custodiscono chiese barocche, palazzi nobiliari e scorci che sembrano usciti da un dipinto. Tra i più suggestivi, ne citiamo in questo caso soltanto alcuni, ci sono Sambuca di Sicilia, Borgo Giuliano, Poggioreale o Borgo Schirò.
Il fascino di questi luoghi sta nella loro “solitudine” carica di significato, in quel silenzio che è in realtà pieno di storie, di ricordi del passato. Passeggiare per le loro vie è come entrare in un luoghi dimenticati: ogni pietra racconta una vicenda, ogni finestra murata cela un ricordo. Sono paesi in attesa, forse di un nuovo futuro, forse semplicemente della memoria che li salvi dall’oblio.
Eppure, in alcuni casi, la desolazione ha avuto la meglio. Borghi che non hanno resistito alla modernità, al disinteresse o alla cattiva gestione. Uno di questi è quello che è conosciuto oggi come il “Borgo del silenzio”.
E poi, c’è il borgo interrotto dal tempo
Il borgo di cui parliamo nacque come parte del progetto di sviluppo rurale promosso dal consorzio di bonifica della Piana di Gela. Re Vittorio Emanuele III volle la costruzione di otto insediamenti agricoli per rilanciare l’economia della zona. In particolare, questo borgo fu edificato su terreni dei fratelli Camerata, figli del Barone Salvatore Camerata, in contrada Case Cammarata.
Nel 1940 l’architetto Gaetano Averna progettò il quartiere: una vera e propria cittadella rurale con chiesa, scuola, stazione dei carabinieri, ambulatorio, ufficio postale e persino una trattoria con alloggio. L’ambizione era grande, ma la Seconda Guerra Mondiale cambiò tutto. I lavori, iniziati nel 1941, furono interrotti dallo sbarco americano del 1943 e non furono mai completati come da progetto originale.

Dal sogno agricolo a quel che regna oggi: il silenzio
Negli anni successivi si tentarono diversi rilanci. Nel 1963 una lettera del prefetto di Caltanissetta al politico Salvo Lima segnalava lo stato precario del borgo: solo tre agenti e dieci bambini nella scuola elementare, nonostante le strutture fossero ancora funzionanti. Nel 1971 il borgo passò ufficialmente sotto la giurisdizione del Comune di Butera. Nel 1973 Guttadauro era ancora attivo: c’erano le monache di Sant’Anna, un collegio per bambini, e si celebravano persino matrimoni. Ma la cattiva gestione e la mancanza di investimenti ne decretarono il declino.
Negli anni ’80 il borgo venne completamente abbandonato. Oggi ciò che rimane è un paesaggio desolato. Il luogo di cui parliamo è Guttadauro, che ha soltanto edifici in rovina e la chiesa parzialmente crollata tra il 2004 e il 2005. Nel 2020, il presidente della Regione Siciliana Musumeci annunciò l’inserimento del borgo nel piano di riqualificazione dei beni storici. Ma ad oggi, a regnare sovrano è soltanto il silenzio. E, al di là di facili ironie, le uniche vere voci rimaste sono quelle dei visitatori che arrivano per ammirare quel che resta. E ciò che resta, diciamolo chiaramente, è il nulla, o quasi. Sono la natura ed il tempo ad essersi praticamente impossessati di tutto. Guttadauro, si può dire, è il simbolo di ciò che poteva essere e non è mai stato.