La crisi economica sta per travolgere la Francia tra debito pubblico alle stelle e fine del colonialismo in Africa

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“La Francia ha consegnato la base militare di Camp-Gay a Dakar, segnando il completo ritiro delle truppe e la fine di una lunga presenza militare. Così si è conclusa una presenza militare francese di 65 anni in Senegal”. Così si legge in un post di un canale Telegram di solito molto informato sulle questioni internazionali. Non è un mistero per nessuno che in Africa la Francia e, in generale, l’Unione europea contino sempre meno. Fino a due anni fa i francesi potevano contare su 14 colonie africane. Perché questo sono stati i citati 14 Paesi del Continente africano controllati da Parigi: colonie. Oggi non è più così. I francesi cercano di mantenere ancora il controllo di alcuni Paesi africani, ma la situazione è in piena evoluzione. Oggi buona parte dell’Africa è legata alla Cina e alla Russia. Solo una parte residuale mantiene legami con l’Occidente mentre va crescendo la presenza dei Paesi arabi.


Ma non è l’Africa l’oggetto di questo articolo. Abbiamo citato questo Continente per sottolineare che oggi i francesi non hanno più grande influenza nei Paesi africani. Il 2011, anno in cui i francesi bombardavano la Libia e uccidevano Gheddafi per impedire la nascita di una moneta africana e mantenere il controllo degli idrocarburi sono ormai lontani anni luce. Le risorse che ancora un decennio fa la Francia drenava dalle colonie africane si sono assottigliate. Un esempio su tutti: le centrali nucleari francesi. Se questo Paese ha puntato su questa forma di energia, ebbene, ciò è stato possibile perché c’era una grande disponibilità di uranio proveniente dall’Africa. Oggi le cose sono cambiate. Si parla tanto del debito pubblico italiano, che oggi ha superato i 3 mila miliardi di euro. Invece non si parla, o meglio, si parla poco del debito pubblico della Francia, che ha quasi raggiunto i 3 mila e 500 miliardi di euro. L’attuale Primo Ministro francese, Francois Bayrou, in questi giorni ha detto che il debito pubblico francese sta diventando un’emergenza, se è vero che aumenta di 5 mila euro al secondo. Anche la Francia, tra un po’, dovrà fare i conti con il pagamento di interessi crescenti sul debito pubblico, che nel 2029, se non si interverrà, raggiungerà la cifra di 100 miliardi di euro all’anno.


Inevitabile, a questo punto, il raffronto con l’Italia, che già da qualche anno paga poco più di 100 miliardi di euro all’anno di interessi. A differenza della Francia, che nell’Unione europea, insieme con la Germania, ha fatto il bello e il cattivo tempo, l’Italia è stata letteralmente massacrata dall’avvento dell’euro. Un esempio su tutti: ancora nel 2001 uno stipendio di 2 milioni al mese consentiva a una famiglia di quattro persone di vivere dignitosamente. Oggi una famiglia di quattro persone, con uno stipendio di mille euro al mese, sopravvive grazie alla Caritas, specie se vive in abitazione in affitto. E’ successo che le retribuzioni sono bloccate da vent’anni, mentre il costo della vita è raddoppiato. Nel 2001, con uno stipendio di 2 milioni e 800 mila euro al mese, una famiglia di quattro persone viveva bene. Oggi, con mille e 400 euro al mese, una famiglia di quattro persone, se vive in casa in affitto, è tecnicamente povera.


A differenza della Francia, che è entrata nell’Unione europea con 14 colonie africane che venivano ‘spremute’ a dovere, l’Italia è stata derubata. Ricordiamo hanno fatto a ‘spezzatino’ l’IRI, le cui aziende sono state svendute ai privati. Hanno sempre fatto credere che l’Italia scontava problemi economici per l’alto debito pubblico, che nel 2001 ammontava a poco più di mille e 300 miliardi di euro. A distanza di 24 anni il debito pubblico italiano è più che raddoppiato. La cosa strana è che l’Italia, da quando è entrata a far parte dell’euro, non ha fatto altro che subire politiche economiche di rigore: basti pensare che il nostro Paese è da allora in Avanzo primario (semplificando, significa che è costretto a spendere meno di quanto incassa con imposte e tasse). La Francia non è mai stata in Avanzo primario: anzi. Ricordiamo che nel 2008 l’Italia presentava un debito pubblico di poco più di mille e 660 miliardi di euro. L’Unione europea pretese ed ottenne il blocco degli stipendi pubblici, compresi gli stipendi dei medici pubblici. Per dieci anni le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono rimaste bloccate e gli arretrati non sono mai stati pagati, perché sono serviti a ‘ridurre il debito pubblico’. Peccato che nel 2018 il debito pubblico italiano, nonostante il blocco degli stipendi pubblici italiani per dieci anni, nonostante l’introduzione dell’IMU, nonostante il blocco delle pensioni (leggere legge Fornero) e nonostante i tagli incredibili alla sanità pubblica e alla scuola pubblica era schizzato a oltre 2 mila e 300 miliardi di euro.

