La lotta di Trump contro i “Signori” del Fentanyl sta scatenando un putiferio. Il ruolo dei “cartelli” della droga e della Cina

C’è un po’ di confusione in questi giorni sotto il cielo dell’America di Donald Trump. Arrivano accuse un po’ in parte legittime e in parte strampalate verso la politica economica e finanziaria del presidente degli Stati Uniti. I soliti osservatori a corrente alternata sono nella fase ‘favellante’. Questi particolari osservatori ‘osservano’ e parlano quando al Governo federale USA c’è qualcuno che non desiderano mentre tacciono quando al potere ci sono i loro amici. Trump non deve essere un loro amico e infatti per ora si stracciano le vesti paventando imminenti disastri, perché il debito degli Stati Uniti supera ora i 36 trilioni di dollari. Peccato che Trump è entrato alla Casa Bianca meno di quattro mesi fa e, a rigor di logica, non può essere il responsabile di questo debito. Per la cronaca, questi, chiamiamoli così, commentatori sono gli stessi che, quando l’attuale presidente ha iniziato a ridurre il deficit federale (e il debito), appioppando dazi doganali ai Paesi che vorrebbero continuare a esportare beni a ruota libera negli Stati Uniti rifiutandosi di importare prodotti americani, criticavano aspramente Trump per le sue politiche economiche protezionistiche. La verità è che questi commentatori si dovrebbero mettere d’accordo con se stessi: paventano i pericoli di un aumento del debito e, contemporaneamente, criticano Trump quando cerca di ridurre il debito… Nessuno di questi commentatori ricorda che la precedente amministrazione americana ha aumentato le spese finanziando guerre in mezzo mondo, a cominciare dall’Ucraina.
Trump viene in questi giorni criticato perché si accinge a varare una nuova legislazione fiscale che prevede significativi tagli alle imposte. Se approvata, si prevede che il deficit di bilancio aumenterà di 2,7 trilioni di dollari in dieci anni. Ma questo il presidente lo ha promesso in campagna elettorale, insieme con la lotta senza quartiere alla globalizzazione economica, alla lotta senza quartiere ai migranti che invadono gli Stati Uniti d’America riducendo i salari dei lavoratori americani, alla lotta senza quartiere alla droga che entra negli Stati Uniti dal Sudamerica soprattutto attraverso il Messico, Fentanyl in testa.
Alla lotta senza quartiere alla Cina che, da anni, notoriamente, vende ai lavoratori sudamericani e messicani i precursori del Fentanyl, droga che ogni anno provoca in America milioni e milioni di persone che diventano dipendenti da questa droga e oltre 100 mila decessi, facendo arricchire i ‘cartelli’ messicani (qui un articolo nel quale trovate tutti i dettagli: https://www.geopolitica.info/fentanyl-cina/). Bisogna avere veramente la faccia tosta per attaccare Trump su questo particolare terreno. E’ evidente che, oltre alla Cina e ai ‘cartelli’ della droga, anche negli Stati d’America c’è chi guadagna con questo grande affare… Insomma, se il debito USA aumenta per le guerre tanto care al Partito Democratico americano, da Lyndon Johnson (guerra nel Vietnam) a Barack Obama e Joe Biden va bene, se il debito aumenta per combattere i ‘cartelli’ della droga e la Cina, beh, non va più bene.
