La mossa del Governo Meloni: l’oro custodito dalla Banca d’Italia appartiene allo Stato, cioè ai cittadini italiani

gold oro

La proposta porta la firma del capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, e di altri quattro senatori di questo partito e si è materializzata in un emendamento alla legge di Bilancio 2026: “Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano”. In un mondo in cui, in materia economica e monetaria, sta cambiando tutto, ebbene, la mossa del Governo italiano di Giorgia Meloni non passa inosservata. E’ improbabile, se non impossibile, che il più importante partito che sostiene l’attuale Governo e che esprime il presidente del Consiglio faccia una mossa all’insaputa di Palazzo Chigi. E’ evidente che siamo davanti a un radicale cambiamento di rotta e, come vedremo, a una presa di distanza dell’attuale Governo italiano dall’Unione europea e dalla Banca Centrale Europea (BCE). Anche se nessuno lo dice, il Governo italiano, con molto coraggio, sta provando a mettere i paletti sull’oro italiano, che appartiene ai cittadini italiani e non alla Banca d’Italia o, peggio, alla BCE. Ma andiamo con ordine.

Intanto proviamo a quantificare quanto oro è di proprietà dell’Italia, anche se fino ad ora con una mediazione della Banca d’Italia e, indirettamente, della BCE. Si tratta di 2 mila e 452 tonnellate di oro che, per nostra fortuna, la politica italiana non ha svenduto. Non è una cosa da nulla, considerato che, a partire dalla cosiddetta Seconda Repubblica, tanti asset italiani sono stati smembrati e ceduti a privati, italiani ed esteri. Eclatante il caso delle società dell’IRI, una holding che il mondo ci invidiava e che è stata fatta a pezzi e venduta per volere dei francesi, degli inglesi e dei tedeschi. Per fortuna, ribadiamo, anche in tempi di crisi la politica italiana non ha messo in vendita l’oro. Attualmente il 44,9% dell’oro italiano si trova nelle ‘casse’ della Banca d’Italia; il 43,3% negli Stati Uniti d’America; il 6,1% in Svizzera; e 5,7% nel Regno Unito.

Questo lo scenario generale. L’emendamento del Governo, che a meno di colpi di scena dovrebbe diventare legge, serve a fare chiarezza, in primo luogo, sulla proprietà sostanziale dell’oro italiano. Sulla carta l’oro è dello Stato italiano che, però, non può disporne liberamente. Qualcuno potrebbe pensare: l’attuale Governo italiano è in grande difficoltà finanziaria e, con questo disegno di legge, vuole avere mano libera per vendere l’oro. Per carità, in politica tutto è possibile. Ma è un po’ difficile pensare che il Governo italiano, in un momento in cui il prezzo dell’oro è in grande crescita, decida di vendere il proprio oro. Parlano i numeri: per ora l’oro è quotato intorno a 4 mila e 100 dollari l’oncia ovvero 112,89 euro per ogni grammo. Al 31 Ottobre di quest’anno il valore di tutto l’oro italiano si attesta intorno a 275 miliardi di euro. Considerato che il mondo si muove per il ritorno alle monete legare all’oro, beh, vendere il proprio oro, per l’Italia, sarebbe una follia allo stato puro. Quello che state leggendo non è fantascienza. E’ noto che i Paesi del BRICS, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ai quali si sono aggiunti, nel 2024, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, più l’Indonesia che ha aderito quest’anno, lavorano per una moneta unica alternativa al dollaro americano e agganciata all’oro. Già alla fine del 2021, quando i Paesi del BRICS erano solo cinque, si parlava del varo di una moneta unica del BRICS da utilizzare nel commercio internazionale in alternativa al dollaro statunitense. L’esplosione della guerra in Ucraina, a fine Febbraio del 2022, ha bloccato tutto. Ma i Paesi del Brics se, da un lato, hanno dovuto rinviare il varo della propria moneta unica agganciata all’oro, dall’altro lato hanno iniziato a commercializzare le proprie produzioni non utilizzando più il dollaro americano. Questo processo, che è in corso da quasi due anni, va sotto il nome di ‘dedollarizzazione’.