E’ la dimostrazione aritmetica che l’Italia, o meglio, i cittadini italiani sono stati massacrati dall’Unione europea. Tutto si può smentire, tranne che i ‘numeri’. Oggi, per difendere ancora l’Unione europea, ci dicono che l’economia italiana è in crisi perché ha una “bassa produttività”. Questo può essere vero per l’industria automobilistica, che è sempre stata la palla al piede dell’Italia; è vero per la pubblica amministrazione demotivata, se è vero che, a parte i dirigenti, presenta le retribuzioni più basse d’Europa. Ma non è vero per le Piccole e medie imprese italiane, che sono state piegate solo dagli effetti della guerra in Ucraina, con il costo dell’energia che in Italia è il più altro d’Europa. Si chiedono ipocritamente perché i concorsi negli ospedali pubblici vanno deserti: hanno la risposta ma fanno finta di non saperlo: fanno finta di non sapere che le retribuzioni dei medici pubblici italiani sono tra le più basse d’Europa a fronte di rischi lavorativi che sono tra i più altri d’Europa. Questo è il motivo del perché tanti giovani medici preferiscono andare a lavorare fuori dall’Italia.
La verità è che la cosiddetta Seconda Repubblica, per andare dietro all’Unione europea dell’euro, ha distrutto un Paese. Allo scenario descritto bisogna aggiungere le Regioni senza soldi, i Comuni senza soldi e le Province quasi sparite. L’Unione europea ha imposto a tutti i cittadini il conto corrente per favorire le banche. Peccato che in Italia 3 mila e 381 Comuni sono privi di sportelli bancari, più del 40% dei Comuni del nostro Paese! Se non ci fossero le Poste i pensionati di questi Comuni sarebbero nei guai. E il bello è che l’attuale Governo di Giorgia Meloni sta procedendo alla privatizzazione delle stesse Poste, anche se la maggioranza delle azioni, così si spera, dovrebbe essere mantenuta dallo Stato italiano. Dicono che è una mossa ‘strategica’. Il dubbio è che debbano pagare gli oltre 100 miliardi di euro di debito pubblico, i profughi ucraini presenti in Italia e le armi alla stessa Ucraina e non sanno più dove trovare i soldi, perché non possono tagliare altri soldi alla sanità pubblica e alla scuola.


Queste precisazioni ci servono per sottolineare che questo scenario, tra un po’, si presenterà anche in Francia. Paese che, contemporaneamente, ha perso le colonie africane e ha perso terreno in economia. Non ci stiamo inventando nulla: basta far parlare i fatti. Gli investitori hanno cominciato a scaricare le obbligazioni francesi perché sono al corrente del deterioramento delle finanze pubbliche e dell’incertezza politica francese. Ricordiamo che in Francia il presidente Emmanuel Macron non ha una maggioranza in Parlamento. Nomina il capo di un Governo, come prevede la Costituzione francese, che ‘galleggia’, in balìa della destra di Marine Le Pen e della sinistra di Jean-Luc Mélenchon. Nessuno vuole andare al voto con due anni di anticipo, perché sanno che andare al Governo significa tagliare risorse ai cittadini. Così lasciano la patata bollente a Macron, bloccando i tagli e gli aumenti di tasse e imposte. Destra e sinistra hanno fatto passare solo l’aumento dell’età pensionistica a 62 anni, poi hanno bloccato e bloccano tutto. Questo scenario di ingovernabilità accentua la crisi. Come finirà? Male, perché i francesi non sono come i cittadini italiani che accettano tutto supinamente se costantemente tenuti impegnati da calcio, tennis e televisione. I cittadini francesi hanno le ‘palle’.

Se minacciano di togliergli soldi e diritti sociali, ne fregano del calcio, del tennis e della televisione. Già per l’aumento dell’età pensionabile di un anno è successo un ‘casino’. Figuriamoci cosa succederà quando cominceranno a ridurre stipendi, pensioni, servizi della sanità e via continuando. C’è chi si aspetta una rivoluzione. Non sarebbe la prima volta…