Trump intanto va avanti come un rullo compressore. Ha raddoppiato i dazi doganali su acciaio e alluminio, che sono passati dal 25 al 50%. Mentre si è sgonfiata subito la mossa un po’ tragicomica di un tribunale federale del Commercio americano che ha provato a bloccare una parte dei dazi disposti da Trump, argomentando sofisticamente che tali provvedimenti sono stati applicati dal Governo federale senza il voto positivo del Congresso. Guarda caso, nel 2025, scopriamo che la politica commerciale, in America, non la fa più l’esecutivo, ma il potere legislativo con la ‘sponda’ di un tribunale che si occupa di commercio. Il tutto, ma guarda un po’ che strana combinazione, con un blocco dei dazi a Cina e Unione europea che favorirebbe al 90% il Paese del Dragone e per il 10% l’Ue. Ancora oggi c’è qualcuno che sostiene che la ‘Giustizia’ potrebbe dare ragione al tribunale del Commercio e torto a Trump. Peccato che questo penalizzerebbe l’America per favorire, lo ribadiamo, la Cina e, in minima parte la Ue. Nella testa di chi sostiene tale tesi, la Cina dovrebbe continuare a guadagnare ogni anno mille miliardi di dollari esportando senza limiti i propri beni in America a spese dei contribuenti americani. Così come Germania, Irlanda e Italia dovrebbero continuare a guadagnare ogni anno, sempre esportando i propri prodotti senza limiti negli USA e sempre sulle spalle dei cittadini americani, rispettivamente oltre 70 miliardi di euro (Germania), 50 miliardi di euro (Irlanda) e altre 40 miliardi di euro (Italia). Da qui una domanda: perché mai la Giustizia americana dovrebbe penalizzare i propri cittadini? In ogni caso, per tagliare la testa al toro, l’amministrazione Trump potrebbe imputare i dazi a Cina e Unione europea ad un’altra legge e questa assurda discussione si chiuderebbe lì. Lo debbono aver capito a Bruxelles e dintorni, dove stanno cercando disperatamente di trovare un accordo commerciale con Trump.
Quello che i globalisti non riescono proprio a ‘digerire’ è il massiccio stanziamento di 350 miliardi di dollari voluto dall’amministrazione Trump per la sicurezza delle frontiere, le deportazioni dei migranti fuori legge e, in generale, per la sicurezza nazionale. Questa mossa sta facendo impazzire di rabbia chi pensa, anzi, in questo caso di pensava riempire l’America di immigrati per ridurre i salari di tutti i lavoratori, compresi i cittadini americani. Chi è che sponsorizza quetsa prospettiva? Ovviamente le multinazionali, che hanno interesse a pagare sempre meno i lavoratori. Ma Trump li sta fregando su tutta la linea, se è vero che, in queste ore, ha firmato un ordine esecutivo che vieta l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di Afghanistan, Birmania, Ciad, Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Divieti parziali anche per gli abitanti del Burundi, di Cuba, del Laos, della Sierra Leone, del Togo, del Turkmenistan e del Venezuela. Questa mossa va vista in uno con i dazi doganali in generale e, in particolare, con l’invito alle imprese americane che hanno delocalizzato (cioè che hanno trasferito i propri stabilimenti in Paesi esteri, Messico e Canada in primo luogo) a tornare in America. Con riferimento soprattutto alle imprese automobilistiche. La dimostrazione che, almeno fino a quando governerà Trump, gli europei, e segnatamente i tedeschi non venderanno più auto in America, se non in quantità minime.
Per compensare le minori entrate fiscali, Trump e i repubblicani vogliono ridurre la spesa federale.
E infatti a questo servono i dazi doganali: a ridurre l’enorme deficit federale. C’è chi dice che l’attuale Governo americano ridurrà l’assistenza sanitaria gratuita. Questo, in realtà, è tutto da vedere. C’è chi dice che verranno effettuati controlli, per verificare chi ha diritto all’esistenza sanitaria gratuita, che oggi in America è assicurata ai poveri, ai pensionati di livello basso e ai reduci dalle guerre. C’è chi dice inoltre che verrebbe introdotta una nuova tassa verso investitori stranieri. Anche questa sembra una contraddizione, perché Trump sta incentivando chi vuole entrare negli USA per investire. La sensazione è che non sanno più cosa inventarsi per attaccare Trump che, di fatto, sta colpendo al cuore i trafficanti internazionali di droga e le economie di Cina e Unione europea.