A differenza della precedente amministrazione americana del Democratico Joe Biden, che ha dichiarato una guerra frontale ai progetti del BRICS, l’attuale presidenza di Donald Trump segue una linea di politica economica completamente diversa. Le guerre in Ucraina e a Gaza hanno ostacolato il varo della moneta unica del BRICS agganciata all’oro. Tanto che c’è chi pensa che queste due guerre siano state volute anche per questo: per bloccare il varo della moneta unica del BRICS agganciata all’oro. Trump ha ereditato queste due guerre e sta cercando di fermarle. L’attuale presidente USA non teme la moneta unica del BRICS agganciata all’oro. Anche perché il progetto di Trump è chiudere la Federal Reserve System, meglio nota come la FED, cioè la Banca Centrale americana per portare il controllo della produzione e della gestione della moneta nelle mani dello Stato, ovvero del Tesoro americano. Con un dollaro che tornerà ad essere agganciato all’oro, esattamente come lo sarà la moneta dei Paesi del BRICS. Attenzione: il progetto di controllo della moneta, da parte dello Stato, non è nuovo negli Stati Uniti d’America. Ci stava provando il presidente Abramo Lincon nel 1865, ed è stato ammazzato. Ci ha riprovato nei primi anni ’60 del secolo passato il presidente John Fitzgeral Kennedy, pure lui trucidato. Anche Aldo Moro, alla fine degli anni ’60, cercò di opporsi allo strapotere delle banche, varando le 500 lire di carta, che facevano capo al Tesoro dello Stato: ma anche lui non è andato molto lontano.4

Insomma, fino ad oggi, chi ha messo in discussione i classici gestori della moneta non ha fatto molta strada. La novità, rispetto al passato, è che i Paesi del BRICS hanno aperto una breccia. Fino a quando quasi tutti i beni in circolazione nel mondo erano più o meno legati al dollaro americano, il cosiddetto ‘Signoraggio bancario’, cioè il reddito che le Banche centrali percepiscono con l’emissione della moneta, ha resistito. Oggi non è più così, perché i Paesi del BRICS sono una realtà. In più, come già accennato, Trump vuole sbarazzarsi della Banca Centrale americana che è un oggettivo ostacolo alla politica economica del Governo federale statunitense. Anche perché mentre Trump e, in generale, i presidenti americani hanno alle spalle un mandato popolare, la FED non ha alle spalle alcun mandato ma solo le varie massonerie finanziarie e bancarie che lucrano sulla produzione e sulla gestione della moneta.

In questo scenario internazionale, tornando alla mossa dell’attuale Governo italiano, è chiaro che l’esecutivo del nostro Paese sta provando a fare chiarezza. Stabilendo, con una legge dello Stato, che l’oro italiano detenuto dalla Banca d’Italia appartiene allo Stato “nel nome del popolo italiano”. Ecco che allora tutto diventa più chiaro. La Banca d’Italia, come ha scritto il quotidiano La Verità, “è parte integrante del Sistema europeo delle banche centrali (Sebc), come se fosse una filiale della BCE”. In questi casi è meglio mettere qualche punto fermo, per evitare equivoci. L’oro italiano è dei cittadini italiani e non delle banche. Anche perché la BCE non tiene un comportamento uguale per tutt’e 27 Paesi Ue. Da mesi, per citare un esempio eclatante, sta aiutando la Francia, un Paese che ha un debito pubblico maggiore dell’Italia: 3 mila miliardi di debito pubblico l’Italia, 3 mila e 400 miliardi il debito pubblico francese. E mentre l’Italia paga ogni anno oltre 100 miliardi di euro di interessi sul proprio debito pubblico, la Francia usufruisce di un trattamento di favore da parte della BCE, guarda caso presieduta dalla francese Christine Lagarde (qui un articolo: https://www.thehour.info/la-bce-ha-massacrato-grecia-e-italia-per-il-debito-ma-sta-salvando-dalla-bancarotta-la-francia-il-silenzio-assordante-della-politica-italiana-che-cerca-disperatamente-di-salvare-i-vitalizi/). Stabilire che l’oro italiano è dei cittadini italiani, in questo delicato momento storico, è un fatto importantissimo. Per evitare, appunto, equivoci ‘europeisti’…